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Skovsporet: il villaggio danese che viene stampato in 3D un appartamento al giorno. La risposta tecnologica alla crisi degli alloggi?

In Danimarca il progetto Skovsporet segna un record: case studentesche stampate in 3D al ritmo di una al giorno. Una tecnologia che promette di rivoluzionare l’edilizia sociale riducendo tempi e costi, senza sacrificare il design.

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Mentre in molte capitali europee si discute animatamente di caro affitti e scarsità di alloggi senza posare un solo mattone, in Danimarca la tecnologia sembra offrire una risposta concreta, rapida e, si spera, economicamente sostenibile.

Il progetto Skovsporet, situato a Holstebro, si candida a diventare il più grande complesso residenziale stampato in 3D d’Europa. Non stiamo parlando di modellini o prototipi da laboratorio, ma di 36 appartamenti destinati a studenti, realizzati con una velocità che farebbe impallidire i cantieri tradizionali: oltre un appartamento al giorno.

Produttività reale, non solo slogan

Il progetto, commissionato dall’organizzazione per l’edilizia popolare NordVestBo e progettato da SAGA Space Architects in collaborazione con 3DCP Group e COBOD, rappresenta un caso studio interessante per l’aumento della produttività nel settore edile.

La costruzione è stata affidata a una stampante BOD3 della COBOD (l’evoluzione del modello usato per il precedente edificio stampato più grande al mondo). Il dato più rilevante, quello che dovrebbe interessare economisti e pianificatori urbani, è la curva di apprendimento. Se per il primo blocco di sei appartamenti sono state necessarie diverse settimane, per l’ultimo la produttività è esplosa:

  • Solo 5 giorni per stampare un intero blocco da sei unità.
  • Una media superiore a un appartamento completato (a livello strutturale) ogni 24 ore.
  • Impiego di sole tre persone in cantiere per la gestione del processo automatizzato.

La stampante estrude una miscela cementizia strato su strato, seguendo un progetto digitale, creando l’involucro edilizio con una precisione millimetrica.

Stampante 3D all’opera

Com’è vivere nel cemento stampato?

L’idea di vivere in una “scatola stampata” potrebbe sembrare fredda, ma il progetto ha cercato di mitigare l’aspetto industriale con soluzioni di design funzionale. Le specifiche degli alloggi sono le seguenti:

  • Metratura: Tra i 40 e i 50 metri quadrati.
  • Dotazioni: Cucina, zona studio, soggiorno, bagno e camera con letto matrimoniale.
  • Interni: Ampio uso di compensato rivestito e vetro per contrastare la “freddezza” del calcestruzzo grezzo.
  • Illuminazione: Grandi finestre sul tetto per massimizzare la luce naturale.

Inoltre, il complesso è immerso nel verde, tra grandi alberi esistenti, con aree comuni progettate per favorire la socializzazione tra gli studenti.

Il fattore umano resta essenziale

È importante sottolineare un aspetto per evitare facili entusiasmi da “fine del lavoro umano”: il robot ha completato il grezzo, ma il lavoro non è finito. Ora è subentrata la manodopera tradizionale per l’installazione di finestre, interni, impianti e arredi. La tecnologia 3D non sostituisce l’intero processo, ma accelera drasticamente la fase strutturale, quella solitamente più lenta e faticosa.

La consegna finale è prevista per l’agosto 2026. Se il 2025 si sta confermando come l’anno del boom per la stampa 3D in edilizia tra Europa, Australia e USA, progetti come Skovsporet suggeriscono che questa tecnologia sta uscendo dalla fase sperimentale per entrare in quella dell’utilità economica reale. Resta da vedere se questa efficienza si tradurrà anche in un abbattimento dei costi finali per gli inquilini, il vero banco di prova per ogni innovazione che si rispetti.

Questo strumento potrebbe essere utilizzato anche in Italia per risolvere i problemi abitativi, sempre che le amministrazioni comunali desiderino definire adeguate aree edificabili per l’edilizia pubblica…

Il villaggio studentesco finito


Domande e risposte

La stampa 3D rende le case fredde e poco accoglienti? Non necessariamente. Sebbene la struttura sia in cemento a vista, che ha un aspetto industriale, il progetto danese compensa utilizzando materiali “caldi” per le finiture interne. L’uso estensivo di legno, compensato e grandi vetrate serve proprio a bilanciare l’estetica del calcestruzzo. Inoltre, le forme organiche permesse dalla stampa 3D possono creare ambienti meno squadrati e più ergonomici rispetto all’edilizia popolare tradizionale, migliorando la percezione dello spazio abitativo.

Questa tecnologia eliminerà i posti di lavoro nel settore edile? È improbabile che elimini il lavoro, piuttosto lo trasforma. Come dimostra il cantiere di Holstebro, la stampante si occupa solo della struttura grezza (i muri portanti). Tutto il resto – impianti idraulici, elettrici, infissi, pavimenti e tetti – richiede ancora l’intervento di operai specializzati e artigiani. La tecnologia 3D automatizza la parte più pesante e pericolosa del lavoro, permettendo di costruire più velocemente, il che potrebbe paradossalmente aumentare la domanda di rifiniture e quindi di manodopera specializzata.

Qual è il vero vantaggio economico di questo metodo? Il vantaggio principale risiede nella velocità e nella replicabilità. Ridurre i tempi di costruzione della struttura da settimane a pochi giorni significa abbattere i costi di cantiere, i noleggi delle attrezzature e i tempi di attesa finanziari. Inoltre, la precisione della stampa riduce lo spreco di materiali, un costo enorme nell’edilizia tradizionale. Se la tecnologia permette di costruire un edificio in 5 giorni con tre persone, il risparmio sui costi vivi diventa un fattore competitivo determinante per l’edilizia sociale.

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