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Semplifichiamo il piazzamento del debito italiano: cambiamo il meccanismo di asta e registriamo su blockchain i titoli.

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La dimensione relativa del debito pubblico italiano richiede anche una riforma nelle modalità di gestione del titolo stesso, a partire dal sistema di piazzamento dei titolo più diffuso, il BTP, e dal sistema di gestione del titolo stesso tramite la creazione dei dossier titoli bancari.

Sul primo punto Rinaldi e Dragoni sono andati in profondità, consigliando l’abbandono dell’attuale sistema ad aste marginale verso un sistema di aste proporzionali con prezzo massimo definito dal tesoro. Noi vorremmo aggiungere un ulteriore elemento di innovazione a riduzione dei costi gestionali e transazionali che ricadono sugli investitori e sui risparmiatori.

Lo scorso agosto la World Bank ha emesso il primo titolo del debito di una istituzione internazionale su blockchain, in collaborazione con la Commonwealth Bank australiana. Si è trattato di un campione, potremmo definire un prototipo finanziario, che comunque ha avuto successo nel piazzamento, con 110 milioni di dollari australiani ed una domanda di varie volte superiori all’offerta. La blockchain scelta è stata quella di Ethereum.

Il collocamento del titolo su blockchain ha una serie di vantaggi non trascurabili:

  • per l’investitore retail la possibilità di sganciarsi dai dossier titoli degli istituti di credito con i relativi costi e difficoltà gestionali, raggiungendo quindi una completa autonomia gestionale;
  • per l’investitore professionale la possibilità di trasferire i titoli stessi su mercato o anche in modo diretto in tempi brevi o istantanei, a seconda della soluzione blockchain scelta;
  • per chi emette i titoli la possibilità di offrire un titolo più attrattivo perchè a costi di trasferimento bassissimi, se non a zero;
  • per l’emittente la possibilità di identificare in ogni momento il detentore del titolo, eliminando circuiti poco chiari attraverso l’obbligo di iscrizione ad una white list di investitori/risparmiatori.

Per dare un’idea dei costi, il famigerato dossier titoli può costare anche 100 euro, mentre i consti di transazione sono dell’ordine minimo dello 0,2% fino a 20 euro, minimi, attenzione. La gestione su blockchain sarebbe semplice:

  • chi vuole acquistare i titoli prima di acquistarli dovrebbe registrarsi (online) fornendo i propri dati e quindi ottenendo un wallet ad hoc;
  • sul wallet vengono quindi trasferiti i titoli acquistati direttamente in asta (perchè no, un sistma blockchain non ha problemi di taglio minimo), u un exchange, da Banca d’Italia per i titoli invenduti o da un intermediario;
  • uno smart contract gestibile guida il pagamento delle cedole , o il loro cumulo nel caso non fosse indicata la modalità di pagamento.
  • i titoli possono essere trasferiti con costi frizionali minimi da  un wallet ad un altro. I titoli possono essere anche salvati su un cold storage per chi vuole la massima sicurezza, purchè la riemersione sia poi su un wallet facente parte della white list.
  • alla scadenza lo smart contract collegato invita ad introdurre gli estremi per il pagamento del titolo e delle eventuali cedole non incassate, interrompendo il pagamento delle cedole stesse e regolando in modo automatico anche il periodo  entro il quale il titolo può essere legittimamente pagato.

L’utilizzo di questo strumento poi permetterebbe , per transazioni rilevanti, l’utilizzo dei titoli stessi per pagamenti diretti. Sono configurabili due modalità con cui i titoli potrebbero essere utilizzati in regolamenti diretti:

  • tramite il trasferimento diretto de titoli, se la blockchain utilizzata permettesse di avere conferme in modo rapido, quale , ad esempio , Stellar;
  • tramite l’utilizzo del protocollo Lightning Network, nel qual caso le parti che volessero creare i canali di pagamento e gestirli (ad esempio istituti di credito autorizzati) dovrebbero utilizzare i titoli stessi per l’apertura del canale, vincolandoli al sistema di pagamento stesso. In questo caso il titolo potrebbe essere collegato anche a blockchain più “Lente”, ma più diffuse, come Ethereum.

L’alta mobilità del titolo ne potrebbe fare anche uno strumento di regolazione di transazioni internazionali, anche nel momento in cui l’ente certificatore della transazione fosse gestito da un’istituzione pubblica certificante (Tesoro, Banca d’Italia o meglio una Joint Venture fra le due parti). La possibilità di creare degli smart contract può anche configurare l’inclusione di garanzie ulteriori, anche di clausole di conversione in valute terze, fornendo un livello di garanzia ulteriore.

Questa è la strada del futuro, si tratta solo di iniziare a percorrerla.

 

 


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