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Tokyo, stimoli e crisi: tassi e geopolitica mettono alle strette il Sol Levante
Nikkei in Caduta, Tassi alle Stelle: La Crisi Diplomatica Cina-Giappone Mette in Pericolo lo Stimolo Fiscale del Sol Levante.

Spesso le notizie dei meeting o di Trump che cambia le carte in tavolo, oppure i blackout della rete, ci distraggono e ci fanno perdere le vere notizie.
Ed è per questo che molti potrebbero essersi persi la vera “big story” della notte, ovvero l’ennesima fuga dei rendimenti obbligazionari giapponesi nelle scadenze lunghe. I nuovi massimi ciclici sui tassi a 20 e 40 anni pesano come un macigno sul sentiment e sul rischio, spingendo il Nikkei non solo sotto i 50.000 punti, ma addirittura sotto i 49.000, segnando un calo del 7% dal massimo locale toccato ad Halloween.
Ecco i rendimenti dei titoli a 20 anni giapponesi:
Ecco il rendimento dei titoli a 40 anni giapponesi:
E qui la conferma del Mercato azionario, il Nikkei 225:
🇯🇵 La Ricetta (Austerity) dei “Bond Vigilantes”
L’attuale impennata dei rendimenti è stata alimentata dai piani del nuovo Primo Ministro, Sanae Takaichi, che ha in mente un nuovo, robusto stimolo fiscale. Il panel del partito di governo ha proposto un extra budget da ben $161 miliardi per finanziare l’operazione.
Il tempismo, però, è perfetto per un mal di testa finanziario: il Paese è sostanzialmente tornato in recessione dopo il catastrofico dato sul PIL del terzo trimestre, che si è classificato come il secondo peggiore dall’inizio della pandemia.
Secondo Rich Privorotsky, capo del Delta-One di Goldman, un piano di stimolo fiscale in questo momento è “difficile da conciliare con i limiti del mercato obbligazionario”. In termini spiccioli, i bond vigilantes (coloro che vendono bond forzando l’aumento dei tassi) potrebbero non permettere al Giappone di spendere liberamente per lo stimolo economico. L’alternativa è un ritorno a un pesante intervento della Bank of Japan, a una Abenomics allo stato puro, ma per ora non se ne parla.
⚔️ Il Dettato della Difesa: Geopolitica al Rischio
Ma se il mercato obbligazionario pone dei freni alla spesa interna, il Giappone potrebbe non avere scelta se non sperperare in difesa. Lo scontro diplomatico con la Cina sta infatti precipitando rapidamente, rischiando di diventare una riedizione della crisi delle isole Senkaku nel Mar Cinese Orientale del 2013, che vide quasi due anni di belligeranza senza precedenti tra i due giganti asiatici.
L’escalation più recente è scaturita dai commenti della PM Takaichi su Taiwan. La settimana scorsa, ha dichiarato ai legislatori che un attacco cinese a Taiwan che minacciasse la sopravvivenza del Giappone potrebbe innescare una risposta militare.
In risposta, martedì, un alto funzionario giapponese a Pechino ha tentato di smorzare le tensioni, ma senza successo. La Cina ha chiesto formalmente che la Takaichi ritiri le sue dichiarazioni. Il portavoce del governo giapponese, Minoru Kihara, ha però suggerito che Tokyo non ha intenzione di farlo, ribadendo che i commenti “non alterano la posizione esistente del governo” e che la questione Taiwan va risolta pacificamente tramite il dialogo.
La situazione è solenne e tesa, come ha descritto un diplomatico cinese all’uscita dal colloquio. La Cina, attraverso l’agenzia Xinhua, ha rincarato la dose accusando la Takaichi di evocare i “demoni militaristi” del Giappone.
📉 L’Impatto sul Giappone: Turismo e Supply Chain
In vista della crescente copertura mediatica negativa in Cina, l’ambasciata giapponese ha esortato i suoi cittadini a Pechino a prendere precauzioni e ad evitare luoghi affollati.
Questa disputa sta per assestare un duro colpo all’economia giapponese, già in difficoltà, dato che Pechino ha invitato i suoi cittadini a non recarsi nel Sol Levante. I Cinesi costituiscono la quota maggiore (quasi un quarto) di tutti i turisti in Giappone.
Gli effetti sono immediati:
- Turismo: Oltre 10 compagnie aeree cinesi hanno offerto rimborsi sui voli per il Giappone fino al 31 dicembre. Le azioni legate al turismo sono crollate.
- Cultura: La proiezione di almeno due film giapponesi, tra cui l’animato “Crayon Shin-chan” e “Cells at Work!“, è stata sospesa in Cina, segno del peggioramento del sentimento interno.
- Supply Chain: Il Giappone dipende fortemente dalla Cina per i minerali critici essenziali per l’elettronica e l’automotive. Il Ministro della Sicurezza Economica giapponese, Kimi Onoda, è stato molto chiaro:
“Se facciamo eccessivo affidamento su un Paese che ricorre alla coercizione economica nel momento in cui qualcosa non gli piace, ciò crea rischi non solo per le catene di approvvigionamento ma anche per il turismo. Dobbiamo riconoscere che è pericoloso essere economicamente dipendenti da un luogo che presenta tali rischi.”
🔪 Sul Filo del Rasoio
La Cina, fiutando l’odore del sangue, si sta preparando per un remake della crisi Senkaku di un decennio fa. Domenica, navi della guardia costiera cinese hanno navigato nelle acque intorno alle isole controllate da Tokyo (note come Senkaku in Giappone e Diaoyu in Cina).
Gli Stati Uniti, pur non riconoscendo formalmente le isole come territorio giapponese, hanno ribadito tramite l’ambasciatore George Glass su X il loro pieno impegno a difendere il Giappone, includendo le Senkaku.
La situazione, come osservato dall’esperto di politica estera cinese Allen Carlson della Cornell University, è fallita in termini di de-escalation: “Di conseguenza, i due Paesi si trovano ora sul filo del rasoio.” Il G20 in Sudafrica avrebbe potuto essere un forum per allentare la tensione, ma la Cina ha già escluso un incontro tra i rispettivi capi di governo.
Tutto resta in bilico per Tokio, fra crisi militare ed economica.
Domande e risposte
Perché l’aumento dei rendimenti giapponesi è una notizia così preoccupante? L’aumento dei rendimenti obbligazionari, specialmente sulle scadenze lunghe (20 e 40 anni), indica che gli investitori percepiscono un rischio maggiore nel detenere il debito giapponese. Questo è critico perché, con l’economia in recessione, il governo Takaichi ha bisogno di finanziare un massiccio stimolo fiscale. Se i tassi salgono troppo, il costo del debito divora il budget e rende insostenibile la spesa per la ripresa. I mercati, in questo senso, agiscono da “bond vigilantes” che frenano i piani di spesa.
In che modo la disputa con la Cina impatta direttamente sull’economia giapponese? L’impatto è duplice e immediato. Il primo è il turismo: la Cina ha dissuaso i suoi cittadini dal viaggiare in Giappone, un colpo durissimo dato che i turisti cinesi sono la fetta più grande. Il secondo è sulla supply chain e l’industria: il Giappone dipende dalla Cina per i minerali critici necessari all’elettronica e all’automotive. La crisi diplomatica mette a rischio queste forniture essenziali, spingendo il Giappone a considerare la dipendenza economica dalla Cina un pericolo strategico.
Qual è il punto di massima tensione nel conflitto diplomatico attuale? Il punto focale della tensione è la linea dura adottata dal Primo Ministro Takaichi su Taiwan, suggerendo una possibile risposta militare se un attacco cinese mettesse a rischio la sopravvivenza del Giappone. Questo ha riacceso la retorica nazionalista in Cina, che sta usando la pressione economica (turismo, cultura) e militare (navigazione nelle isole Senkaku/Diaoyu) per forzare Tokyo a ritirare le dichiarazioni. Con Tokyo che si rifiuta di fare marcia indietro, la crisi si è intensificata, ricordando la prolungata e aspra disputa del 2013.












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