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Terre Rare: Gli USA scelgono l’Australia per aggirare il monopolio Cinese
Washington usa la banca statale EXIM per finanziare progetti minerari in Australia, aggirando il monopolio (80%) di Pechino. È la nuova politica industriale USA per assicurarsi i minerali critici.

Gli Stati Uniti stanno silenziosamente, ma attivamente, ridisegnando la mappa globale dell’approvvigionamento di minerali critici. La dipendenza dalla Cina, che attualmente domina oltre l’80% della lavorazione mondiale di terre rare, è diventata un rischio strategico che Washington non è più disposta a correre. La soluzione? Il “friend-shoring”, ovvero finanziare l’estrazione e la lavorazione in paesi alleati. E il partner d’elezione sembra essere l’Australia.
L’ultimo sviluppo di questa strategia è la lettera d’interesse della U.S. Export-Import Bank (EXIM) per un finanziamento fino a 200 milioni di dollari destinato al Goschen Rare Earths and Mineral Sands Project di VHM, nello stato di Victoria.
Questa mossa non è isolata. Segue un impegno simile di settembre, quando l’EXIM ha stanziato 67 milioni di dollari per il progetto sullo scandio di Sunrise Energy Metals nel Nuovo Galles del Sud. Entrambe le iniziative rientrano nella “Supply Chain Resiliency Initiative” (Iniziativa per la Resilienza della Catena di Approvvigionamento) di Washington, un nome elegante per dire: cerchiamo alternative a Pechino.
La mossa geopolitica: La finanza come politica estera
Gli esperti del settore sono concordi: questi non sono semplici investimenti finanziari, ma mosse puramente geopolitiche. Assicurandosi forniture a lungo termine dall’Australia, gli Stati Uniti stanno applicando una strategia di “friend-shoring”, dirottando gli input critici attraverso alleati fidati.
La preoccupazione di Washington è aumentata da quando, nell’aprile 2025 (come riportato nel testo originale, ndr), Pechino ha imposto controlli sulle esportazioni di diversi elementi di terre rare, “arma” di fatto il suo dominio minerario in un contesto di crescenti tensioni globali. Le industrie americane, dall’aerospaziale ai semiconduttori, dipendono da queste materie prime per magneti, batterie e componenti di precisione.
Offrendo termini di rimborso lunghi (12-15 anni) e snellendo le approvazioni, gli Stati Uniti stanno accelerando la fattibilità di questi progetti e bloccando le forniture future. È, a tutti gli effetti, un ritorno della politica industriale e della finanza usata come strumento di politica estera.
L’asset strategico: Il progetto Goschen
Il progetto Goschen di VHM Limited sta emergendo come un asset strategico di primaria importanza. Non si tratta di un giacimento qualsiasi, ma di un impianto di grandi dimensioni che, in prospettiva, dovrebbe dare un output significativo e strategico per tutto l’Occidente.
Le sue caratteristiche principali includono:
- Riserve ingenti: Oltre 413.000 tonnellate di ossido totale di terre rare (REO) e una riserva di minerale provata di 199 milioni di tonnellate.
- Minerali diversificati: È progettato per fornire sia terre rare leggere che pesanti, essenziali per i magneti ad alte prestazioni.
- Asset aggiuntivi: Contiene anche preziose sabbie minerali come zircone e rutilo, che garantiscono flussi di entrate doppi.
- Settori chiave: Questi materiali sono indispensabili per veicoli elettrici, sistemi di difesa e tecnologie per l’energia pulita.
Il progetto ha già superato i principali ostacoli normativi, comprese le approvazioni ambientali e la licenza mineraria, e si trova in una giurisdizione “Tier 1” (cioè stabile e affidabile) con infrastrutture e logistica robuste.
Non solo Australia: Gli occhi sulla Groenlandia
L’Australia è il fronte principale, ma non l’unico. Gli Stati Uniti hanno intensificato il loro interesse anche per le riserve di terre rare della Groenlandia. In particolare, il giacimento di Tanbreez è considerato estremamente prezioso perché contiene un’alta percentuale di elementi di terre rare pesanti, più scarsi e critici per le applicazioni ad alte prestazioni.
Anche qui, la geopolitica è centrale: la Groenlandia è un territorio semi-autonomo della Danimarca, situato nell’Artico, che offre un enorme potenziale di risorse e un posizionamento strategico.
Domande e Risposte
Perché le terre rare sono improvvisamente così importanti?
Le terre rare non sono “improvvisamente” importanti, ma la loro domanda è esplosa. Sono componenti fondamentali per i magneti permanenti ad alte prestazioni utilizzati in quasi tutte le tecnologie moderne: motori dei veicoli elettrici, turbine eoliche, sistemi di guida missilistica, smartphone e semiconduttori. Controllare la loro fornitura significa controllare le fondamenta della tecnologia verde e della difesa militare.
Cosa significa che la Cina “domina” il mercato?
Significa che, sebbene la Cina non estragga l’80% delle terre rare globali (ne estrae circa il 60-70%), controlla oltre l’80% della lavorazione e raffinazione. L’estrazione è solo il primo passo; la separazione dei singoli elementi è un processo chimico complesso e inquinante che l’Occidente ha per decenni “esternalizzato” volentieri a Pechino. Ora Pechino usa questo quasi-monopolio sulla raffinazione come leva geopolitica, imponendo controlli sulle esportazioni.
L’investimento USA in Australia risolverà il problema?
Non immediatamente, ma è l’inizio di una strategia a lungo termine. Questi progetti, come il Goschen, richiedono anni per diventare pienamente operativi. L’obiettivo degli Stati Uniti non è sostituire la Cina dall’oggi al domani (impossibile), ma costruire una catena di approvvigionamento alternativa e parallela tra nazioni alleate (“friend-shoring”). Questo riduce la vulnerabilità strategica e crea un “piano B” affidabile per le industrie critiche occidentali.









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