Energia
Terre Rare: non sono così rare come molti pensano. Però il problema è un altro
Le Terre Rare, essenziali per molte tecnologie moderne, non sono così rare come molti pensano. Però il problema è la capacità di raffinazione
Le terre rare sono il nuovo petrolio. Questo gruppo di 17 elementi metallici è diventato indispensabile per la transizione verso l’energia pulita e per la produzione moderna in generale. Questi elementi hanno caratteristiche uniche che li rendono ingredienti essenziali per il futuro della tecnologia.
“Le terre rare cambiano tutto ciò che riguarda le automobili, la tecnologia verde e la precisione dei sistemi di armamento. Sono quindi diventate essenziali”, ha dichiarato Jim Kennedy, presidente di ThREE Consulting, una società di consulenza sulle terre rare. “Volete una Prius? Hai bisogno di terre rare. Vuoi una Tesla a lungo raggio? Servono le terre rare. Volete un missile da crociera preciso a 1 metro? Ti servono le terre rare”.
L’utilità particolare delle terre rare deriva principalmente dal loro utilizzo come catalizzatori e magneti nelle tecnologie tradizionali e a basse emissioni di carbonio. Altri usi importanti degli elementi delle terre rare sono nella produzione di leghe metalliche speciali, vetro ed elettronica ad alte prestazioni. Gli elementi delle terre rare “hanno notevoli proprietà fisiche e chimiche che li rendono probabilmente i supereroi della tavola periodica”, ha dichiarato a Foreign Policy Ryan Castilloux, amministratore delegato della società di consulenza sui minerali Adamas Intelligence.
Le terre rare non sono poi così “rare” come il nome farebbe pensare. Questi minerali sono naturalmente presenti in tutto il mondo, ma la chiave sta nel trovarli in concentrazioni tali da rendere la loro estrazione conveniente in termini di tempo e denaro.
Tutto questo fa delle terre rare il nuovo asse di potere geopolitico su scala globale. Le nazioni che possiedono riserve naturali di questi elementi e le capacità e le risorse per estrarli e raffinarli si troveranno ad esercitare un’enorme influenza finanziaria e politica nei prossimi anni.
Quali sono i Paesi in cima a questo nuovo totem geopolitico?
Ecco un’immagine esplicativa della distribuzione delle terre rare a livello globale:
La Cina è di gran lunga il maggior produttore di terre rare. Dopo la Cina, che fornisce circa il 38% dei minerali grezzi di terre rare del mondo, è il Vietnam a detenere le maggiori riserve di terre rare, con circa il 19%. Seguono il Brasile con il 18,1%, la Russia con il 10,4%, l’India con il 6%, l’Australia con il 3,5% e infine Stati Uniti e Groenlandia, con l’1,3% ciascuno. Nessun altro Paese possiede più dell’1% delle riserve di terre rare.
Tuttavia, tra tutti questi Paesi, solo uno ha davvero il controllo geopolitico delle catene di approvvigionamento delle terre rare e di tutti i mercati secondari che si basano su questi materiali, e questo Paese è la Cina.
La Cina fornisce circa l’85-95% dei minerali di terre rare raffinati al mondo e domina il mercato globale dalla fine degli anni ’90. Ciò è dovuto al fatto che Pechino detiene un controllo quasi totale delle terre rare. Questo perché Pechino detiene un quasi monopolio delle capacità di raffinazione delle terre rare. Come sappiamo, anche una manciata di altri Paesi possiede riserve significative di elementi critici delle terre rare, ma non dispone delle infrastrutture necessarie per lavorarli in modo efficiente ed economico.
La Cina da sola rappresenta l’85-90% della raffinazione delle terre rare da miniera a metallo nel mondo. Inoltre, le raffinerie cinesi forniscono il 68% del cobalto mondiale, il 65% del nichel e il 60% del litio per batterie EV. Di conseguenza, ben il 75% di tutte le batterie per veicoli elettrici è prodotto in Cina.
Quindi, volendo essere precisi, il problema delle terre rare non è la presenza di riserve, che, fra l’altro, non sono ancora state accertate in molte regioni della crosta terrestre, ma la capacità di raffinazione e purificazione, che è essenzialmente un investimento industriale. A parole tutti parlano di voler calare la dipendenza dalle forniture cinesi, poi, in pratica, a parte qualcosa negli USA, gli altri fanno quasi solo parole.
Si teme che, se altri Paesi ricchi di terre rare non si fanno avanti per competere con la Cina, Pechino possa esercitare un’influenza eccessiva e creare un mercato tutt’altro che libero. Finora, tuttavia, alcuni esperti sostengono che tali preoccupazioni siano esagerate. Ma non è un segreto che le terre rare siano il nuovo petrolio e che le potenze occidentali stiano lottando per riprenderne il controllo. Le tensioni globali intorno alle terre rare sono destinate a surriscaldarsi nei prossimi anni, e mitigare questo controllo sbilenco del mercato sarà fondamentale per mantenere meccanismi commerciali equilibrati.
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.
You must be logged in to post a comment Login