DifesaFranciaGermania
“Se vuole andarsene può farlo”. Airbus dà il benservito a Dassault sul FCAS. Siamo a un apsso dall’implosione
FCAS, il caccia europeo è a rischio: Airbus invita Dassault a “farsi da parte” se non accetta gli accordi. Tutta la storia di una rivalità industriale che minaccia la difesa europea.

Il progetto FCAS (Future Combat Air System), fiore all’occhiello della futura cooperazione militare europea, scricchiola sotto il peso delle ben note rivalità industriali. L’amministratore delegato di Airbus SE, Guillaume Faury, ha risposto per le rime al suo omologo di Dassault Aviation SA, Eric Trappier, riguardo le continue lamentele sulla spartizione dei compiti nel programma.
Il messaggio di Faury, recapitato durante una call sugli utili aziendali, è stato tutt’altro che diplomatico: “Il nostro partner [Dassault] ha dichiarato molto apertamente di non essere soddisfatto della quota di lavoro concordata per il programma e sta chiedendo qualcosa di diverso, che non è ciò che è stato pattuito”.
La conclusione del CEO di Airbus è un vero e proprio “aut aut”: “Se non sono contenti di ciò che è stato deciso e non accettano di continuare in questa configurazione, sono liberi di decidere di uscire dall’FCAS”.
La radice della contesa: chi comanda?
Da mesi, Eric Trappier, CEO di Dassault, sta aumentando la pressione pubblica per ottenere una maggiore supervisione del programma, forte dell’esperienza indiscussa della sua azienda con il caccia Rafale. Dassault, in sintesi, si sente il leader tecnico naturale e ritiene che gli accordi attuali non rispecchino questa superiorità.
Airbus, che rappresenta principalmente gli interessi tedeschi nel programma (a cui partecipa anche la spagnola Indra Sistemas SA), vede le cose diversamente. La richiesta di Dassault, secondo Faury, va contro gli accordi già siglati e minaccia di far deragliare un programma militare ambizioso, proprio in un momento in cui l’Europa cerca (o almeno, dice di cercare) un fronte più unito nella sua strategia di difesa. Tra l’altro Airbus ha comunque una certa esperienza nei caccia grazie alla partecipazione al programma Eurofighter, anche se i due soci BaE e Leonardo hanno preso muna strada diversa.
Faury ha inoltre precisato un punto tecnico fondamentale: l’FCAS non è solo l’aereo. Il programma complessivo, che vale miliardi, è un “sistema di sistemi” e include componenti cruciali come:
- Droni da combattimento (“remote carrier”)
- Sistemi software avanzati
- Un “combat cloud” per la gestione dei dati sul campo di battaglia
In queste aree, Airbus ritiene di avere un ruolo paritario, se non superiore, a quello di Dassault.
Europa a due velocità (anche sui caccia)
Questa faida franco-tedesca non fa che indebolire la posizione europea, che già vede un progetto concorrente avanzare. L’FCAS, infatti, non è l’unico caccia di nuova generazione in sviluppo nel continente.
Il panorama attuale dei super-caccia futuri è diviso in due grandi blocchi:
- FCAS (Future Combat Air System): Guidato da Francia (Dassault), Germania (Airbus) e Spagna (Indra).
- GCAP (Global Combat Air Programme): Guidato da Regno Unito (BAE Systems) e Italia (Leonardo), a cui si è aggiunto strategicamente il Giappone (con Mitsubishi Heavy Industries).
Mentre Airbus e Dassault litigano su chi debba tenere il timone, il GCAP, nato dopo, sembra procedere con meno intoppi. Un’unità d’intenti europea che, ancora una volta, sembra più un’idea platonica che una realtà industriale.
Domande e risposte
Cos’è esattamente il progetto FCAS?
L’FCAS (Future Combat Air System) è un ambizioso progetto di difesa europeo, a guida franco-tedesca e con la partecipazione spagnola. Non si tratta solo di un nuovo aereo da caccia (il New Generation Fighter, NGF), ma di un “sistema di sistemi” che include droni, una rete di comunicazione cloud e sistemi di comando avanzati. L’obiettivo è sostituire gli attuali caccia Rafale francesi e gli Eurofighter tedeschi e spagnoli entro il 2040, creando una piattaforma di combattimento aereo tecnologicamente superiore per le sfide future.
Perché Dassault e Airbus stanno litigando?
Il cuore del problema è la “work share”, ovvero la spartizione del lavoro e, di conseguenza, la leadership industriale. Dassault (Francia), forte della sua esperienza decennale nella costruzione di caccia completi come il Rafale, rivendica il ruolo di capofila indiscusso del progetto. Airbus, che rappresenta gli interessi tedeschi e spagnoli, insiste per un approccio più paritario, come da accordi iniziali, sottolineando che il progetto non riguarda solo l’aereo ma anche droni e software, settori in cui Airbus ha competenze di primo piano. È uno scontro tra visioni industriali e orgoglio nazionale.
Cosa succede se Dassault lascia il progetto?
Se Dassault dovesse abbandonare, l’intero progetto FCAS sarebbe a rischio di collasso. La Francia difficilmente potrebbe sostenere i costi da sola e la Germania (con Airbus) non possiede tutto il know-how per sviluppare in autonomia un caccia di sesta generazione. Uno scenario simile rappresenterebbe un enorme fallimento per la cooperazione industriale franco-tedesca e lascerebbe campo libero al progetto rivale, il GCAP (Regno Unito, Italia, Giappone), che diventerebbe di fatto lo standard di riferimento per i caccia europei di nuova generazione, con buona pace delle ambizioni di Parigi e Berlino.









You must be logged in to post a comment Login