Attualità
Tanti saluti ai gufi. La cura Donald crea posti di lavoro di Massimiliano Lenzi.
SuperTrump. Punto e basta. Perché le ideologie non creano posti di lavoro, ma Donald Trump sì. Dagli Stati Uniti d’America arriva, e non è la prima volta, una grande lezione di laicità politica – e mai come in queste ore la nostra Italia ne ha un gran bisogno, con l’accerchiamento di buona parte dei sindaci di sinistra o di centrosinistra a Matteo Salvini, il leader della Lega colpevole secondo loro di aver varato il decreto sicurezza, e con la Regione Toscana governata da un ex comunista che si dice pronta a fare ricorso, contro il decreto Salvini, alla Corte Costituzionale – e questa laicità americana c’è la regalano i numeri, oltre ogni manicheismo possibile.
Coraggio, provate a contare. Per la prima volta nella loro storia gli Stati Uniti hanno più di 150 milioni di persone che lavorano, un record dell’era Trump. Il governo di “The Donald”, avversato dai grandi giornali americani, dai governi del Vecchio Continente come Parigi e Berlino, da una parte delle élite americane e da quasi tutte quelle europee, raccontato dai principali media come un inciampo della storia capace solo di compiere gaffe, ha compiuto il miracolo, sbugiardando con la concretezza della realtà le diverse (e noiose) propagande, miste di pregiudizi e di puzza sotto al naso, che lo descrivevano e lo descrivono (ancora) come un elefante a passeggio in un negozio di cristallerie. Balle, neppure troppo seducenti. Lo diciamo noi? Ovviamente sì, ma soprattutto lo dicono i numeri.
Solo nel 2018 l’economia americana, che non ha paura del proprio deficit e stampa ancora moneta – e che moneta, il dollaro! – ha creato oltre 2 milioni e 600mila posti di lavoro. Roba da far impallidire ogni ironia possibile e pure le troppo facili promesse della politica che, in passato, sul lavoro ha giocato buona parte delle proprie fortune elettorali. Ovunque, da Roma a Washington passando per Parigi. Per la verità una promessa in questo senso Trump l’aveva fatta e capirete lo sconcerto dei suoi avversari oggi, nel vedere che l’ha mantenuta. “Io ve lo dico – aveva scommesso – sarò il più grande presidente per la creazione di posti di lavoro che Dio abbia mai creato”. Lasciando stare Dio, beh non c’è che dire: scommessa vinta per il 2018. Trump, che non ha timidezze nel parlare o nel postare sui social, sulla propria sfida da Presidente Usa aveva detto pure qualcosa di più (parole non garbate ai soliti noti, dai grandi giornali all’establishment): “Un politico? Non voglio essere definito un ‘politico’. Tutte chiacchiere e niente fatti. Mi rifiuto di essere definito un ‘politico’”. E ancora (con un certo compiacimento): “Tutta la mia vita gira intorno al vincere. Io non perdo spesso. Anzi non perdo quasi mai”.
Sui posti di lavoro ha trionfato ed il 2018 di Donald Trump, accerchiato ma vincente, ci regala una diapositiva dall’America che in queste ore di inizio 2019 dovrebbe valere pure qui da noi, in Italia. Prendiamo, dopo il lavoro, un argomento come la sicurezza: nel suo girovagare per gli Usa Trump non si è mai stancato di ripetere: “Noi introdurremo la sicurezza sociale,facendo del nostro paese di nuovo un paese ricco”. Perché la realtà, alla fine, è più forte delle ideologie ed i fatti sbaragliano i pregiudizi. Tranne, forse, agli aperitivi sulle terrazze romane, tra soliti noti, con un po’ di tempo perso anche a parlar male di Trump. Roba da teche. Ma soprattutto, che palle!
Massimiliano Lenzi, Il Tempo 6.1.19
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