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Trump chiude i cieli del Venezuela: ultimatum “secco” a Maduro e scacco matto nei Caraibi
Trump annuncia la chiusura totale dello spazio aereo venezuelano e prepara l’opzione militare. Retroscena della telefonata di fuoco con Maduro: negata l’amnistia, è ultimatum totale.

La tensione nel “cortile di casa” degli Stati Uniti ha raggiunto il punto di ebollizione. Sabato mattina, il Presidente Donald Trump ha utilizzato il suo canale preferito, i social media, per annunciare quella che appare come una no-fly zone unilaterale sul Venezuela.
Il messaggio non lascia spazio a interpretazioni diplomatiche: “A tutte le compagnie aeree, piloti, spacciatori di droga e trafficanti di esseri umani, siete pregati di considerare LO SPAZIO AEREO SOPRA E CIRCOSTANTE IL VENEZUELA CHIUSO NELLA SUA INTEREZZA”. Una comunicazione che mette sullo stesso piano piloti di linea e narcos, in perfetto stile Trump, ma che nasconde una realtà ben più complessa e cinetica di un semplice post su X.
La telefonata: non c’è spazio per trattative
Il vero punto di svolta, tuttavia, non è stato il tweet, ma ciò che è accaduto pochi giorni prima, lontano dai riflettori. Fonti vicine alla Casa Bianca confermano un colloquio telefonico tra Trump e Nicolás Maduro. Chi si aspettava un negoziato o le solite lungaggini diplomatiche è rimasto deluso.
Secondo quanto trapelato, il colloquio è stato asciutto, privo di convenevoli e terribilmente secco. Maduro, sentendo la pressione, avrebbe messo sul piatto una richiesta di amnistia generale per sé, la sua famiglia e i suoi fedelissimi, cercando una via d’uscita che garantisse l’immunità dai mandati di cattura statunitensi. La risposta di Trump è stata un niet categorico. Nessuna garanzia, nessuna immunità. Il messaggio recapitato a Caracas è brutale nella sua semplicità: lasciare il potere volontariamente o prepararsi all’uso della forza. Non è stata una conversazione tra capi di stato, ma una notifica di sfratto esecutivo.
🚨Alert: In Emergency Phone Conference between President Trump and Dictator Maduro, Trump tells Maduro the only way to stop an attack is to step down and leave the country NOW!! pic.twitter.com/IIgtKdC9fd
— US Homeland Security News (@defense_civil25) November 30, 2025
Scacco matto militare
Mentre la diplomazia chiudeva le porte, il Pentagono apriva i portelloni degli hangar. Gli Stati Uniti non si stanno limitando alle minacce verbali. L’area dei Caraibi sta vedendo una concentrazione di potenza di fuoco raramente osservata dai tempi della Guerra Fredda:
Piattaforme Navali: La portaerei USS Gerald R. Ford, la più avanzata della flotta, opera attivamente nell’area, supportata da cacciatorpediniere.
Aviazione: Caccia F-35B e droni MQ-9 Reaper stanno conducendo simulazioni di attacco.
Logistica: Accordi rapidi con la Repubblica Dominicana e Trinidad e Tobago hanno permesso l’installazione di radar e l’uso di basi per il rifornimento a poche miglia dalle coste venezuelane.
L’effetto immediato? I radar di volo mostrano zero aerei sopra il Venezuela. Sebbene gli USA non possano tecnicamente “chiudere” lo spazio aereo di una nazione sovrana sulla carta, la FAA ha di fatto reso impossibile volare lì per le compagnie occidentali, citando “l’aggravarsi della situazione di sicurezza”. Il risultato pratico è un isolamento totale.
Le opzioni sul tavolo
Trump, parlando da Mar-a-Lago durante il Ringraziamento, aveva già anticipato le mosse successive con una frase che dovrebbe far tremare i generali di Caracas: “La terra è più facile. Inizierà molto presto”.
L’amministrazione USA ha ufficialmente designato Maduro come leader del “Cartel de los Soles”, trattandolo non più come un presidente illegittimo, ma come il capo di un’organizzazione terroristica. Questo cambio di paradigma legale apre la strada a operazioni che vanno oltre le sanzioni: stiamo parlando di interventi cinetici diretti.
Il Segretario alla Difesa Pete Hegseth è stato chiaro: “Abbiamo appena iniziato a uccidere i narco-terroristi”. Con oltre 20 raid già effettuati contro imbarcazioni sospette da settembre, la strategia è quella del soffocamento progressivo. Per Maduro, il tempo delle manovre politiche è finito. La cornetta è stata riagganciata, e il rombo che sente sopra la testa non è un volo di linea. Sarebbe saggio per il leader chavista prenderne atto, prima che l’opzione “terra” diventi l’unica realtà.
Domande e risposte
Gli Stati Uniti possono legalmente chiudere lo spazio aereo di un’altra nazione? Tecnicamente no, gli USA non hanno giurisdizione diretta sullo spazio aereo sovrano del Venezuela. Tuttavia, la FAA (l’ente dell’aviazione USA) può vietare ai vettori statunitensi di volarci e avvisare i piloti internazionali di “rischi estremi” e attività militari. Questo, combinato alla minaccia implicita di abbattimento per chi viene scambiato per un trafficante (come accennato nel tweet di Trump), crea una no-fly zone di fatto. Le compagnie aeree, per motivi assicurativi e di sicurezza, smettono semplicemente di operare, isolando il Paese.
Cosa ha chiesto Maduro durante la telefonata e perché è stato rifiutato? Maduro ha cercato di negoziare una “uscita sicura” (amnistia) che proteggesse lui, i suoi alti funzionari e le loro famiglie da procedimenti penali e sanzioni finanziarie negli USA. Trump ha rifiutato la proposta in modo netto. L’amministrazione considera Maduro non un politico, ma il capo del “Cartel de los Soles” (un’organizzazione narco-terroristica). Concedere l’amnistia andrebbe contro la linea dura adottata contro il traffico di droga e minerebbe la giustificazione legale per l’attuale dispiegamento militare.
Quanto è concreta la possibilità di un intervento militare di terra? Molto concreta. Le dichiarazioni di Trump (“La terra è più facile. Inizierà molto presto”) e il dispiegamento massiccio di forze (Marines a Trinidad, la portaerei Gerald R. Ford, droni Reaper) indicano che la fase di deterrenza è superata. L’infrastruttura logistica è stata preparata nelle isole vicine (Repubblica Dominicana, Curaçao, Porto Rico). A differenza dei tentativi di colpo di stato del passato, questa volta si sta preparando un’operazione convenzionale supportata da una superiorità aerea schiacciante, simile alle operazioni di cambio regime in Medio Oriente.







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