Attualità
TRATTATO SULL’EURO AFRICANO: IL FRANCO CFA PARTE SECONDA (di Tancredi Vella – attivista M5s di Brescia)
Cosa funziona e non nel Franco CFA
Nessuna delle politiche della BCEAO, della BEAC e della BANCECOM può essere prese in totale autonomia in quanto la BdF ha sempre il potere di veto e sempre più autorevoli voci ed esponenti del mondo economico – politico africano occidentale vogliono ripudiare questa moneta. Per Demba Moussa Dembelé, direttore del Forum Africano per le Alternative, queste banche centrali non devono essere delle semplici succursali di quella francese (leggasi: europea), ma devono poter gestire in completa autonomia le politiche proprie continentali in quanto l’accanimento (perverso, nda) contro l’inflazione sta condannando alla stagnazione 15 paesi con un totale di 100 milioni di abitanti, senza contare che paesi all’infuori di una unione valutaria quali Nigeria e Ghana attirano molti più capitali esteri rispetto ai paesi CFA. Nel marzo 2010 il presidente senegalese Abdoulaye Wade dichiarò: “Ritengo che adesso, dopo cinquant’anni di indipendenza, occorra rivedere la gestione monetaria. Se recupereremo il nostro potere monetario, potremo gestirlo meglio. Il Ghana ha una sua moneta e la gestisce bene, così come la Mauritania e il Gambia, che finanziano le loro economie”. In più si riscontrano i “soliti noti” problemi noti delle aree valutarie comuni (leggasi ancora una volta: europea), ovvero debiti pubblici non comuni, tassi inflattivi differenti e livelli di sviluppo differenti non compensati che causano squilibri nelle bilance dei pagamenti a causa dell’alto valore per alcuni (o basso per altri) della valuta unica (su questo vi è un’ampia letteratura scientifica a riguardo…), lotta maniacale all’inflazione (anche a scapito degli investimenti e della crescita, come ricorda l’ex governatore della BCEAO Philippe-Henri Dacoury-Tabley, in quanto fa parte del mandato costitutivo. Non vi ricorda qualcosa?) e mancata diversificazione delle economie (nonostante sia passato mezzo secolo, continuano ancora a commerciare col Vecchio Continente, in particolare con la Francia, nonostante tutta l’Africa sub equatoriale stia volgendo lo sguardo ai paesi BRIICS), senza contare che il commercio fra l’UEMOA e la CEMAC è quasi nullo. L’unica cosa che ha tenuto a galla questa unione monetaria per quasi 70 anni è il fatto che il Tesoro francese abbia garantito per il franco CFA (cosa permessa la Tesoro italiano fino al 1981, anno del divorzio con la Banca d’Italia), quindi i paesi utilizzatori acquisiscono una credibilità che difficilmente avrebbero se fossero lasciati indipendenti (alle condizioni attuali, dopo decenni di impoverimento e di depredazione). Questo sistema, però, ha mostrato d’aver fatto esportare dall’Africa circa 850 miliardi USD dal 1978 al 2008. In più l’emissione di valuta è gestita dal Tesoro d’oltralpe, il quale ha stabilito che non può superare il 20% nella voce “entrate” del bilancio.
Senza contare il “Francafrique” (di cui l’associazione no profit francese Survie tenta, invano purtroppo, di denunciarne i meccanismi), ovvero un insieme di relazioni commerciali privilegiate che la Francia intrattiene con tutte queste ex colonie, soprattutto per gli approvvigionamenti di materie prime ed energetiche (in particolare, l’uranio). Infine, L’economista nativo della Costa d’Avorio, nonché professore di Scienze e Tecniche Economiche in Gabon, oltreché in Senegal (all’università Cheikh Anta Diop di Dakar) e Francia (alla Sorbona), Nicolas Agbohou (in foto) da sempre si è scagliato contro questa valuta, sia per il cambio eccessivamente alto, ma anche perché è una forma di neocolonialismo estremo in quanto non permette una libera politica economico – monetaria (ovvero una piena libertà) nei suddetti paesi, relegandoli a serbatoio di materie e manufatti per la Francia (e per l’Europa); ha pure scritto un libro a riguardo, l’unico in circolazione sul tema, intitolato Le Franc CFA et l’Euro contre l’Afrique, ed. Solidaritie Mondiale, 1999. Qui di seguito un’intervista del marzo 2012 a cura di Mohamed Berkani con il prof. Agbohou, tradotta dal Centro di Cultura e di Documentazione Popolare per Notizie Dakar:
Il suo libro è un atto d’accusa contro l’Euro e il Franco CFA. Perché queste due monete sarebbero contro l’Africa?
Fondamentalmente, gli istituti finanziari che gestiscono il Franco CFA, le banche centrali, sono contro l’Africa. II consigli di amministrazione della BCEAO (Banca Centrale degli Stati dell’Africa Occidentale), della BEAC (Banca degli Stati dell’Africa Centrale) e della Banca delle Comore, sono dominate dai francesi che beneficiano del diritto di veto. Le Comore non controllano la loro economia, perché nel cda della Banca centrale vi sono 4 francesi e 4 abitanti delle Comore. Dal momento che le decisioni devono essere prese all’unanimità o con la maggioranza di almeno cinque persone, basta che un solo francese sia contrario a un qualsiasi progetto, perché sia bocciato. Inoltre bisogna che gli africani non dimentichino che il CFA è una moneta francese.
Ma oltre a questo aspetto, perché il Franco è contro l’Africa?
Gli africani sono esseri umani a pieno titolo come tutti gli altri. In quanto tali, è importante che gli africani siano liberi di condurre la politica monetaria che soddisfi meglio le proprie aspettative. I 15 paesi della zona del Franco CFA sono costretti a lasciare in deposito in Francia il 65% dei loro proventi delle esportazioni, chiamate “riserve in valuta estera”. Questo è il presupposto per la stabilità della loro valuta. Supponiamo che un paese come il Niger, che non è in grado di pagare i propri funzionari, esporta prodotti per il valore di un miliardo di dollari, automaticamente deve lasciare in Francia un deposito di 650 milioni di euro. Questo è assurdo! Nel frattempo i nigeriani muoiono di fame! Ci sono anche dispositivi tecnici che rendono il Franco CFA uno strumento di impoverimento e di colonizzazione permanente.
Che cosa sono questi dispositivi?
Dobbiamo ricordare che il CFA, originariamente, era chiamato “Franco delle colonie francesi d’Africa”. Come suggerisce il nome, è la Francia che trae il maggior beneficio. I principi che disciplinano questa valuta sono la libera trasferibilità e convertibilità e la centralizzazione degli scambi. A questo proposito, dobbiamo sapere con chiarezza e precisione che: in primo luogo, la libera trasferibilità favorisce la fuga di capitali africani, e in secondo luogo, quando un paese non ha risparmi, si ritrova con un debito estero che lo strangola.
Chi sono le persone che esportano i loro capitali?
Alcuni leader e quelle che io chiamo neo-colonie. Ricordate che la prima decisione che Mitterrand aveva preso, della sua ascesa al potere, era di vietare la fuga di capitali. Da allora, l’Africa è doppiamente penalizzata: non solo deve affrontare la fuga di capitali, ma in aggiunta, è tenuta a riacquistare la propria moneta. In poche parole: i leader africani vanno a Parigi con le valigie piene di franchi CFA che scambiano contro franchi o in dollari. Ma le banche centrali africane sono obbligate a riscattare questi CFA che i leader hanno lasciato in Francia e che la Francia non vuole tenere. E devono farlo con una valuta forte! Quindi dal 65% dei proventi sulle esportazioni, che rimangono in deposito per le operazioni.
Perché anche l’Euro sarebbe in contrasto agli interessi africani?
Prima di fissare il cambio Franco CFA con l’Euro, solo la Francia aveva voce in capitolo sulle nostre economie. Ora è tutta l’Europa! Peggio ancora, le misure draconiane di Bruxelles sono incompatibili con le esigenze delle nostre economie. Ecco perché io insisto a ripudiare al più presto il CFA.
Cosa dovrebbe sostituirlo?
Nessun paese può svilupparsi senza l’indipendenza monetaria. Abbiamo bisogno di una nuova moneta comune che non sia guidata dall’estero. Bisogna buttare nell’immondizia i principi che reggono il Franco CFA. L’Africa ha bisogno di una politica monetaria che soddisfi i propri bisogni e interessi.
Conclusioni
Il franco CFA non ha garantito una stabilità sociale e democratica nei paesi che la adottano e dieci dei suoi quindici membri si trovano in fondo alle liste degli stati riguardo l’Indice di Sviluppo Umano e sono ancora poco avanzati (la maggior parte del PIL è dovuto all’agricoltura di sussistenza; alcuni di questi stati sono stati analizzati su questo sito). In particolare, Costa d’Avorio e Cameroon figurano tra i paesi più poveri al mondo e molto indebitati ed il Mali ed il Chad sono alle prese con guerre intestine che ne destabilizzano continuamente l’assetto democratico, senza dimenticare che la Repubblica Centrafricana è un continuo susseguirsi di colpi di stato, dittature e contestate elezioni. Non a caso, il sub Sahara è la regione più povera al mondo ed è la zona da dove provengono la maggior parte dei migranti che, partendo dalle Libia, attraccano sulle nostre coste. In più, cosa che tocca da vicino noi europei, è che gli afflussi tanto promessi di investimenti e di danaro non sono arrivati a tutti in egual misura, prediligendo quei paesi (come la Costa d’Avorio, il Niger ed il Mali) ricchissimi di materie prime ed alle prese con forti privatizzazioni delle imprese pubbliche di eredità coloniale. Per superare il Franco CFA, sempre Demba Moussa Dembelé suggerisce di unire i paesi CFA XOF facenti parte dell’ECOWAS-CEDEAO (Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale, tutt’altra cosa rispetto all’UEMOA) con quelli che, avendo conservato la valuta nazionale, stanno progettando di creare un’unione economico monetaria continentale, istituendo così la WAMZ (Western African Monetary Zone). Questi paesi, anglofoni, sono: Nigeria, Guinea, Sierra Leone, Ghana, Gambia e Liberia. Ideata nel 2009, doveva far nascere la valuta comune denominata Eco, il cui funzionamento sarebbe stato analogo a quello dell’euro (una sorta di euro africano tout court, con il WAMI – Western African Monetary Institute – come ente emittente indipendente con sede in Ghana e non come semplice succursale), con una sorta di Maastricht tutta sub sahariana: deficit / PIL del 4% annuo, inflazione ad una cifra e tasso di cambio della valuta stabile. Purtroppo (o per fortuna?) la crisi della zona euro ha rinsavito i membri fondatori e l’ex governatore della banca centrale ghanese, osservandola, Kwesi Amissah-Arthur ha dichiarato nell’agosto del 2012 che i problemi di un’unione monetaria senza le dovute unioni pregresse (fiscale, bancaria e politica) hanno portato a dei ripensamenti tra i governi degli stati membri quindi al suo mancato lancio, posticipandolo dal 2015 a data da definirsi (si parla del 2020, ma non è certo) specie dopo aver osservato i problemi che economie piccole come Grecia e Irlanda hanno causato all’intera zona euro.
In particolare, il governatore afferma di voler osservare e di apprendere quante più lezioni possibili sull’andamento della crisi europea proprio per evitare un suo replay nel continente nero. Ma i risultati sul raggiungimento degli obiettivi prefissati da parte degli stati membri restano tutt’oggi molto lontani dall’attuarsi e questo fa presagire (o sperare) una sua eventuale nascita molto in là negli anni. Sperando che quella a cui si ispira si sia dissolta.
Di Vella Tancredi, aTTIVISTA M5S – BRESCIA
Fonti
http://news.moneygh.com/pages/economy/201208/554.php
http://www.fondazionenigrizia.org/notizia/francia-africa-scommessa-sarko
http://www.missioni-africane.org/articoli/421__Franco_CFA_siamo_al_capolinea/
http://www.altd.it/2012/10/17/unione-monetaria-stabile-africa/
www.fides.org/ita/documents/Dossier_Migrazioni_Africa_03ago09.doc
http://www.nigrizia.it/stampa/leuro-si-mangia-il-franco-cfa
Le conseguenze della svalutazione del franco CFA sull’economia dei paesi dell’Africa francofona
http://www.slysajah.com/2012/01/la-moneta-unica-africana-franc-cfa-e-leuro/
http://multiboites.com/definizione/lettera-i/istituto-demissione-doutre-mer.php#Governance
http://www.cameroonweb.com/CameroonHomePage/economy/history-of-franc-cfa.php
http://africanbusinessmagazine.com/finance/currency/a-brief-history-of-the-cfa-franc/
http://afrolegends.com/2011/12/11/franc-cfa-une-monnaie-de-singe-cfa-franc-a-slave-currency/
http://www.brookings.edu/research/papers/2003/07/africa-masson
http://news.moneygh.com/pages/economy/201208/554.php
http://www.ghanaweb.com/GhanaHomePage/business/artikel.php?ID=307751
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