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Toh guarda: Portogallo Spagna, Grecia, Polonia e… Italia non appoggiano lo strumento di solidarietà sul gas. Nessuno dimentica Schauble

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Grecia, Spagna, Portogallo, Polonia e Italia fanno già parte di quella che sembra essere una lista sempre più lunga di Stati membri dell’UE che non sono d’accordo con la proposta della Commissione Europea di ridurre del 15% il consumo di gas naturale in tutta l’area dell’Europa unita.

Il portavoce greco Ioannis Oikonomou ha dichiarato giovedì in un incontro con la stampa ad Atene che il governo “ha presentato delle proposte e continuiamo a sostenere che questa direzione può fornire soluzioni”. A prescindere dalla stretta sulle forniture russe e dall’accusa del Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen che Putin sta “armando” l’energia russa nel tentativo di ricattare l’Europa – e di punire l’UE per le sanzioni anti-russe – il Ministro dell’Energia greco Kostas Skrekas ha sottolineato che le famiglie e le imprese comuni sarebbero le prime a soffrire in tutto il Paese. Ha dichiarato che Atene non si adeguerà a tale direttiva.

Skrekas ha spiegato che “il 70% del gas naturale importato dalla Grecia viene utilizzato per generare elettricità, il che significa che eventuali tagli colpirebbero famiglie e imprese”. Altri leader nazionali dell’UE hanno recentemente espresso preoccupazioni simili.

Nel pubblicare mercoledì la sua proposta di drastica riduzione dei consumi, l’esecutivo UE ha sottolineato che i tagli iniziali sarebbero stati volontari; tuttavia, con un’iniziativa senza precedenti, la Commissione ha chiesto di avere il potere di imporre riduzioni obbligatorie in caso di allerta in tutta l’UE “quando vi sia un rischio sostanziale di grave carenza di gas o si verifichi una domanda di gas eccezionalmente elevata, che comporti un significativo deterioramento della situazione dell’approvvigionamento di gas”.

Il governo spagnolo, in particolare, ha rifiutato categoricamente che Bruxelles possa esercitare tale potere, anche in caso di emergenza energetica. La spagnola Teresa Ribera, ministro della Transizione ecologica, ha dichiarato quanto segue:

“Qualunque cosa accada, le famiglie spagnole non subiranno tagli al gas o all’elettricità nelle loro case e il governo difenderà la posizione dell’industria spagnola, che ha pagato un prezzo speciale per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento”.

Ribera ha sottolineato che il consumo della Spagna si è mantenuto entro limiti ragionevoli. “Vogliamo aiutare, ma vogliamo anche essere rispettati”, ha detto.

Ha inoltre ribadito un concetto già ripreso dall’ungherese Viktor Orban in relazione alla crisi delle forniture, affermando che “non ci si può imporre un sacrificio sproporzionato”, soprattutto quando “non ci è stata chiesta un’opinione”. Non tutti sono pecorono europeisti come gli italiani…

Tuttavia, il comunicato della Commissione europea “Risparmiare gas per un inverno sicuro” ha sottolineato che ci vorrà uno sforzo collettivo, secondo il documento: “L’Unione europea è esposta al rischio di ulteriori tagli alle forniture di gas dalla Russia, a causa dell’armamento del Cremlino sulle esportazioni di gas, e quasi la metà dei nostri Stati membri è già interessata da una riduzione delle forniture. Agire ora può ridurre sia il rischio che i costi per l’Europa in caso di ulteriori o totali interruzioni, rafforzando la resilienza energetica europea”.

Ma le rapide risposte di Grecia e Spagna hanno messo in evidenza ciò che sarà al centro della lotta per il taglio del 15% proposto nei prossimi otto mesi (e che teoricamente inizierà il mese prossimo): alcuni Stati membri che già consumano meno rifiuteranno senza dubbio di accollarsi l’onere di Paesi più grandi come Germania e Francia. Anche perché, parliamoci chiaro, quando si è trattato della crisi del debito proprio Germania e Francia hanno dimostrato ben poca solidarietà.

Alla fine c’è una forte opposizione al piano della Commissione e per vari giustificati motivi. Porprio oggi la presentazione del TPI da parte della BCE ha mostrato come la solidarietà nella UE è vista sempre a senso unico: dai poveri verso Francia e Germania. I paesi periferici non riescono a poi condividere una decisione di cui non sono sati parte.


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