Europa
Thierry Breton dà seccamente le dimissioni dalla Commissioni Europea dopo essere stato sfiduciato dalla Von Der Leyen
Il Commissario Europeo all’industria, il francese Thoerry Breton, ha dato seccamente le dimissioni , in modo polemico, dopo aver saputo di non essere gradito alla Von Der Leyen.
Nuovo colpo di scena alla Commissione europea, che cancella uno dei commissari più contestati della precedente gestione Von Der Leyen. Il commissario per il Mercato interno Thierry Breton ha annunciato le sue dimissioni con effetto immediato in una lettera inviata alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e postata sul suo account X.
Ricordiamo che ogni Stato membro del blocco comunitario ha il diritto di nominare un commissario, il cui mandato è oggetto di negoziati talvolta ardui tra i capi di Stato e di governo europei e l’esecutivo di Bruxelles. Il Parlamento europeo deve poi approvare ogni nomina, ma la nomina deve essere anche gradita al presidente, e la Von Der Leyen non ha gradito Breton
I would like to express my deepest gratitude to my colleagues in the College, Commission services, MEPs, Member States, and my team.
Together, we have worked tirelessly to advance an ambitious EU agenda.
It has been an honour & privilege to serve the common European interest🇪🇺 pic.twitter.com/wQ4eeHUnYu
— Thierry Breton (@ThierryBreton) September 16, 2024
Thierry Breton afferma nella sua lettera che, in accordo con la volontà espressa da Emmanuel Macron a giugno, il suo nome è stato proposto per il nuovo mandato (2024-2029) ma è stato rifiutato da Ursula von der Leyen.
Nella sua lettera di dimissioni, Thierry Breton ha scritto, citando una “governance dubbia”: “In dirittura d’arrivo per formare la composizione del futuro Collegio, lei ha chiesto alla Francia di ritirare il mio nome – per motivi personali e senza discutere la questione con me”.
I rapporti tra il francese e il tedesco non erano stati dei migliori negli ultimi mesi. Dopo la nomina di Ursula von der Leyen a capo della Commissione, Thierry Breton ha messo in dubbio la scelta. “Nonostante le sue qualità, Ursula von der Leyen è stata messa in minoranza dal suo stesso partito”, ha scritto il commissario su X a marzo. E a ragione: su 801 delegati, Ursula von der Leyen aveva ricevuto solo 400 voti positivi per la sua candidatura unica. “È possibile (ri)affidare la guida dell’Europa al PPE per altri cinque anni, o per 25 anni di seguito? Lo stesso PPE non sembra credere nel suo candidato”, aveva criticato all’epoca Thierry Breton.
“Pertanto, mi dimetto dalla carica di Commissario europeo con effetto immediato”, ha concluso. L’annuncio arriva in un contesto politico già molto carico in Francia, dove il nuovo primo ministro Michel Barnier sta valutando la formazione del suo governo.
Rieletta a luglio a capo della Commissione, Ursula von der Leyen ha chiesto a ogni Stato membro di proporre i nomi di un uomo e di una donna per formare un collegio di 27 commissari, uno per ogni Stato membro. La scelta di Ursula von der Leyen fa parte di un più ampio “gioco di potere e influenza”, osserva l’analista Eric Maurice dell’European Policy Centre.
Thoerry Breton sinora era entrato fre le principali notizie dei media per la sua dura lotta contro Elon Musk circa la censura di X e l’applicazione delle direttive DSA e DMA.
Il complesso balletto delle nomine europee
Una volta annunciati i nomi e i portafogli, i candidati saranno messi alla prova al Parlamento europeo nelle prossime settimane, con audizioni e votazioni da parte delle commissioni parlamentari interessate. Nel 2019, la francese Sylvie Goulard era stata esclusa dalla partecipazione, così come i candidati ungheresi e rumeni.
Anche questa volta, “almeno due o tre commissari soffriranno a causa dei giochi di potere tra gruppi politici e tra il Parlamento e la Commissione. C’è sempre una vittima espiatoria”, avverte Eric Maurice. Il Parlamento europeo vorrà “mostrare i muscoli”, concorda Mujtaba Rahman (Eurasia Group), un altro esperto dell’ecosistema di Bruxelles.
Oltre a Thierry Breton, diverse fonti europee ritengono che il commissario ungherese uscente Olivér Várhelyi sia a rischio, per aver difeso con troppo zelo le posizioni del premier nazionalista Viktor Orban o per non aver mostrato sufficiente rispetto per gli eurodeputati. C’è poi la richiesta della Meloni di ottenre una vicepresidenza per Raffaele Fitto, che risulta poco digestibile per la componente francese di Renew, i macroniani. Una volta terminato il balletto delle audizioni, il voto finale dovrà essere espresso nella sessione plenaria del Parlamento europeo. A seconda di quanto accadrà durante le audizioni, la nuova commissione potrebbe entrare in funzione all’inizio di novembre o di dicembre.
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