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Svolta a Washington: Trump e Zelensky aprono alla Pace, garanzie USA sul tavolo. Macron nell’angolo
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Ore febbrili alla Casa Bianca: Trump spinge per un accordo storico con Zelensky e Putin, ma il prezzo potrebbe essere la terra ucraina. Mentre l’Europa, guidata da un Macron furioso, lotta per non essere esclusa, il mondo trattiene il fiato. La guerra è davvero alla fine?”

Una giornata di diplomazia febbrile alla Casa Bianca potrebbe aver segnato un punto di svolta decisivo per il conflitto in Ucraina. Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha ospitato il suo omologo ucraino, Volodymyr Zelensky, per un incontro bilaterale cruciale, seguito da un vertice allargato con i principali leader europei. Sul tavolo, i contorni di un possibile accordo di pace, sostenuto da un’offerta americana di garanzie di sicurezza che il Segretario Generale della NATO, Mark Rutte, ha definito senza mezzi termini una “svolta”. L’ottimismo, seppur cauto, pervade i corridoi del potere.
L’incontro a due: i punti chiave del dialogo Trump-Zelensky
Il fulcro della giornata è stato il faccia a faccia tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky. L’atmosfera, cordiale e costruttiva, molto più positiva rispetto al meeting precedente, ha gettato le basi per i progressi successivi. Al termine del loro colloquio, Zelensky ha parlato di una “conversazione molto buona” in cui sono stati toccati “punti molto sensibili”.
I temi principali emersi da questo primo, fondamentale incontro sono stati:
- Garanzie di Sicurezza Americane: Questo è l’elemento più significativo. Trump ha dichiarato esplicitamente che si sarebbe raggiunta una “risoluzione oggi” sulla questione della sicurezza. Queste garanzie sono state descritte come simili a una protezione “in stile Articolo 5”, un impegno che ricalcherebbe la clausola di difesa collettiva della NATO, senza però includere l’Ucraina nell’alleanza – un punto, quest’ultimo, da sempre considerato una linea rossa invalicabile per Mosca. L’offerta di Trump di partecipare direttamente a questo schema di sicurezza è ciò che ha spinto Mark Rutte a parlare di “breakthrough”, passo in avanti.
- Prospettiva di un Vertice a Tre: Trump ha espresso grande fiducia sulla possibilità di organizzare un incontro trilaterale con lui, Zelensky e il Presidente russo Vladimir Putin. “Penso che sarà una questione di quando, non di se”, ha affermato, annunciando l’intenzione di chiamare Putin subito dopo i meeting di Washington. Zelensky si è detto pronto e ha definito la prospettiva un “ottimo segnale”.
- Concessioni Territoriali sul Tavolo: In un atto di pragmatismo che segnala la serietà dei negoziati, Trump ha confermato che le discussioni includono “possibili scambi di territorio”, che dovrebbero tenere “in considerazione l’attuale linea di contatto”. Sebbene sia un argomento estremamente delicato per Kyiv, il fatto che venga discusso apertamente in cambio di solide garanzie di sicurezza rappresenta un passo avanti negoziale di enorme portata. Comunque Zelensky ha poi precisato che la questione sarà discussa nmel trilaterale
- Possibile Ruolo delle Truppe USA: A domanda diretta sulla possibilità di inviare truppe americane per mantenere un eventuale accordo di pace, Trump non ha escluso l’opzione, rispondendo con un interlocutorio: “Ve lo faremo sapere, forse più tardi oggi”. Un’apertura che, seppur vaga, aggiunge ulteriore peso all’impegno americano. Del resto è intuibile che Putin non è ora opposto a una presenza americana sul campo.
Durante il voto a porta chiusa Trump si sarebbe perfino all’ontanato per sentire telefonicamente Putin sui principi che venivano fissati nel meeting.
Il vertice allargato: Macron chiede un ruolo, difficilmente sarà concesso
Subito dopo il bilaterale, la scena si è allargata nell’East Room della Casa Bianca, dove Trump e Zelensky sono stati raggiunti da una delegazione europea di altissimo livello: la Presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen, il Primo Ministro britannico Keir Starmer, il Presidente francese Emmanuel Macron, il Cancelliere tedesco Friedrich Merz, il Presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni, il Presidente finlandese Alexander Stubb e il Segretario Generale della NATO Mark Rutte.
Questo incontro multilaterale ha avuto due obiettivi principali. Il primo, mostrare un fronte occidentale unito a sostegno di Kyiv. I leader europei, presentandosi in gruppo, hanno voluto assicurare che gli interessi della sicurezza ucraina e continentale fossero al centro di qualsiasi accordo, evitando di essere semplici spettatori di un’intesa tra Washington e Mosca.
Il secondo obiettivo, più sottile, è stato quello di ritagliarsi un ruolo attivo nel processo. È stato il Presidente francese Macron a farsi portavoce di questa esigenza, proponendo che i futuri colloqui si trasformino in un “incontro quadrilaterale”. “Quando parliamo di garanzie di sicurezza, parliamo dell’intera sicurezza del continente europeo”, ha affermato Macron, sottolineando come le decisioni prese avranno un impatto diretto e ineludibile sulla stabilità dell’Europa.
La reazione di Trump a questa proposta non è stata immediatamente chiara, ma il messaggio da parte europea è stato forte e inequivocabile: la pace in Ucraina deve essere giusta e duratura, non una tregua temporanea, e l’Europa intende essere garante e protagonista di questo processo.
In conclusione, la giornata di Washington sembra aver sbloccato uno stallo che durava da troppo tempo. La volontà di Donald Trump di mettere sul piatto il peso politico e militare degli Stati Uniti ha fornito a Zelensky la copertura necessaria per esplorare opzioni negoziali complesse, incluse quelle territoriali. Ora la palla passa a Mosca. La telefonata di Trump a Putin sarà il prossimo, cruciale capitolo di una storia che, per la prima volta da mesi, sembra poter avere un epilogo di pace.

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