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Cosa portano allo Stato ed al sistema Italia i campioni nazionali: un duro monito per chi vuole (s)vendere. Il caso Enel

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Poche parole, solo fatti. Allego alcune slides relativamente alle attività di ENEL ed alla presentazione sulla Strategia Energetica Nazionale fatta al Parlamento da Fulvio Conti nello scorso Febbraio. Date un’occhiata a quanto proposto: si capisce bene il valore per il sistema Italia di avere aziende strategiche di proprietà italiana, oserei dire anche statali. Ossia, incassare circa 12 o anche 15 mld di euro dalla privatizzazione della quota oggi in mano allo stato compenserebbe tutto il valore che l’azienda porta e porterà nel tempo all’Italia??? Fare i conti, please! Per chi continua ad insinuare che sarebbe meglio venderle, in quanto darle in gestione ai privati significherebbe maggiore efficienza etc., ricordo che nel caso di ENEL l’azienda italiana si dimostra ben più efficace nel generare valore per l’azionista di quasi tutti i competitors continentali anche e soprattutto privati, dati finanziari alla mano. Ossia, smettiamola una buona volta di fare di tutta l’erba un fascio, impariamo a tenerci le cose che valgono ed a vendere (carissime) allo straniero quelle che invece non sono strategiche e/o non creano tanta ricchezza per la nazione! Giova ricordare che troppo spesso il politico di turno che asserisce che è meglio vendere le aziende di Stato può avere un tornaconto nell’alienarle, della serie vendi a poco qualcosa che vale tanto e ti faccio fare carriera in Europa, vi ricorda qualcosa?

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Non mi stufo di ricordare ai lettori che ENI ed ENEL sono aziende che, contrariamente ad altri gruppi stranieri, stanno investendo in Italia, stanno assumendo, stanno supportando il sistema produttivo. D’altro canto non dimentico che Monti prima – tentò il blitz in Consiglio dei Minsitri del Marzo 2013 con la tentata approvazione a governo decaduto dei decreti attuativi sulla golden share, decreti che avrebbero lasciato scoperta proprio ENEL stando a quanto ripoirtava Milano Finanza dell’epoca – e Saccomanni poi – che sembrava non discriminare sulle future svendite degli assets di Stato, bastava fare cassa – hanno cercato di renderle contendibili. A scanso di equivoci, quello che NON si deve fare è creare una situazione come quella di Telecom Italia, azienda con ottimi margini che sta vendendo pezzo per pezzo i suoi assets stranieri e sud americani in particolare, magari – ad essere malpensanti – cedendo tali consociate estere a soggetti vicini al patto di sindacato con a capo Telefonica che oggi governa l’azienda di telefonia nazionale (ai posteri l’ardua sentenza…).

Ma torniamo a bomba, vediamo le slides (propongo un estratto): ENEL ha generato valore fin dalla sua privatizzazione, porta occupazione al Paese, reddito, dividendi, tasse etc. In poche parole, ricchezza. Cosa succederebbe se venisse venduta al francese o tedesco di turno? Prima di tutto i proventi delle controllate estere si consoliderebbero immediatamente nel paese dove il nuovo acquirente avesse la sede, ossia si pagherebbero le tasse a complemento in Francia o Germania. Poi, si smetterebbe di investire in Italia, obiettivamente ci sono paesi in cui è più redditizio investire. Inoltre, si sposterebbe occupazione nel paese acquirente, occupazione di alto livello intendo, ad esempio spostando nel paese dell’acquirente la sede o parte delle sedi operative oggi in Italia. Ed i fornitori, continuerebbero ad essere italiani o ci si rivolgerebbe a stranieri – ad esempio, ad Ansaldo Energia non si preferirebbe magari Siemens (DE) o Alshtom (FR), a seconda dell’acquirente? -. Questo è fare sistema. Sono solo esempi, ma penso siano illuminanti.

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Lascio a voi ogni ulteriore commento. Comunque devo dire che mi fa sorridere che un CEO di un’azienda strategica nazionale debba andare in Parlamento a spiegare la ricchezza che l’azienda elettrica nazionale ha creato per il Paese, come se i parlamentari fossero dei bambini che non capiscono. Mi sarei aspettato maggiore attenzione su aspetti strategici spiegati a chi deve decidere le policies nazionali da parte di un tecnico del settore (solo 6 slides su 23 della presentazione originale sono sulla strategia energetica, per altro slides descrittive, il resto della presentazione sembra più un perorare la causa della difesa del colosso nazionale): mi sa che oggi i managers delle grandi aziende di Stato devono spendere gran parte del proprio tempo a difendersi proprio da quella classe politica che non perde occasione per affermare che li vorrebbe privatizzati, troppo spesso in Italia il verbo privatizzare è stato sinonimo di svendita (vedasi le privatizzazioni degli anni ’90, nella migliore delle ipotesi si è passati da monopoli privati che non devono fare necessariamente utile – ad es.  autostrade – a monopoli privati che sfruttano la rendita di posizone per far fare guagnare i “fortunatissimi” acquirenti, senza dimenticare la privatizzazione di Unicredit per una manciata di miliardi…). Che ci sia lo zampino del Commissario “Der Kommissar” Olli (Rehn), che ad ogni piè sospinto chiede privatizzazioni all’Italia?

Concludo chiarendo, a scanso i equivoci, che non sono nè dipendente di ENEL nè stakeholder del colosso elettrico nazionale. Ho solo il passaporto italiano.

 

Mitt Dolcino


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