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F-35, la fregatura è servita: gli USA cambiano il prezzo e chiedono alla Svizzera fino a 1,3 miliardi in più. Un “malinteso”, dicono.

Il prezzo fisso per gli F-35 svizzeri era un “malinteso”. Gli USA ora chiedono fino a 1,3 miliardi in più, mettendo Berna in una trappola senza via d’uscita.

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Una doccia gelata, o per meglio dire una vera e propria fregatura, si sta abbattendo su Berna. L’accordo per l’acquisto di 36 caccia F-35A della Lockheed Martin, che doveva essere blindato da un prezzo fisso, si sta trasformando in un pozzo senza fondo. Gli Stati Uniti, attraverso la loro agenzia per la cooperazione militare (DSCA), hanno bussato alla porta del governo svizzero con una richiesta tanto semplice quanto sconcertante: servono più soldi. Molti di più.

Secondo Washington, a causa dell’inflazione galoppante negli USA e dell’aumento dei costi delle materie prime, il prezzo pattuito di poco più di sei miliardi di franchi svizzeri non è più sufficiente. La giustificazione ufficiale? Il prezzo fisso, hanno candidamente comunicato a febbraio, sarebbe stato un “malinteso”. Una scusa che sa di beffa, soprattutto considerando che lo stesso importo era stato confermato pubblicamente persino dall’ambasciata americana a Berna.

L’entità di questo “malinteso” è sbalorditiva. Il direttore nazionale degli armamenti, Urs Loher, ha quantificato il potenziale salasso: si parla di un costo aggiuntivo che potrebbe variare tra i 650 milioni e 1,3 miliardi di dollari. Il governo federale svizzero, per ora, fa muro, ribadendo la validità del contratto firmato e siglato. Ma la realtà è che la Svizzera è stata messa con le spalle al muro e dovrà qffrontare questo aumento che può arrivare al 20% della commessa.

Qui scatta la trappola perfetta. Berna potrebbe, in teoria, stracciare il contratto. Ma le conseguenze, come ammette lo stesso governo, sarebbero “significative”. Senza i nuovi F-35, la Svizzera “non sarebbe più in grado di garantire la sicurezza dello spazio aereo e della popolazione a partire dal 2032”, anno in cui la vecchia flotta di F/A-18 dovrà essere obbligatoriamente pensionata. Annullare l’ordine significherebbe trovarsi disarmati. Gli Stati Uniti lo sanno bene e usano questa leva con spregiudicata freddezza. La Svizzera ha perfino svolto esercitazioni congiunte con l’Italia per vedere gli F-35 all’opera.

LMARS su F-35

Il tutto assume contorni ancora più grotteschi se si pensa che l’acquisto degli F-35 è stato fin dall’inizio un percorso a ostacoli. Il governo ottenne il via libera tramite un referendum nel settembre 2020, vinto con un margine risicatissimo. La scelta del caccia americano, preferito all’Eurofighter, al Super Hornet di Boeing e al Rafale francese, aveva già sollevato enormi polemiche e persino due inchieste parlamentari per i noti problemi tecnici del velivolo e per i suoi costi esorbitanti.

Ora, la Svizzera sta cercando disperatamente una “soluzione diplomatica“, ma è evidente che sta negoziando da una posizione di totale debolezza. Ha un disperato bisogno di quegli aerei, le cui prime consegne sono previste per il 2027, e Washington lo sa. Berna sta imparando a sue spese cosa significhi realmente fare affari con il complesso militare-industriale americano, un mondo in cui un “prezzo fisso” può diventare un “malinteso” da un miliardo di dollari da un giorno all’altro. La neutralità armata costa cara, ma i “malintesi” con gli amici americani costano ancora di più. Del resto è stata Berna a farsi pecora, e le pecore vengono, di solito, tosate…


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