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Testata la propulsione ad acqua per i satelliti in orbita

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Un’azienda giapponese di propulsione spaziale  ha lanciato nello spazio la sua prima tecnologia sperimentale di propulsore ad acqua a bordo di una missione di lancio condivisa Falcon 9 di SpaceX all’inizio di questo mese, come rivela un comunicato stampa.

L’azienda, chiamata Pale Blue, ha installato la sua tecnologia su un nanosatellite della Sony. Il gigante tecnologico giapponese ha scelto Pale Blue per fornire la sua tecnologia di propulsione sperimentale per il suo progetto Star Sphere, che fornirà un video 4K dello spazio per scopi artistici ed educativi.

Il primo satellite del progetto Star Sphere di Sony è stato lanciato insieme ad altri 113 satelliti nell’ambito della missione di rideshare Transporter 6 di SpaceX il 6 gennaio. Il CubeSat, chiamato Star Sphere-1, è dotato di una fotocamera full-frame. È inoltre dotato di un sistema di propulsione a vapore acqueo di Pale Blue, che consentirà la prima dimostrazione nello spazio della sua tecnologia, prevista nei prossimi giorni.

Il comunicato stampa di Pale Blue spiega che il suo piccolo propulsore prolungherà la vita del piccolo satellite di 2,5 anni con piccole manovre periodiche di correzione orbitale. L’azienda spiega che il propellente a vapore acqueo è anche una soluzione più ecologica nell’ambito della crescente domanda di CubeSats, piccoli satelliti che richiedono una durata di vita più lunga. Il vapore acquoe compresso viene quindi utilizzato al posto di propellenti diversi per muovere nesso spazio il satellite tramite l’utilizzo di piccoli getti, permettendo così i riaggiustamenti orbitali necessari a prolungare la sua missione.

“Sono molto lieto che il nostro propulsore ad acqua sicuro, sostenibile e a basso costo possa contribuire a questo progetto e siamo impegnati nello sviluppo dell’industria spaziale”, ha dichiarato Jun Asakawa, CEO e co-fondatore di Pale Blue.

Pale Blue è stata fondata nel 2020. L’azienda sta sviluppando diversi sistemi di propulsione ad acqua basati su ricerche condotte dall’Università di Tokyo e dall’agenzia spaziale giapponese (JAXA).

La propulsione ad acqua elilima i rischi legati all’utilizzo di altri propellenti chimici, anche in caso di rientro, ed è estremanente ecologica. Un’alternativa è la propulsione a vela solare:  la missione Light Sail 2 ha dimostrato che il volo con la luce è possibile. Utilizzando una vela di 32 metri quadrati (244 piedi quadrati) fatta di mylar per aumentare l’orbita di un piccolo veicolo spaziale CubeSat di 1,9 miglia (3,2 km). In sostanza, tutto ciò di cui ha bisogno una missione CubeSat a vela leggera è questa vela per mantenersi in orbita per un tempo sorprendentemente lungo utilizzando solo l’energia dei fotoni della luce solare. Un’altra soluzione sicura e pratica per il volo orbitale.

 

 

 

 


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