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Torna l’ombra di Wirecard: smantellata rete globale truffaldina da 300 milioni. C’entra Jan Marsalek, ex COO delle carte di credito

Smantellata una rete di frode da 300 milioni. Nel mirino degli inquirenti ex manager di Wirecard legati a Jan Marsalek e il fondatore di Unzer

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L’affaire Wirecard, il più grande scandalo finanziario della Germania moderna, sembra lontano dall’essere concluso. Le autorità tedesche, guidate dalla Procura Generale di Coblenza, hanno appena smantellato un’enorme rete internazionale dedita alla frode sistematica su carte di credito e al riciclaggio di denaro. Il danno stimato? Almeno 300 milioni di euro.

La sorpresa (o forse no?) è che tra i 44 indagati figurano diversi ex manager di Wirecard, inclusi stretti collaboratori del fantasma per eccellenza, Jan Marsalek.

L’operazione, battezzata “Chargeback” (il termine tecnico per lo storno di un pagamento con carta), ha visto l’impiego di oltre 250 agenti, perquisizioni in 60 proprietà sparse in nove paesi e 18 arresti. Sono stati inoltre sequestrati beni per 35 milioni di euro.

Il meccanismo della frode: semplice e globale

Il sistema utilizzato dalla rete, attivo tra il 2016 e il 2021, era tanto semplice quanto efficace. Gli inquirenti accusano il gruppo di aver utilizzato illegalmente i dati di circa 4,3 milioni di titolari di carte di credito, provenienti da 193 paesi.

Come funzionava la truffa?

  • Creazione di Siti Web Fittizi: La rete gestiva una serie di portali online (principalmente streaming, dating e intrattenimento) creati al solo scopo di processare pagamenti.
  • Finti Abbonamenti: Utilizzando i dati delle carte rubate, venivano attivati milioni di micro-abbonamenti fasulli.
  • Addebiti Bassi e Nascosti: Ai titolari venivano addebitati importi mensili deliberatamente bassi, accompagnati da causali di pagamento incomprensibili. In questo modo, la maggior parte delle vittime non si accorgeva dell’addebito o non riusciva a ricondurlo a una transazione specifica, evitando così di bloccarlo.

Questo schema ha permesso di generare oltre 300 milioni di euro di profitti illeciti. Gli inquirenti hanno dichiarato che ulteriori transazioni, per un valore di circa 750 milioni di euro, “non hanno potuto essere realizzate”.

Il Ritorno della “Banda Marsalek”

Secondo le informazioni trapelate , le indagini si concentrano su un gruppo di presunti “commercianti” (merchant) che, ai tempi di Wirecard, erano gestiti direttamente da Jan Marsalek, da un ex dirigente in Asia (descritta come il suo “braccio destro”) e da un dipendente del settore vendite digitali. Tutti e tre sarebbero tra gli indagati.

Marsalek, l’ex COO di Wirecard, è in fuga dal collasso della società nel giugno 2020 e si presume sia nascosto in Russia. Questo nuovo scandalo dimostra come la sua rete operativa possa essere sopravvissuta al disastro finanziario della casa madre.

Non solo Wirecard: Il Settore dei Pagamenti Trema

Un aspetto inquietante di questa vicenda è che la frode non riguardava solo Wirecard. Le transazioni fraudolente sarebbero state “iniettate” nel sistema finanziario attraverso ben quattro grandi processori di pagamento tedeschi.

Oltre a Wirecard, nel mirino ci sarebbero:

  1. Unzer (ex Heidelpay)
  2. Payone
  3. Concardis (oggi parte del gruppo Nexi)

Le ripercussioni sono già evidenti. Tra le persone arrestate figurano anche il fondatore di Unzer, Mirko Hüllemann, e il suo socio di lunga data, Ruben Weigand. Unzer era considerata una delle “miliardarie” startup tedesche con tanto di gestione dei POS.

Le reazioni delle altre società sono state caute. Payone ha dichiarato di non essere a conoscenza di indagini contro l’azienda o i suoi dipendenti. Unzer ha specificato che le indagini non riguardano persone attualmente impiegate. Nexi (per Concardis) non ha voluto commentare un’indagine in corso.

L’operazione “Chargeback” non chiude solo un capitolo di criminalità finanziaria, ma riapre la scatola nera del settore dei pagamenti digitali tedesco, dove i fantasmi di Wirecard, a quanto pare, non dormono mai.

Carte di credito – Pixabay

Domande e risposte

Come facevano i truffatori a non farsi scoprire dai titolari delle carte?

La strategia si basava sulla “invisibilità”. Invece di un unico grande addebito, che avrebbe allertato subito la vittima, la rete addebitava importi mensili molto piccoli, spesso pochi euro. Questi venivano mascherati con causali di pagamento volutamente vaghe o complesse (es. “Servizi Digitali TRF-283”). Il titolare della carta, scorrendo l’estratto conto, spesso ignorava quella piccola spesa o non riusciva a identificarne l’origine, permettendo alla frode di continuare per anni.

Che ruolo ha Jan Marsalek se è in fuga da anni?

Jan Marsalek è latitante dal 2020, ma l’indagine copre un periodo che va dal 2016 al 2021. Questo significa che la rete era pienamente operativa quando Marsalek era ancora ai vertici di Wirecard. Gli inquirenti sospettano che fosse una figura centrale nella gestione di questi “commercianti” fittizi. Sebbene sia fuggito, le strutture criminali da lui (presumibilmente) create o supervisionate potrebbero essere andate avanti, o le indagini hanno semplicemente richiesto anni per portare alla luce attività passate.

Solo Wirecard è coinvolta o ci sono altre aziende?

Wirecard è il nome più “pesante” a causa del coinvolgimento dei suoi ex manager, ma non è l’unica. L’indagine ha rivelato che le transazioni fraudolente venivano processate da quattro grandi fornitori di servizi di pagamento tedeschi. Oltre a Wirecard, sono menzionate Unzer (ex Heidelpay), Payone e la ex Concardis (ora Nexi). Anzi, tra gli arrestati figurano persino il fondatore e un socio di Unzer, suggerendo che il problema della due diligence (controllo della clientela) nel settore dei pagamenti tedesco fosse diffuso e non limitato a Wirecard.

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