Analisi e studi
Stupore: se la casa farmaceutica paga la ricerca su un farmaco, questo è più efficace
La ricerca “Funding of Clinical Trials and Reported Drug Efficacy” prova scientificamente che se uno studio sull’efficacia di un farmaco è finanziato dalla casa farmaceutica, il farmaco stesso appare più efficace. Questo è un grosso problema per le terapie, e bisogna correggere il problema.
Adesso vi stupirò con un paper economico-medica notevole, che potrebbe rivoluzionare il mondo della medicina: se una ricerca scientifica sull’efficacia di un farmaco è pagata direttamente dalla casa farmaceutica, l’efficacia del farmaco stesso aumenta del 50%.
Un recente studio pubblicato nel Journal of Political Economy, intitolato Funding of Clinical Trials and Reported Drug Efficacy, ha messo in luce un fenomeno noto come “effetto di sponsorizzazione”, che evidenzia come gli studi clinici finanziati dai produttori di farmaci tendano a riportare un’efficacia superiore rispetto a quelli non sponsorizzati dalle aziende farmaceutiche.
La ricerca, condotta da Tamar Oostrom, assistente professore di economia presso l’Università Statale dell’Ohio, ha analizzato 509 trial clinici e 1.215 bracci di trattamento, rivelando che la differenza di efficacia tra studi sponsorizzati e non può ridursi di circa il 50% se si elimina questo bias. Lo studio si è concentrato soprattutto sui farmici legati alle terapie psichiatriche.
Oostrom ha osservato che non ci sono differenze significative nel design degli studi tra quelli finanziati dalle aziende e quelli indipendenti, suggerendo che il bias potrebbe derivare dalla selezione dei trial più favorevoli da pubblicare: infatti, i risultati indicano che i trial in cui il farmaco del produttore risulta più efficace hanno maggiori probabilità di essere pubblicati, influenzando così la percezione della sua efficacia sia tra i medici che tra i pazienti.
Un caso emblematico è quello di Effexor, un antidepressivo lanciato da Wyeth Pharmaceuticals nel 1993. Tra i 14 trial randomizzati controllati finanziati da Wyeth, Effexor è risultato più efficace in 12 occasioni. Tuttavia, quando gli stessi due farmaci sono stati confrontati in trial con finanziamenti alternativi, solo uno su tre ha mostrato Effexor come più efficace.
Questo esempio dimostra chiaramente come il finanziamento possa distorcere i risultati, e che quindi anche gli scienziati sono fatti di carne e sensibili alla remunerazione legata agli studi, cosa che agli uomini di mondo non sfugge neanche nell’epoca della deificazione della scienza.
Inoltre, la ricerca ha evidenziato che anche un effetto di bias potrebbe avere conseguenze significative sulla salute dei pazienti: infatti se alcuni risultati di un trial clinico sono influenzati da bias, i pazienti potrebbero assumere farmaci meno efficaci o non ottimizzare le loro opzioni terapeutiche.
Oostrom ha anche sottolineato l’importanza della registrazione preventiva dei trial come misura per mitigare il problema del bias di pubblicazione. Questa pratica richiede ai ricercatori di registrare i loro studi prima della pubblicazione o del finanziamento, aumentando la probabilità che anche studi sfavorevoli vengano resi comunque pubblici, anche quando sono pagati dalle case farmaceutiche.
Tuttavia, nonostante i progressi nella trasparenza e nella registrazione dei trial, rimane una significativa quantità di dati storici basati su prove potenzialmente distorte. Quindi sarebbe necessario rivalutare completamente le pratiche di finanziamento degli studi da parte delle compagnie farmaceutiche e il rapporto fra ricercatori e finanziatori, ma comunque la ricerca conferma un detto vecchio come il mondo: chi paga i suonatori sceglie la musica.
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