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Energia

Tre attacchi in 24 ore a gasdotti e oleodotti russi: l’Ucraina cerca di fermare Mosca togliendo carburante

In una drammatica escalation del conflitto, l’Ucraina ha messo fuori uso tre arterie energetiche vitali della Russia in sole 24 ore. Mentre Mosca parla di “esercitazioni”, la strategia di Kiev punta a colpire la logistica bellica e potrebbe innescare una grave crisi dei carburanti interna.

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Le infrastrutture energetiche russe hanno subito un duro colpo dopo che una serie di esplosioni ha messo fuori uso tre importanti oleodotti e gasdotti nel giro di 24 ore. Fonti dell’intelligence militare ucraina hanno confermato che l’oleodotto Kuibyshev-Lysychansk nell’oblast di Saratov, in grado di trasportare 82 milioni di tonnellate di petrolio all’anno, è stato danneggiato nelle prime ore dell’8 settembre.

La linea riforniva direttamente di prodotti petroliferi le unità militari russe.

L’attacco a Saratov ha fatto seguito alle esplosioni avvenute poche ore prima nell’oblast di Penza, dove almeno quattro esplosioni hanno devastato il distretto di Zheleznodorozhny. Secondo l’HUR, il direttoreato dell’intelligence ucraino, questi attacchi hanno danneggiato due condutture principali del gas con una capacità complessiva di 2 milioni di barili al giorno, insieme a due condutture regionali. Entrambe le condutture sarebbero state collegate alle operazioni militari russe.

Mosca ha minimizzato l’interruzione, con i media statali che hanno descritto gli incidenti come “esercitazioni pianificate” da Transneft Druzhba in coordinamento con i servizi di emergenza. La popolazione locale è stata esortata a mantenere la calma.

È la terza volta in un solo giorno che le arterie petrolifere e del gas della Russia sono state prese di mira, un’escalation nella campagna dell’Ucraina volta a interrompere la macchina da guerra di Mosca prendendo di mira i flussi energetici. Gli attacchi fanno parte di un quadro più ampio dall’inizio dell’invasione su larga scala, con Kiev che fa sempre più affidamento su droni a lungo raggio e sabotaggi per mettere sotto pressione le linee di approvvigionamento di carburante della Russia.

Sebbene l’entità dei danni rimanga ancora poco chiara, gli attacchi arrivano in un momento delicato per la Russia. I mercati interni del carburante sono già in difficoltà e la perdita di infrastrutture importanti potrebbe spingere Mosca ancora più vicino alla crisi.

Oltre agli attacchi alle condutture, l’Ucraina ha anche intensificato gli attacchi con droni contro le raffinerie russe. La raffineria di Ryazan della Rosneft, una delle più grandi del Paese con una capacità di 260.000 barili al giorno, pari al 5% della produzione nazionale, è stata colpita nuovamente questo mese, insieme ai precedenti attacchi all’impianto di Saratov della Rosneft (140.000 barili al giorno) e alla raffineria di Volgograd della Lukoil, un importante fornitore di carburante nel sud della Russia. Anche il complesso portuale di Ust-Luga sul Baltico ha subito gravi danni e le riparazioni di un’unità dovrebbero richiedere sei mesi.

Con almeno una mezza dozzina di raffinerie fuori uso nelle ultime settimane, la Russia sta affrontando una crescente pressione per aumentare le esportazioni di greggio invece di lavorarlo in patria, proprio mentre l’UE e gli Stati Uniti valutano nuove sanzioni coordinate per soffocare ulteriormente le entrate petrolifere di Mosca. Ora siamo ad una corsa di resistenza: termineranno prima le infrastrutture russe oppure i soldati ucraini?

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