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Politica

Steve Bannon indica la strada; Mattarella indicherà Di Maio? (di Marco Orso Giannini)

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Steve Bannon è un genio e lo ha dimostrato anche in Italia in una recente intervista non appena sbarcato.
Bannon ha spiegato come le dinamiche di disinformazione di cui l’Italia è intrisa, tra cui la retorica su razzismo, su fascismo e comunismo (nel 2018), sul populismo, sul femminismo ecc siano un fenomeno conosciuto e digerito in USA e denuncia come esse rappresentino le stesse con cui Trump ebbe a che fare in campagna elettorale prima della sua vittoria.
La perfezione non esiste ma non c’è dubbio che in Italia siano rari uomini di Valore come questo americano, probabilmente soffocati dall'”eccesso dell’apparenza”, dalla melassa radical chic.
In questo paese (e forse non solo) l’Umanesimo, nato dall’Illuminismo, anziché stimolare l’approfondimento e la conoscenza è stato declassato in una funzione di ottundimento delle menti; il pericolo che ravvedo è che a capo di questo paese, oggi o domani, si piazzi una qualche oligarchia che costruisca (nell’immagine) in modo impeccabile politici incompetenti e li sfrutti in cambio di ingenti quantità di danaro erogate da soggetti esteri, in una sorta di “esternalità di mercato”.
Non sarebbe probabilmente nemmeno una novità… si pensi a come il rapporto di ingresso in euro Marco = 990 Lire abbia danneggiato il nostro paese in favore della Germania (quando era cosa nota essere un valore ribassato di circa 200 punti dal doping finanziario) e di come nessun politico o giornalista lo abbia fatto presente all’epoca: tale rapporto fu festeggiato con giubilo (ricordo gli articoloni di Repubblica e Corsera).
Troppe volte vediamo tematiche secondarie enfatizzate a spese di quelle serie sconosciute ai più (dove lì sì ballano miliardi di euro…); pare invece di assistere al meccanismo trasmissione/ricezione/reazione/Subcultura presente nei reality come il Grande Fratello (che è certamente più seguito e consultato di questo articolo).
Tornando a Bannon, nonostante il solco che si è scavato tra lui e Trump, ivi comprese accuse e parole grosse volate, si percepisce intatto in lui il rispetto (e la stima) verso il grande uomo, verso il Presidente e questo altissimo senso del Valore è un feedback nei due sensi con quello delle Istituzioni: è ciò che non si vede davanti ai riflettori.
Evidentemente gli USA essendo un territorio meno densamente abitato del nostro (non esistono solo le metropoli) e quindi più anarchico/naturale, mantengono vivo il senso del “io sono americano!” (“Amercia First”) e nonostante un senso civico in molti casi carente, permettono all’essere umano di riflettere in maniera molto più autonoma e libera che in Italia dove invece è presente una forma di controllo e di reciproca influenza.
Non è un caso che le dinamiche di gruppo stiano prevalendo in modo massiccio sull’indole autentica e libera dell’essere umano.
In “Psicologia sociale dei gruppi” di Rupert Brown si chiarisce che chi ha una consistente impronta individuale difficilmente tradisce i valori in cui crede per piacere agli altri. Chi ha invece un più
marcato senso del ruolo sociale si adatta all’assemblea, alla classe, al gruppo (o al branco) ed è pronto a cambiare repentinamente tipologia di rapporto con l’altro: perfino calpestando legami quali amicizia e stima proprio perché meno profondi. Questi meccanismi di norma sono evidenti in presenza di un mutato ruolo o “status” gerarchico. I gruppi possono diventare perciò formidabili centri di controllo: ormai sono in mano alle tv e al tasto “condividi” di facebook, lascio a voi presagire ciò cosa possa comportare (vedasi discorso oligarchie).
Lo stesso senso delle Istituzioni cui accennato, in Italia, è lasciato in pasto all’immagine, alla forma, al marketing pilotato dagli esperti e dall’alto: il manichino con la cravatta, l’uso di terminologie complesse (spesso sconosciute in chi le usa), gli atteggiamenti distanti.
Il Valore che si respira nelle parole di Bannon in Italia è praticamente estinto e lascia il posto alla apparenza e quindi inevitabilmente alle sparate. Ho sentito dire addirittura (non cito la fonte) che saremmo entrati nella “Terza Repubblica”, un insulto all’Educazione Civica di base, quella delle scuole medie(!). A poco serve conoscere che affinché si entri in una Nuova Repubblica sia necessario modificare radicalmente la Costituzione: per finalità di marketing politico per far passare un messaggio (“faremo giustizia delle vostre sofferenze”) si arriva a tanto (e state certi che, in spregio al senso civico, questo messaggio passa).
Non è un caso che Bannon comunichi agli italiani: “siete un grande popolo”, “non vi percepite più come tali, dovete tornare a farlo”, “tutto il mondo vi guarda”.
Se notate sono iniezioni di quel Senso dello Stato che i gangli dell’establishment hanno disperso, inquinato, ammorbidito in Italia introducendosi nelle facoltà universitarie, nei TG, nei salotti buoni, nelle Istituzioni, nelle scuole e questo al ben noto scopo di abbattere ogni resistenza delle Nazioni al predominio selvaggio della finanza (niente di più, niente di meno).
Anche lo stesso uso di terminologie anglosassoni ha lo scopo di infonderci un senso di inferiorità (“siamo colpevoli, siamo corrotti”) e molti, quando votano, lo fanno in base proprio a questo senso di sudditanza: peccato che il debito estero, per fare un esempio, prima dell’euro in Italia (praticamente) non esistesse…
A tal proposito(…) sappiamo tutti Mani Pulite a cosa sia servita: a portarci dentro la moneta unica allo scopo di alimentare un sistema di svendita costante del paese; ogni volta che qualcuno enfatizza la lotta alla corruzione in realtà ha come scopo svendere i nostri assets pigiando sul tasto “siamo colpevoli”: il malessere non lo si combatte ma si alimenta facendo credere che il problema sono i vitalizi che pesano 70 milioni (quanto il cartellino di Alex Sandro della Juve) quando sono attive leggine volute dall’establishment finanziario internazionale che pesano per decine di miliardi di euro l’anno.
Non si rende un buon servizio al paese nemmeno prendendo di mira l’ultima ruota del carro bancario/finanziario e cioè le banche italiane (allo scopo di isolarle per anticiparne la svendita all’estero).
Queste banche sono state portate al collasso dalla recessione.
La crisi è stata causata da quegli stessi soggetti internazionali che adesso pretendono (con l’appoggio dichiarato di Di Maio e Fioramonti) la riscossione forzata delle sofferenze bancarie (crediti).
La causa delle sofferenze bancarie però non è l’avidità di qualche banchiere di Arezzo sicuramente da arrestare, ma il fatto che i cittadini non depositano, ma anzi prelevano, danaro dalle banche non arrivando alla fine del mese; se non onorano mutui e prestiti è perché hanno perso il lavoro o chiuso l’attività.
Questo paese non è nelle peste per i ladri (studi empirici mostrati ad esempio da Bagnai dimostrano che pesino alla voce Debito per un 5/10%) bensì per i venduti (vecchi e nuovi) che hanno accettato condizioni insostenibili per l’Italia forti del senso di autocommiserazione e della credulità popolare.
Tornando a Steve Bannon quindi, egli commette due errori:
  1. Essendo un uomo concreto ben distante dalle retoriche radical chic, funzionali ai poteri finanziari, utilizza il termine “populismo”come “politica nell’interesse del popolo” in contrapposizione a quella “nell’interesse della finanza internazionale”.
    In realtà questo da lui indicato non è “populismo”; il populismo infatti è ben altro e cioè l’utilizzo della comunicazione per dirigere le masse verso finalità spesso oligarchiche.
  2. Ha citato come forze “populiste” Lega e 5 Stelle e questo è il secondo errore. E’ vero che la popolazione italiana votando Lega e 5S abbia mandato un segnale inequivocabile, ancor più che nel 2013, contro l’establishment (pur in larga parte non rendendosi conto del profondo ed inscindibile legame tra euro e lo stesso) ma se la Lega rappresenta il “populismo buono” cioè quello definito da Bannon, i 5 Stelle, un po’ come il colesterolo, rappresentano l’altro populismo, quello “cattivo” cioè una grande operazione di canalizzazione della protesta (che infatti, secondo me, verrà premiata da Mattarella con l’incarico).
Per concludere mi ricollego quindi al populismo come comunicazione finalizzata a dirigere le masse per finalità oligarchiche: per legittimare l’ennesima forzatura di un Capo dello Stato contro la democrazia creando un governo 5S/PD le TV stanno manipolando (in chiave establishment) la percezione del risultato elettorale ignorando che il centro destra (37% e oltre) è compatto nell’indicazione di Matteo Salvini come premier cercando di inculcare che le elezioni le abbiano vinte i 5S che invece stanno dietro a debita distanza.
Se ciò avverrà, se l’incarico sarà dato a Di Maio per governare col PD, i 5 Stelle utilizzeranno sempre il marketing per ingannare una base a cui è già stato fatto passare di tutto sopra la testa (vedasi discorso inerente i ruoli sociali dei gruppi) senza il minimo disordine: uno di questi stratagemmi sarà mostrare che Renzi non c’è più, ma la sostanza sarà il tradimento di un voto democratico che pretende che l’establishment internazionale (da cui Bannon ci mette in guardia) diventi opposizione.

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