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Sulla Luna c’è ruggine. La missione cinese Chang’e-6 distrugge 50 anni di certezze scientifiche

Trovata ruggine sulla Luna: la scoperta della sonda cinese Chang’e-6 ribalta 50 anni di teorie scientifiche sull’ambiente lunare.

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Quando si parla di Spazio, la Cina sta rapidamente cambiando le regole del gioco, e anche le nostre certezze. L’ultima notizia proveniente dalla missione Chang’e-6, che ha raccolto campioni sulla “faccia nascosta” della Luna, è di quelle che stupiscono: nel suolo lunare è stata trovata ruggine.

Sì, avete capito bene. Ossido di ferro. Proprio il materiale che, secondo i dogmi scientifici, non dovrebbe esistere in un ambiente privo di ossigeno e acqua come quello del nostro satellite.

La scoperta, pubblicata sulla prestigiosa rivista Science Advances, è frutto del lavoro di un team guidato dall’Università di Shandong. Analizzando i campioni riportati a Terra, i ricercatori hanno identificato cristalli microscopici di ematite e maghemite, entrambe forme di ossido di ferro.

Questo ritrovamento non è solo una curiosità geologica, ma una vera sfida alla chimica lunare come la conosciamo, e potrebbe finalmente fornire una spiegazione per alcune misteriose anomalie magnetiche rilevate in passato sulla superficie.

Chang’e 6

Il crollo di un dogma scientifico

Per cinquant’anni, la scienza ha vissuto comoda su un presupposto: sulla Luna il ferro non può arrugginire. Mancano gli ingredienti fondamentali.

È vero che già le missioni Apollo avevano portato indietro campioni “sospetti”, che contenevano tracce di magnetite e idrossidi di ferro. Tuttavia, la questione fu chiusa rapidamente. Uno studio fondamentale del 1971 stabilì che quei composti non potevano essere stabili sulla Luna e che, quasi certamente, si trattava di contaminazione avvenuta sulla Terra dopo il rientro.

Una spiegazione comoda, che ha cementato per mezzo secolo l’idea di una Luna come ambiente arido, chimicamente “ridotto” e tutto sommato semplice.

La realtà è più complessa (e cinese)

Negli ultimi anni, però, questo dogma ha iniziato a mostrare crepe. Non è un caso che i primi dubbi siano emersi con l’intensificarsi delle nuove missioni lunari:

  • Dal 2020: Il Moon Mineralogy Mapper della NASA ha iniziato a rilevare segnali diffusi di ematite (un minerale altamente ossidato) alle alte latitudini lunari.
  • Nel 2022: Analisi più avanzate sui campioni della precedente missione cinese, la Chang’e-5, hanno rivelato tracce di magnetite.

Ma è stata la Chang’e-6 a fornire la prova definitiva. La sonda è atterrata in un sito strategico: il bacino Polo Sud-Aitken. Si tratta di uno dei bacini da impatto più grandi e antichi dell’intero sistema solare, un luogo che non è stato “coperto” da successive colate di lava vulcanica.

Area polo Sud Aitken

Come si forma la ruggine senza ossigeno?

I campioni della Chang’e-6 dimostrano che questi ossidi di ferro sono parte integrante della geologia lunare. Ma come si sono formati?

I ricercatori hanno notato che l’ematite e la maghemite si trovano principalmente nelle cosiddette brecce di suolo lunare — ovvero, rocce composte da frammenti fusi insieme dal calore e dalla pressione estremi generati dall’impatto di meteoriti. Al contrario, questi minerali sono assenti nei frammenti di roccia vulcanica antica rimasta intatta.

L’ipotesi, dunque, è che la ruggine lunare non si sia formata con acqua e ossigeno come sulla Terra, ma sia il prodotto diretto dei massicci eventi di impatto che hanno creato crateri colossali miliardi di anni fa. Questi impatti catastrofici avrebbero generato le condizioni di temperatura e pressione tali da innescare reazioni di ossidazione del ferro, un processo chimico completamente alieno a quello terrestre.

Domande e risposte

Ma come fa il ferro ad arrugginire senza ossigeno e acqua? Non è la ruggine “terrestre”. L’ipotesi è che non servano né acqua né un’atmosfera respirabile. I ricercatori suggeriscono che gli impatti di meteoriti ad altissima energia, che hanno creato i grandi bacini lunari, abbiano generato temperature e pressioni immense. Questo processo estremo avrebbe fuso le rocce e indotto reazioni chimiche di ossidazione, creando ossidi di ferro in condizioni che normalmente non lo permetterebbero.

Perché questa scoperta è così importante? Perché sfata un dogma scientifico durato 50 anni. Dimostra che la Luna non è un ambiente chimicamente “morto” o semplice come si pensava, ma ha una geochimica di superficie complessa e modellata da processi violenti. Inoltre, la presenza di questi minerali (in particolare la maghemite, che è magnetica) aiuta a spiegare strane anomalie magnetiche rilevate sulla superficie, che prima non avevano una chiara giustificazione.

Perché la scoperta è arrivata solo ora, e proprio dalla Cina? Le missioni Apollo degli anni ’70 raccolsero i primi indizi, ma la comunità scientifica li liquidò come contaminazione terrestre. Le recenti missioni cinesi (Chang’e-5 e Chang’e-6) sono tecnologicamente più avanzate nell’analisi dei campioni e, soprattutto, hanno scelto siti di atterraggio strategicamente diversi. Il bacino Polo Sud-Aitken è un’area antichissima che conserva “cicatrici” di impatti remoti, un luogo ideale per trovare minerali rari che le missioni precedenti non avevano esplorato.

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