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Solvay e le terre rare: l’Europa parla, ma gli USA pagano. Fuga strategica in vista?

Solvay: addio Europa? Gli USA offrono più incentivi per le terre rare. Il colosso chimico critica il “supporto limitato” UE e valuta un nuovo impianto strategico in America per rompere il dominio cinese

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L’autonomia strategica europea, quella di cui si riempiono la bocca i commissari a Bruxelles, rischia di subire un altro duro colpo. E arriva dal cuore dell’industria chimica: la belga Solvay, uno dei pochissimi operatori rimasti fuori dalla Cina con la capacità tecnica di separare le terre rare.

Il CEO dell’azienda, Philippe Kehren, ha lanciato un messaggio chiarissimo: Solvay è interessata a costruire un nuovo impianto di lavorazione per questi minerali strategici, ma probabilmente lo farà negli Stati Uniti, non in Europa.

Il motivo? Semplice e brutale: il denaro. O, per dirla in termini più tecnici, gli incentivi.

Kehren ha parlato di un “supporto limitato” percepito in Europa, contrapposto a un “maggior supporto” proveniente dal Nord America. Mentre l’UE discute di Critical Raw Materials Act, l’amministrazione USA, a quanto pare, stacca assegni.

Il dilemma francese e la tentazione americana

Solvay non è un nome nuovo nel settore. L’azienda ha già avviato una produzione su piccola scala di minerali per magneti permanenti (come neodimio e praseodimio) nel suo storico impianto francese di La Rochelle.

Tuttavia, il salto verso la produzione su scala commerciale richiede un investimento importante, stimato tra i 50 e i 100 milioni di euro. Un investimento che Solvay non ha ancora approvato, proprio perché le discussioni con governi e clienti europei sono ancora in corso, evidentemente senza garanzie sufficienti.

Nel frattempo, gli Stati Uniti non stanno a guardare. A luglio, il governo USA ha siglato un accordo multimiliardario con MP Materials (l’operatore dell’unica miniera di terre rare americana) per potenziare la lavorazione e avviare la produzione di magneti sul suolo nazionale.

Alla domanda diretta dei giornalisti se Solvay prenderebbe in considerazione un impianto negli Stati Uniti a fronte di incentivi simili a quelli offerti a MP Materials, Kehren non ha usato mezzi termini: “La risposta è sì“.

La posta in gioco: il dominio cinese

La fretta dell’Occidente è giustificata. Attualmente, la Cina controlla quasi il 90% della lavorazione mondiale di terre rare. Questi elementi sono la base tecnologica per componenti essenziali in settori ad altissima criticità:

  • Difesa e sistemi d’arma
  • Elettronica avanzata
  • Turbine eoliche
  • Motori per veicoli elettrici

L’ironia della sorte è che, decenni fa, proprio l’impianto di La Rochelle di Solvay era tra i più grandi al mondo. Fu spazzato via dalla concorrenza a basso costo cinese, che ha portato l’Occidente all’attuale dipendenza strategica. Ora che l’Europa cerca disperatamente di ricostruire una filiera, sembra non voler stanziare le risorse necessarie per convincere i propri stessi campioni industriali a restare.

Solvay, nel frattempo, va avanti con i piani tecnici (prevede di aggiungere il terbio e il disprosio nel 2026), ma la decisione su dove investire sembra pendere pericolosamente verso Washington.

Terre rare australiane

Domande e risposte

Perché le terre rare sono così importanti e perché la Cina le domina? Le terre rare sono 17 elementi chimici fondamentali per la tecnologia moderna, specialmente per i “magneti permanenti” usati nei motori elettrici, nelle turbine eoliche e nella difesa. Non sono “rare” in senso assoluto, ma la loro estrazione e, soprattutto, la loro separazione (un processo chimico complesso e inquinante) è difficile. La Cina ha investito strategicamente per decenni, offrendo costi di produzione imbattibili e normative ambientali più lasche, assicurandosi così il quasi monopolio (circa il 90%) della lavorazione globale e acquisendo un’enorme leva geopolitica.

Cosa sta facendo l’America di diverso dall’Europa secondo Solvay? Gli Stati Uniti stanno attuando una politica industriale molto aggressiva, in stile keynesiano, per rompere la dipendenza cinese. Invece di limitarsi a “creare le condizioni”, come spesso fa l’UE, il governo USA finanzia direttamente le aziende. L’accordo miliardario con MP Materials per costruire una filiera nazionale ne è la prova. Solvay vede che negli USA ci sono incentivi concreti e supporto finanziario diretto (“più supporto”), mentre dall’Europa arrivano per ora “supporto limitato” e discussioni ancora aperte, insufficienti a giustificare un investimento da 100 milioni di euro.

Cosa produce esattamente Solvay e perché è una delle poche a poterlo fare? Solvay è specializzata nella fase più complessa: la separazione chimica delle terre rare. Quando questi minerali vengono estratti, sono tutti mescolati insieme. Solvay possiede il know-how tecnico per separarli e purificarli ad alti livelli, producendo ossidi come il neodimio e il praseodimio. Questi sono la base per i magneti ad alte prestazioni. La maggior parte delle aziende occidentali ha abbandonato questa tecnologia anni fa a causa dei costi e della concorrenza cinese. Solvay è una delle poche ad aver mantenuto questa capacità tecnica in Europa. Solvay: addio Europa? Gli USA offrono più incentivi per le terre rare. Il colosso chimico critica il “supporto limitato” UE e valuta un nuovo impianto strategico in America per rompere il dominio cinese

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