Economia
Terre Rare: una rivoluzione sta arrivando sul Mercato
Un paper dell’accademia cinese delle scienze indica he nei prossimi anni Pechino potrebbe perdere il quasi monopolio nelle terre rare a seguito degli investimenti occidentali

Un rapporto sui metalli delle terre rare, redatto nientemeno che da un istituto di ricerca sostenuto dallo Stato, non solo rischia di mettere in agitazione le autorità cinesi, ma è anche un fulmine a ciel sereno per il resto del mondo. Secondo un rapporto dell’Accademia cinese delle scienze, pubblicato pochi giorni fa, il dominio della Cina nel settore delle terre rare potrebbe essere prossimo alla fine.
Ma la divulgazione non si ferma qui. Il rapporto sottolinea anche come l’apertura di nuove miniere in Australia, Sudafrica e altri Paesi, nonché il progetto Kvanefjeld in Groenlandia, possano rimodellare l’ecosistema delle terre rare nei prossimi anni.
Questo serve anche a sottolineare il motivo per cui gli Stati Uniti del presidente Donald Trump sono così interessati alla Groenlandia. Con la pubblicazione di questo rapporto, alcuni esperti ritengono che il cambiamento dello scenario favorirà gli Stati Uniti.
Uno shock per il mercato dei metalli delle terre rare
Lo studio, pubblicato sulla rivista Chinese Rare Earths, è una rara ammissione di un imminente cambiamento fondamentale. Il team del CAS ha utilizzato una modellazione avanzata “ad agenti” per simulare la domanda e le prospettive di estrazione a livello globale tra il 2025 e il 2040. Pur avendo simulato con precisione circa 1.000 giacimenti globali e oltre 140 miniere redditizie, non ha tenuto conto delle influenze politiche.
Sulla base dei risultati, il team di ricerca ha concluso che la quota di materie prime della Cina, pari a circa il 62%, potrebbe scendere a circa il 28% già nel 2035. Il motivo principale è rappresentato dalle nuove fonti emergenti di metalli delle terre rare. Per inciso, il team di ricerca proviene dalla CAS Ganjiang Innovation Academy di Ganzhou, nella Cina orientale, uno dei maggiori centri di produzione di metalli rari al mondo.
Oggi la Cina domina quasi totalmente la catena di approvvigionamento delle terre rare e di altri metalli critici. Il Paese detiene circa il 60% delle riserve globali e lavora circa il 90% di tutti i metalli delle terre rare. Per questo motivo, Pechino gode di un quasi monopolio nella fornitura di materiali di terre rare, essenziali per i veicoli elettrici, l’elettronica e persino le attrezzature militari.
Stati Uniti, Africa e altri attori globali
Poiché la Cina produce circa i 2/3 della fornitura totale di metalli di terre rare del mondo, gli Stati Uniti sono alla ricerca di alternative. Secondo un rapporto del 2024 del Servizio geologico degli Stati Uniti, esistono circa 110 MT di depositi sparsi in tutto il mondo. Di questi, circa 44 MT sono in Cina, altri 22 MT in Brasile, seguiti da 21 MT in Vietnam, 10 MT in Russia e circa 7 MT in India.
Ora sembra che anche l’Africa possa diventare un attore importante nella catena di approvvigionamento delle terre rare. Grazie alla miniera sudafricana di Steenkampskraal e ad altri progetti in Tanzania, gli esperti prevedono che la quota dell’Africa possa salire dall’1% al 7% circa entro il 2040. Ma c’è una bandiera rossa da considerare: gli investimenti cinesi finanziano molti dei progetti africani, cosa che gli Stati Uniti guardano con costernazione.
Il rapporto afferma inoltre che il progetto brasiliano Serra Verde e altri progetti relativi alle terre rare pesanti, come il disprosio, potrebbero soddisfare circa il 13% dell’offerta globale entro il 2040. Tuttavia, ci sono dei limiti, come le normative ambientali. Il rapporto CAS aggiunge che la miniera australiana di Mount Weld, ricca di neodimio, e le miniere di Olympic Dam, che producono rame e uranio come sottoprodotti, stanno costruendo reti di raffinazione legate agli Stati Uniti per aggirare la Cina.
Nuove scoperte di Cina e Stati Uniti
A gennaio di quest’anno, Pechino ha rivelato di aver trovato un enorme giacimento di terre rare nella provincia sudoccidentale dello Yunnan. Secondo quanto riportato dal Servizio geologico cinese, il deposito di 1,5 milioni di tonnellate contiene terre rare medie e pesanti, tra cui oltre 470.000 tonnellate di elementi come il praseodimio e il neodimio. Al momento dell’annuncio, gli esperti hanno affermato che la scoperta non farà altro che consolidare ulteriormente il ruolo della Cina come leader mondiale delle terre rare.
Dall’altra parte del mondo, alla fine del 2024 i ricercatori statunitensi hanno annunciato di aver individuato un tesoro nazionale di minerali critici nei depositi di ceneri di carbone del Paese. Il rapporto sostiene inoltre che le ceneri di carbone, un sottoprodotto della combustione del carbone a fini energetici solitamente considerato un rifiuto industriale, potrebbero contenere circa 11 MT di elementi di terre rare, ovvero una quantità otto volte superiore alle riserve nazionali di terre rare conosciute.
La scoperta, effettuata da un team dell’Università del Texas di Austin, rivela un valore di 8,4 miliardi di dollari di terre rare. Il rapporto ha portato alcuni esperti a ritenere che lo sfruttamento di queste riserve potrebbe alterare drasticamente le dinamiche della catena di approvvigionamento dei metalli delle terre rare e ridurre la dipendenza degli Stati Uniti dalle importazioni.
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