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Social media: quando il “Grande fratello” del fisco legge i tuoi post per farti pagare le tasse

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Pochi ne sono a conoscenza, ma le cosiddette “Fonti aperte”, cioè le informazioni disponibili al pubblico e utilizzabili dall’Agenzia delle Entrate comprendono anche tutti i post nei social media, compresi Facebook e Instagram.

Come si poteva evincere da una discussione che si è sviluppata negli scorsi mesi i vostri post di Facebook e Instagram possono essere utilizzati senza nessun limite specifico da parte dell’agenzia delle entrate per:

  • Determinare lo svolgimento di una attività commerciale, ad esempio analizzando eventuali inserzioni promozionali, anche nei social media;
  • Come ausilio nella selezione e nella ricostruzione sintetica della capacità del  contributiva del soggetto fiscale;
  • Per determinare il contesto socio-economico del contribuente.

Per spiegare in modo più semplice i vari post di Facebook, Instagram, Twitter, eccetera, visibili alla totalità delle persone, possono essere utilizzati dal fisco per decidere se voi state svolgendo un’attività economica, quali siano le vostre disponibilità finanziarie per pagare eventuali accertamenti e per valutare, ai fini fiscali, il vostro stile di vita.

Quindi postare la cena nel ristorante stellato, la gita in motoscafo di lusso sul lago di Como, vantare le vacanze nella villa di George Clooney potrebbe portarvi molto male fiscalmente, perché questi elementi possono essere utilizzati dall’agenzia delle entrate per determinare in modo sintetico il vostro reddito ed eventualmente emettere un avviso di accertamento. Quindi può essere consigliabile selezionare il livello di privacy dei vostri social media, o usato in modo modesto.

Il re longobardo Ariperto II riceveva gli ambasciatori stranieri vestito di stracci, in modo che questi non esistessero troppo nel richiedere aiuti finanziari. Una saggezza che, forse, sarebbe da recuperare ai nostri giorni nei confronti di un fisco invadente e assoluto.


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