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Tokyo toglie la maschera: budget record da 9000 miliardi di Yen quasi il terzo al mondo. Il Pacifico è la nuova polveriera
l Giappone approva un budget difesa record da 9 trilioni di yen: missili a lungo raggio, droni e caccia GCAP per contrastare la Cina. Tokyo raggiunge il 2% del PIL in anticipo e si prepara al confronto nel Pacifico.

Se qualcuno nutriva ancora dubbi sul fatto che il baricentro del mondo si sia spostato definitivamente e pericolosamente verso il Pacifico, le notizie che arrivano da Tokyo dovrebbero dissipare ogni incertezza. Il Giappone, quel “paese amante della pace” che per decenni ha fatto della Costituzione pacifista il suo scudo retorico, ha appena approvato un budget della difesa che definire storico è riduttivo.
Il Gabinetto del Primo Ministro Sanae Takaichi ha dato il via libera venerdì a un piano di spesa militare che supera i 9000 miliardi di yen (circa 58 miliardi di dollari) per il prossimo anno fiscale. Non stiamo parlando di un semplice aggiustamento all’inflazione, ma di un cambio di rotta che porta Tokyo a raddoppiare la spesa militare verso il fatidico 2% del PIL, un obiettivo raggiunto con due anni di anticipo rispetto alla tabella di marcia.
La fine del pacifismo “di facciata”
La motivazione ufficiale, ribadita dal Ministro della Difesa Shinjiro Koizumi, è che il Giappone affronta “l’ambiente di sicurezza più grave e complesso del dopoguerra”. Tradotto dal linguaggio diplomatico: la Cina fa paura, e Tokyo non ha intenzione di restare a guardare mentre Pechino espande la sua influenza.
È interessante notare come la retorica ufficiale cerchi di mantenere un equilibrio precario. Koizumi assicura che questo riarmo “non cambia il nostro percorso di nazione amante della pace”, un’affermazione che suona quasi ironica se letta accanto alla lista della spesa approvata dal governo. La realtà è che il Giappone sta acquisendo capacità non più solo difensive, ma di “contrattacco”.
Cosa sta comprando Tokyo?
Il budget per l’anno fiscale 2026, che inizierà ad aprile, vede un aumento del 9,4% rispetto al 2025. Ecco dove finiranno i soldi dei contribuenti giapponesi:
Capacità missilistica “Standoff”: Sono stati stanziati oltre 970 miliardi di yen (6,2 miliardi di dollari) per potenziare la capacità missilistica a lungo raggio.
Missili Type-12: Il pezzo forte è l’acquisto e l’aggiornamento dei missili terra-nave Type-12, prodotti domesticamente, con una gittata estesa a circa 1.000 chilometri. Il primo lotto sarà schierato nella prefettura di Kumamoto entro marzo, un anno prima del previsto.
Droni e sistema SHIELD: Con una popolazione che invecchia e un esercito a corto di personale, il Giappone punta tutto sull’automazione. 100 miliardi di yen serviranno per dispiegare droni aerei, di superficie e sottomarini per la sorveglianza costiera.
Caccia di nuova generazione (GCAP): Oltre 160 miliardi di yen sono destinati allo sviluppo congiunto del nuovo caccia con Regno Unito e Italia, previsto per il 2035, affiancato da droni guidati dall’Intelligenza Artificiale.
La tensione nel Pacifico e il fattore Taiwan
Il contesto di questo riarmo è una tensione palpabile, quasi solida. Le dichiarazioni del Primo Ministro Takaichi su un possibile coinvolgimento militare giapponese in caso di azione cinese contro Taiwan hanno alzato la temperatura a livelli di guardia. Pechino non l’ha presa bene, accusando Tokyo di deviare dal percorso di sviluppo pacifico e di muoversi in una “direzione pericolosa”.
I segnali di frizione sono continui:
Esercitazioni di portaerei cinesi vicino al Giappone sud-occidentale.
Radar di puntamento cinesi bloccati su aerei giapponesi (un atto considerato ostile e preludio al fuoco).
La presenza, per la prima volta, di due portaerei cinesi operanti simultaneamente vicino a Iwo Jima.
Questi eventi non sono scaramucce isolate, ma prove tecniche di un conflitto che tutti sperano di evitare, ma per il quale tutti si stanno preparando. Il Ministero della Difesa giapponese aprirà addirittura un nuovo ufficio dedicato esclusivamente allo studio delle operazioni cinesi nel Pacifico.
L’industria ringrazia, i contribuenti pagano
Da un punto di vista strettamente economico e industriale, questo budget è una manna per i colossi giapponesi come Mitsubishi Heavy Industries. Il governo sta spingendo forte sull’industria della difesa domestica, allentando le restrizioni sull’export. Un successo recente è la scelta dell’Australia di affidarsi proprio a Mitsubishi per aggiornare le flotta con le fregate classe Mogami.
Tuttavia, come ben sappiamo la spesa pubblica deve essere finanziata. E qui arrivano le note dolenti per i cittadini giapponesi. Il governo Takaichi prevede di coprire i costi crescenti attraverso:
Aumento delle tasse sulle società.
Aumento delle tasse sul tabacco.
Un piano, recentemente adottato, per l’aumento dell’imposta sul reddito a partire dal 2027.
Resta l’incognita della crescita. Con un debito pubblico già mostruoso, il Giappone scommette che la sicurezza nazionale valga il prezzo dell’impopolarità fiscale. Le prospettive di crescita futura, necessarie per sostenere una spesa militare al 2% del PIL (circa 64 miliardi di dollari annui, che rendono il Giappone il terzo spender mondiale dopo USA e Cina), rimangono incerte.
Il Pacifico come nuovo teatro globale
Siamo di fronte a un riallineamento tettonico. L’Europa, con i suoi problemi, rischia di diventare periferica, soprattutto se il conflitto ucraino si risolverà congelando la situazione. Il vero gioco si svolge tra le onde del Pacifico, dove gli Stati Uniti premono sugli alleati per contenere il Dragone, e dove nazioni come il Giappone e l’Australia si stanno trasformando in fortezze armate.
L’investimento giapponese, unito a quello di Taiwan e alla strategia americana, pone le basi per il prossimo grande confronto globale. Non si tratta più di “se”, ma di “come” e “quando” questi nuovi equilibri verranno messi alla prova. Il Giappone ha scelto da che parte stare e, soprattutto, ha scelto di armarsi pesantemente per sostenere questa scelta. La pace, nel XXI secolo, ha un prezzo in Yen molto salato.
Domande e risposte
Perché il Giappone sta aumentando drasticamente la spesa militare proprio ora? Il Giappone sta reagendo al deterioramento della sicurezza regionale, in particolare alla rapida espansione militare della Cina e alle crescenti tensioni su Taiwan. Il governo giapponese considera l’attuale ambiente di sicurezza come il più grave dal dopoguerra. Inoltre, vi è una forte pressione da parte degli Stati Uniti affinché Tokyo assuma un ruolo più attivo nella difesa del Pacifico. L’obiettivo del 2% del PIL, raggiunto in anticipo, serve a dotare il paese di capacità di “contrattacco” credibili per la deterrenza.
Quali sono le principali novità tecnologiche previste nel nuovo budget? Il budget punta fortemente su missili a lungo raggio e sistemi senza pilota. Spicca l’acquisto dei missili terra-nave Type-12 con gittata estesa a 1.000 km, capaci di colpire obiettivi in profondità. Fondamentale è anche il sistema “SHIELD” per la difesa costiera tramite droni aerei e sottomarini, una necessità dettata anche dal calo demografico che riduce il personale militare disponibile. Infine, proseguono gli investimenti nel caccia di nuova generazione (GCAP) sviluppato con Italia e Regno Unito.
Come farà il Giappone a pagare questo enorme aumento di spesa? Il governo Takaichi ha pianificato una serie di misure fiscali impopolari per coprire i costi. Queste includono l’aumento delle tasse sulle società e sul tabacco, oltre a un piano già approvato per aumentare l’imposta sul reddito a partire dal 2027. Nonostante il beneficio per l’industria pesante nazionale (come Mitsubishi), c’è incertezza sulla sostenibilità a lungo termine di queste spese rispetto alla crescita del PIL e all’enorme debito pubblico giapponese già esistente.











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