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Takaichi incontra Trump: “Età dell’oro” in cambio di più spesa militare e un patto sui minerali rari

Il Giappone paga il prezzo dell’alleanza: Takaichi incontra Trump, accelera la spesa militare al 2% e firma un patto strategico sui minerali rari per arginare la Cina.

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Il primo vertice a Tokyo tra la nuova Premier giapponese, Sanae Takaichi, e il Presidente USA Donald Trump si è concluso martedì. Tra un imponente dispiegamento di 18.000 agenti di polizia, la Takaichi ha cercato di inaugurare una “nuova età dell’oro” per l’alleanza, ma, come prevedibile, l’incontro è stato un test diplomatico cruciale sul tema più caro a Trump: i soldi.

La Premier, protetta del defunto Shinzo Abe e nota per le sue posizioni conservatrici, ha chiaramente dimostrato di aver studiato il manuale del suo mentore per gestire l’inquilino della Casa Bianca, ed ha mostrato una capacità diplomatica notevole. 

Il manuale Abe: Putter, Nobel e Lodi

La Takaichi non ha lasciato nulla al caso per ingraziarsi il Presidente americano, seguendo la strategia di diplomazia personale che fu di Abe. Ha accolto Trump con tutti gli onori di una visita di stato, inclusa un’udienza con l’Imperatore.

Ma i dettagli contano. La Premier ha omaggiato Trump con regali studiati:

  • Un putter (la mazza da golf) usato da Shinzo Abe.
  • Una sacca da golf firmata dal campione giapponese Hideki Matsuyama.
A questo si è aggiunta la lode per “l’incrollabile impegno per la pace e la stabilità mondiale” di Trump. E, ciliegina sulla torta, la Takaichi ha comunicato alla delegazione USA l’intenzione di nominare Trump per il Premio Nobel per la Pace per il suo lavoro di mediazione nei conflitti, una mossa che Abe aveva già utilizzato con successo.

La strategia sembra aver pagato. Trump ha lodato la Takaichi, ricordando come Abe parlasse “così bene” di lei e aggiungendo: “Non sono sorpreso di vederti Primo Ministro”. Sanae sembra entrare nella ristretta cerchia degli amici personali del Presidente, un passaggio che, come dimostra il caso Milei, ha anche delle ricadute politiche.

La spesa per la Difesa: il problema economico

Dietro la cortesia, c’è il do ut des. La Takaichi ha promesso di “rafforzare il potere nazionale del Giappone”, in particolare difesa e diplomazia.

Il punto chiave è che il Giappone sta cercando di anticipare le richieste di Trump. La Premier ha messo sul piatto un’accelerazione dell’obiettivo di spesa per la difesa, portandolo al 2% del PIL già entro la fine di quest’anno fiscale, con due anni di anticipo sulla tabella di marcia fissata nel 2022. Del resto il rafforzamento militare non è contrario alla posizione politica del governo e porterà ricchi contratti a società come Mitsubishi e Toshiba.

Una mossa necessaria, visto che l’amministrazione Trump, dopo aver ottenuto il 3,5% dalla NATO, preme perché gli alleati, Giappone incluso, raggiungano uno “standard globale” del 5%.

Trump ha mostrato di gradire, pur mantenendo la pressione: “So che state aumentando la vostra capacità militare in modo sostanziale e abbiamo ricevuto i vostri ordini per una quantità molto grande di equipaggiamento militare. Apprezziamo quell’ordine e apprezziamo molto il commercio”. Insomma, l’alleanza si paga.

Il vero accordo: minerali rari contro la Cina

Se la difesa era il prezzo, l’accordo sui minerali critici e le terre rare è stato il vero risultato strategico del summit. I due leader hanno firmato un accordo quadro per “mettere in sicurezza l’approvvigionamento” di questi materiali, fondamentali per qualsiasi cosa, dall’elettronica alla difesa, passando per le auto elettriche.

L’obiettivo è uno solo: ridurre la dipendenza dalla Cina, che attualmente processa oltre il 90% delle terre rare globali. L’accordo USA-Giappone prevede:

  • Coordinamento degli investimenti per nuovi progetti di estrazione e lavorazione.
  • Finanziamento di progetti per batterie e magneti.
  • Creazione di un “Gruppo di Risposta Rapida” congiunto per individuare vulnerabilità nelle forniture.
  • Semplificazione dei permessi burocratici.
  • Misure per affrontare le “distorsioni del commercio estero e le pratiche di mercato sleali” (leggi: Cina).

Terre rare un fattore critico su cui lavorareanno assieme USA e Giappone

Omissioni e Contraddizioni

Non tutto, però, è stato lineare. I leader hanno anche presentato una dichiarazione congiunta sul “GREAT DEAL”, l’accordo sugli investimenti da 550 miliardi di dollari che allentò i dazi di Trump. Un accordo che, secondo quanto riferito, la stessa Takaichi considera “ingiusto” per il Giappone, ma che ha dovuto comunque elogiare.

Significative anche le omissioni. Come nota Tetsuo Kotani, professore alla Meikai University, “l’interesse di Trump risiede nell’economia, non nella sicurezza”. Nelle dichiarazioni congiunte, infatti, non c’è stato alcun accenno diretto alla Cina o alla Corea del Nord, i principali motori del riarmo giapponese. Questo probabilmente per non danneggiare le possibilità di un vertice diretto con Xi Jinping.

Trump è apparso più concentrato sul suo imminente incontro in Corea del Sud con il leader cinese Xi Jinping, dedicato al commercio, che ha in gran parte messo in ombra il vertice di Tokyo. Le questioni di sicurezza, conclude Kotani, “saranno gestite a livello ministeriale”.

Mentre Trump si prepara a parlare (con Takaichi) dalla portaerei USS George Washington, forse dopo un raro volo insieme sul Marine One, la Premier giapponese incassa un accordo economico strategico, ma sa che la strada per gestire l’alleato americano, sulla scia di Abe, è ancora lunga e, soprattutto, costosa.

Domande e Risposte

Perché un accordo sui minerali rari è così importante per USA e Giappone?

Perché le terre rare sono essenziali per tutta l’industria moderna: smartphone, veicoli elettrici, semiconduttori e sistemi di difesa avanzati (come radar e missili). Attualmente, la Cina controlla quasi monopolisticamente (oltre il 90%) la lavorazione di questi materiali. Questo accordo serve a USA e Giappone per creare una catena di approvvigionamento alternativa e sicura, riducendo la loro dipendenza strategica da Pechino, che potrebbe usare le esportazioni come arma di ricatto geopolitico.

Qual è la strategia di Sanae Takaichi nel nominare Trump per il Nobel?

È una mossa di pura Realpolitik diplomatica, ereditata dal suo mentore Shinzo Abe. Takaichi sa che il Presidente Trump risponde positivamente alla diplomazia personale e alle lodi pubbliche. Proporlo per il Nobel (un gesto simbolico, non vincolante) serve a lusingarlo, a creare un rapporto personale positivo e a distogliere l’attenzione dai punti di frizione, come la richiesta USA di aumentare la spesa militare al 5% del PIL. È un modo per “gestire” l’alleato.

Perché c’è questa tensione sulla spesa militare giapponese?

Per decenni, il Giappone ha mantenuto una spesa militare bassa (circa l’1% del PIL) a causa della sua costituzione pacifista post-bellica. L’amministrazione Trump, tuttavia, vede le alleanze in modo “transazionale”: gli USA offrono protezione militare e gli alleati devono pagare una quota equa. Trump spinge per il 5% del PIL. Takaichi, riconoscendo le minacce (Cina, Corea del Nord) ma anche la pressione USA, ha accelerato l’obiettivo del 2% per mostrare buona volontà e comprare tempo.

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