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Sottomarini nucleari a Filadelfia: la politica muscolare di Trump rilancia i cantieri USA, con i soldi coreani
Sottomarini Nucleari Coreani “Made in USA”: Trump Rivoluziona l’Alleanza con Seul e Rilancia i Cantieri Navali della Pennsylvania. Implicazioni economiche e geopolitiche.

L’economia è un campo minato, e la geopolitica spesso ne traccia la mappa. Ma quando il Presidente Donald Trump decide di muovere i suoi pedoni sullo scacchiere internazionale, lo fa con un bulldozer economico. L’annuncio, lanciato tramite l’ormai canonico Truth Social, ha il sapore di un cambio di paradigma: gli Stati Uniti condivideranno con la Corea del Sud la tecnologia ultra-sensibile per la propulsione nucleare dei sottomarini. Quindi i futuri sottomarini nucleari sud-coreani saranno costruiti nel cantiere di Philadelphia e dotati di propulsione atomica basata su tecnologia a stelle e strisce.
Questa mossa diplomatica e industriale, negata in precedenza dall’amministrazione Biden, non è certo un gesto di beneficenza. È un poker che prevede un saldo cospicuo: 350 miliardi di dollari di investimenti coreani, in cambio di dazi ridotti.
Interessante è il colpo a sorpresa nella clausola costruttiva: “La Corea del Sud costruirà il suo Sottomarino a Propulsione Nucleare nel Philadelphia Shipyards, proprio qui, nella nostra cara vecchia U.S.A.”.
Il Nodo Industriale e la sfida reale
Il cantiere di Filadelfia, acquisito lo scorso anno dal colosso sudcoreano Hanwha, è la punta di diamante di un ambizioso piano di rilancio. Storicamente concentrato sulle navi commerciali, il cantiere è ora proiettato in una dimensione bellica che solleva non poche domande tecniche ed economiche.
Ecco perché l’annuncio è tanto sensazionale quanto complesso:
- Tecnologia Proibita: La propulsione nucleare (quella che permette ai sottomarini di restare sommersi per mesi, rendendoli strategicamente invisibili) è una conoscenza custodita gelosamente e finora condivisa solo con il Regno Unito e, grazie all’accordo AUKUS, con l’Australia. L’Australia è in programma di acquisire tale capacità tra il 2030 e il 2040: un orizzonte temporale che dà la misura della complessità.
- Cantiere da Riconvertire: Philly Shipyard è un impianto commerciale da ristrutturare completamente. Dotarlo delle infrastrutture e delle competenze necessarie per la costruzione di sottomarini, per giunta nucleari, è un compito titanico che richiede anni e miliardi, ben oltre l’investimento iniziale di Hanwha.
- L’Incubo Forza Lavoro: Il vero collo di bottiglia è il personale. La Marina USA sta già lottando con una severa carenza di manodopera specializzata e un alto tasso di abbandono (attrito). Trovare i saldatori, gli ingegneri nucleari e i tecnici necessari per un nuovo programma di sottomarini (soprattutto se nucleari) in un cantiere ex novo è una sfida che potrebbe affossare il progetto più velocemente di qualsiasi tariffa commerciale.
Il Presidente coreano Lee Jae Myung, dal canto suo, ha chiarito che l’obiettivo non sono le armi nucleari, ma solo il combustibile per la propulsione: un modo per aumentare il contributo di Seul alla sicurezza regionale e superare i limiti operativi dei vecchi sottomarini diesel. Tutto lecito, ma non si può ignorare il rumore di fondo di Pechino e Pyongyang, che osservano l’escalation a chilometri zero.
La Corea del Sud sta investendo potentemente nella difesa sottomarina, rivolta verso vicini problematici come la Corea del Nord. Recentemente Seul ha varato il proprio sottomarino più avanzato, non dotato di propulsione nucleare, ma comunque con sistema di batterie al litio e di propulsione autonomo dall’aria, il tutto in una prospettiva di contenimento di CIna Russia e Corea del Nord.
Domande e risposte
Perché questa tecnologia è considerata il “Santo Graal” militare?
La tecnologia di propulsione nucleare statunitense è estremamente sensibile e strettamente sorvegliata. Permette ai sottomarini di operare in immersione per mesi senza mai riemergere per fare il pieno d’aria o di carburante, garantendo un’indetectabilità e una gittata strategica ineguagliabili. Gli Stati Uniti l’hanno storicamente condivisa solo con il Regno Unito e, in tempi recenti, con l’Australia (AUKUS). Concederla a Seul segna un enorme cambiamento geopolitico, aumentando la capacità di deterrenza coreana nell’Indo-Pacifico.
Qual è la principale incognita per il successo industriale del progetto di Filadelfia?
La sfida non è solo finanziaria o burocratica, ma strutturale. Hanwha Philly Shipyard è attualmente un impianto commerciale non attrezzato per la cantieristica sottomarina nucleare. La vera barriera è la forza lavoro specializzata. La base industriale marittima statunitense è già in crisi, incapace di attrarre e trattenere gli operai e i tecnici necessari per i programmi navali esistenti. Avviare un nuovo programma nucleare in un cantiere “vergine” per questo tipo di mezzo richiederà anni, se non decenni, e un massiccio piano di formazione e reclutamento.
Cosa ottengono gli Stati Uniti da questo accordo oltre all’aspetto militare?
A fronte del trasferimento di tecnologia, gli USA incassano un pacchetto economico sostanzioso. Trump ha citato un pagamento e investimenti totali di 350 miliardi di dollari da parte della Corea del Sud, oltre all’impegno a ridurre i dazi statunitensi sulle merci coreane. In termini politici interni, l’accordo si traduce in un rilancio annunciato dell’industria cantieristica americana e nella creazione di posti di lavoro altamente qualificati, venduto come un’applicazione vincente di politica economica neo-keynesiana focalizzata sulla spesa e l’investimento interno.








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