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Serbia: Gas russo garantito (a rate) fino a marzo. Ma dietro l’angolo c’è la guerra per la NIS e le sanzioni USA
Vucic strappa un accordo trimestrale con Mosca a prezzi stracciati (€290/1000mc), ma la raffineria nazionale è ferma per le sanzioni USA. L’ultimatum di Belgrado: “Vendete o nazionalizziamo”

Aleksandar Vucic può tirare un sospiro di sollievo, ma solo per tre mesi. Il Presidente serbo ha annunciato ieri l‘estensione dell’accordo per la fornitura di gas russo fino al 31 marzo, garantendo così “sonni tranquilli” ai cittadini serbi per l’inverno in corso. Tuttavia, dietro i sorrisi di circostanza e le strette di mano virtuali con Mosca, si cela una partita a scacchi ben più complessa e rischiosa, che vede al centro la Naftna Industrija Srbije (NIS) e le pesanti sanzioni statunitensi. Comunque, per ora, i serbi possono tirare un sospiro di sollievo.
Un inverno al caldo, ma con il “contagocce”
La Serbia, pur essendo candidata all’UE, continua a mantenere un cordone ombelicale energetico con la Russia, vitale per la sua economia reale. Nonostante il contratto triennale sia scaduto quest’estate, Belgrado non è riuscita a strappare un nuovo accordo a lungo termine, dovendosi accontentare di estensioni trimestrali “rolling”.
Il vantaggio economico, però, resta innegabile e puramente keynesiano nel sostenere la domanda interna e la produzione:
| Voce | Prezzo/Quantità | Note |
| Fornitura Russa | ~ 6 milioni mc/giorno | Copre gran parte del fabbisogno |
| Prezzo Accordo | ~ 290 € / 1.000 mc | Prezzo “politico” |
| Prezzo di Mercato | ~ 360 € / 1.000 mc | Risparmio netto per Belgrado |
Vucic ha confermato che, senza questo accordo, la Serbia avrebbe dovuto cercare fonti alternative, un’impresa non facile dato che l’Azerbaigian e la produzione domestica non bastano a coprire il buco lasciato da Mosca.
Il vero nodo: Petrolio, Sanzioni e la partita della NIS
Se il gas scorre, il petrolio piange. La vera ragione dietro la riluttanza di Mosca a concedere un contratto pluriennale sembra essere la NIS (Petroleum Industry of Serbia), il gigante petrolifero serbo controllato per il 56% dai russi (Gazprom Neft).
La situazione è precipitata rapidamente:
9 Ottobre: Entrano in vigore le sanzioni USA contro la NIS a causa della proprietà russa.8
Fine Novembre: L’unica raffineria del paese chiude i battenti. Zero greggio in arrivo.
Metà Gennaio: L’ultimatum di Vucic.
Il Presidente serbo è stato chiaro, quasi brutale nella sua realpolitik: se entro metà gennaio non si troverà un acquirente per la quota russa che permetta di aggirare le sanzioni, la Serbia nazionalizzerà la compagnia. O meglio, “nominerà il proprio management e offrirà un buyout”, un modo elegante per dire esproprio compensato.
L’abbraccio dell’Orso
Vucic sospetta, e probabilmente a ragione, che i contratti gas a breve termine siano l’assicurazione di Putin contro la nazionalizzazione della NIS, la grande raffineria serba controllata da Rosfnet, che ora, sotto sanzione USA, vorrebbe cedere le quote. Mosca tiene Belgrado “al caldo” solo per l’inverno, usandolo come leva negoziale per non perdere il controllo dell’asset petrolifero.
È l’ironia della sorte dei paesi “ponte”: si ottiene il gas a prezzi di favore, ma si paga un prezzo politico salato. Per ora i termosifoni a Belgrado resteranno accesi, ma la primavera diplomatica si preannuncia rovente.
Domande e risposte
Perché la Russia concede solo contratti gas di tre mesi alla Serbia?
Secondo il Presidente Vucic, questa strategia “a breve termine” è una leva di pressione politica ed economica. Mosca vuole evitare che la Serbia nazionalizzi la Petroleum Industry of Serbia (NIS), controllata dalla russa Gazprom Neft.10 Tenendo il contratto del gas in scadenza continua, la Russia mantiene un forte potere contrattuale su Belgrado nelle negoziazioni parallele riguardanti la vendita o la gestione della compagnia petrolifera colpita dalle sanzioni.
Qual è l’impatto economico delle sanzioni USA sulla NIS per la Serbia?
L’impatto è devastante per l’infrastruttura energetica serba. Le sanzioni USA, entrate in vigore il 9 ottobre a causa della maggioranza russa nella proprietà della NIS, hanno bloccato le importazioni di greggio.11 Questo ha costretto l’unica raffineria del paese a chiudere a fine novembre.12 La Serbia sta subendo pesanti perdite economiche e rischia di dover gestire una crisi di approvvigionamento di carburanti se la proprietà della compagnia non cambierà entro metà gennaio.
Quanto risparmia la Serbia acquistando gas dalla Russia rispetto al mercato?
Il risparmio è significativo e fondamentale per l’economia serba. Attualmente, la Serbia acquista circa 6 milioni di metri cubi di gas al giorno dalla Russia a un prezzo di circa 290 euro per 1.000 metri cubi.13 Confrontato con un prezzo di mercato che si aggira intorno ai 360 euro per la stessa quantità, Belgrado ottiene uno sconto sostanziale, che permette di mantenere bassi i costi per l’elettricità e il riscaldamento domestico.14








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