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Tra Von Der Leyen e Costa, la trimurti europea degli scandali

La Von Der Leyen sembra aver già vinto. Però ogni giorno che passa la indebolisce

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La cena di lavoro di eiri, con merluzzo e carciofi, avrebbe dovuto inaugurare il secondo mandato Von Der Leyen. Tutto sembrava certo e scritto, con Scholz, Macron e Tusk sicuri della nomina e della prosecuzione con un presidente della Commissione che non ha ancora spiegato i propri legami con Pfizer. Invece il vecchio detto romano “Chi entra Papa in Conclave ne esce cardinale”  è risultato corretto per descrivere l’occasione.

Infatti, alla fine, le cose vanno diversamente. Verso mezzanotte, Charles Michel, Presidente del Consiglio Europeo, entra nel foyer dell’edificio. “Abbiamo avuto una buona discussione”, dice. “Ma non c’è ancora una decisione stasera”. Una decisione non è prevista prima della prossima settimana. A quel punto i leader dell’UE vogliono riunirsi di nuovo per il vertice a Bruxelles.

Avanti tutta, contro ogni buon senso

Almeno su una cosa possono essere ampiamente d’accordo lunedì: che Ursula von der Leyen dovrebbe  continuare a guidare la Commissione UE in futuro. Questo è ciò che dicono i diplomatici. La tedesca si era presentata come candidato principale del PPE cristiano-democratico alle elezioni europee con lo slogan “Ursula 2024”. Ora, dicono, le sue possibilità di un secondo mandato sono molto buone. Quindi in conclave Ursula è ancora Papa.

Però il diavolo, e il cappello cardinalizio, si nasconde nei particolari: se il PPE, che si proclama super vincitore, vuole la presidenza della Commissione,, c’è in palio il posto di Presidente del Consiglio. Il PPE vorrebbe dire qualcosa anche su quel tema, ma il posto dovrebbe andare ai socialisti.

Infatti l’ex Primo Ministro portoghese António Costa, un socialista, dovrebbe effettivamente ottenere l’incarico. Si tratta di un lavoro importante, basti vedere il ruolo che ha avuto il belga Michel nei vertici internazionali, tale da mettere in secondo piano la VdL. Antonio Costa però ha due prblemi: è di sinistra piuttosto seria e si è dovuto dimettere dalla sua carica per vari scandali di corruzione. L’immagine dell’Europa sarebbe perfetta: un presidente della Commissione che si rifiuta di rispondere sullo scandalo Pfizer e uno del Consiglio che si è dimesso per vari scandali, tra cui quello TAP. Quindi il PPE vorrebbe un Presidente del Consiglio a termine.

I socialdemocratici, la seconda forza dopo le elezioni europee, rifiutano questa proposta. Vogliono fornire il Presidente del Consiglio per i prossimi cinque anni. Al vertice, i capi di Stato e di Governo si riuniscono ripetutamente in piccoli gruppi, parlano a coppie, a quattro, a sei, ma non raggiungono una svolta.

Questo è anche il caso del terzo lavoro in agenda lunedì. Il Primo Ministro estone Kaja Kallas, liberale, diventerà il nuovo capo diplomatico dell’UE. Finora questo ruolo è stato ricoperto dallo spagnolo Josep Borrell. La Kallas ha suscitato scalpore nel marzo dello scorso anno. All’epoca, aveva portato avanti un piano audace: la consegna di un milione di granate all’Ucraina. Il piano è fallito, ma la donna si è fatta un nome come integralista nei confronti della Russia. Con lei al vertice della diplomazia UE viene a cessare ogni possibilità di mediazione nel conflitto ucraino.

Il trio piace moltissimo alla stampa tedesca, che lo trova equilibrato, anche se l’Italia e la Francia sono perfettamente ignorati. La Meloni non si è espressa chiaramente, ha preso tempo, e questa è forse la cosa più intelligente che si potesse fare. Mentre tutti vogliono “Fare presto”, all’Italia interessa “Fare tardi”, soprattutto svallare le prossime elezioni francesi, che potrebbero cambiare la situazione complessiva.

Perché poi, finito il conclave, gli eventuali eletti dovranno passare al Parlamento: la scorsa volta la Von Der Leyen non fu votata dalla maggioranza dei socialisti e furono i nove voti del Movimento Cinque Stelle a salvarle la sedia. Oggi che cosa si inventerà? Quanti di sinistra e di destra saranno disponibili a bruciarsi per un’inutile vicepresidenza (chi si ricorda quella con cui comprarono il M5S?) per sostenere una Commissione che parte già zoppa e , soprattutto, assolutamente priva di credibilità, al di fuori della “Bolla di Bruxelles”. Proseguendo su questa strada il distacco Cittadino- Istituzione europea diventerà totale e il prossimo “Articolo 50”, l’applicazione dell’uscita dalla UE, solo una questione di tempo.


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