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Trovato accordo per il nuovo governo in Belgio

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Dopo sette mesi di negoziati, cinque partiti hanno trovato l’accordo per formare un nuovo governo in Belgio. Il primo ministro sarà Bart De Wever, leader della Nuova alleanza fiamminga, che guiderà una coalizione formata anche dai francofoni del Movimento riformista, dai centristi del Les Engages e del Partito cristiano democratico fiammingo e l’altra formazione fiamminga Vooruit. Tra i punti dell’intesa trovata dai negoziatori figurano l’aumento della spesa per la difesa nei prossimi anni al livello minimo del 2 per cento del Pil e una limitazione dei permessi di asilo in Belgio. De Wever ha presentato il patto venerdì sera a re Filippo, ma non ha fornito dettagli ai giornalisti in attesa fuori dal Palazzo Reale di Bruxelles. “Il dado è tratto”, ha detto De Wever in un post su X. “Ci saranno molte fake news e molte
critiche. Ma molte persone saranno orgogliose del fatto che non abbiamo paura di prendere decisioni”, ha detto Conner Rousseau, leader di Vooruit.

Il governo in Belgio si presenta come una coalizione di destra e centro-destra, un accordo che
include sia partiti di lingua olandese, sia di lingua francese. Sebbene l’accordo sia stato raggiunto, i dettagli devono ancora essere formalmente approvati dai membri dei partiti coinvolti. Il governo in Belgio, infatti, è stato segnato da una spaccatura tra le comunità fiamminghe e vallone, che ha reso il sistema politico del paese particolarmente complesso. Questo ha comportato numerosi e lunghi periodi di trattative per formare una coalizione, come nel 2010-2011, quando la formazione di un governo impiegò ben 541 giorni. L’attuale situazione, sebbene meno estenuante, ha comunque visto i partiti coinvolti lottare per raggiungere un accordo, soprattutto in relazione alle questioni economiche.

Un tema centrale nei negoziati è stato il bilancio del paese, che nel 2023 ha visto un deficit pari al 4,4% del PIL. Questo ha spinto De Wever a proporre tagli ai benefici sociali e riforme al sistema pensionistico, misure che hanno già suscitato forte opposizione da parte dei sindacati. Il governo precedente di Alexander De Croo aveva rassegnato le dimissioni lo scorso 10 giugno, dopo il deludentissimo risultato alle elezioni per il rinnovo del parlamento europeo e per quello regionale e federale. Il tracollo dei verdi e dei liberali fiamminghi alle elezioni federali in Belgio ha, infatti, segnato la fine della cosiddetta ‘coalizione Vivaldi’, l’alleanza a semaforo guidata dal premier liberale de Croo.

I veri trionfatori delle elezioni sono stati i partiti di destra, con il partito nazionalista Nuova Alleanza Fiamminga (N-Va) e all’estrema destra, rappresentata dal movimento separatista Vlaams Belang che ha registrato il miglior risultato di sempre. De Wever diventerà il primo nazionalista della regione delle Fiandre di lingua olandese a ricoprire la carica di primo ministro belga, nonostante negli ultimi anni abbia fatto marcia indietro sulle richieste di indipendenza del Paese.

De Wever, sindaco di Anversa dal 2013, ha promosso tagli alle prestazioni sociali e riforme del sistema pensionistico nazionale, che hanno già suscitato l’ opposizione dei sindacati. L’estroverso politico aveva minacciato di gettare la spugna sulla caccia a una coalizione se venerdì non si fosse raggiunto un accordo, e l’ intesa è stata raggiunta a poche ore dalla fine. I negoziatori hanno avuto bisogno di un’ultima sessione maratona di 60 ore per appianare le divergenze sul loro programma di 800 pagine. Con questo risultato adesso saranno tre (Italia, Repubblica Ceca e appunto il Belgio) i governi europei guidati da membri dell’Ecr, il gruppo politico a cui aderisce anche Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. “Si tratta di un risultato storico, che racconta della crescita dei Conservatori anche al Consiglio europeo.

Dopo i Popolari, ora l’Ecr è il secondo gruppo politico più rappresentato nel Consiglio insieme ai Socialisti, in attesa dell’ esito delle imminenti elezioni tedesche. L’incarico di Bart De Wever, a cui auguro buon lavoro, alimenta la speranza del ritorno dell'Unione europea alla sua aspirazione originale: un’alleanza di popoli fratelli e non un asfissiante super stato centralista” è stato il commento del copresidente del gruppo, Nicola Procaccini.

Ed in effetti questo risultato non potrà che ulteriormente rafforzare il ruolo dei conservatori e in particolar modo della leader italiana Meloni, all’interno del Consiglio europeo. Insomma, il progetto delle premier italiana di ripetere anche in Europa l’ esperimento italiano comincia a prendere sempre più forma, in attesa delle importanti elezioni in Germania a fine febbraio.


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