Attualità
Se la prossima crisi finanziaria partisse dai crediti per l’acquisto auto?
Le crisi non si ripetono mai uguali a se stesse, ma partono ogni volta da fattori diversi. Nel 2007 fu il settore immobiliare, e se questa volta fosse il settore auto? Dagli USA stanno giungendo dei segnali di pericolo da questo importante comparto industriale. L’aumento dei prezzi delle auto e la fine degli incentivi dell’era pandemica potrebbero far sì che i mutuatari più vulnerabili della nazione siano in difficoltà con i pagamenti dei prestiti, secondo le conclusioni del Consumer Financial Protection Bureau.
Un recente rapporto del CFPB ha rilevato che i prestiti auto originati nel 2021 hanno un tasso di morosità dello 0,67% nel sesto trimestre successivo alla loro accensione. Si tratta di un dato superiore del 13% rispetto ai prestiti stipulati nel 2018.
Sebbene quasi tutti i gruppi stiano assistendo a un aumento delle morosità, i consumatori con punteggi di credito subprime e deep subprime (rispettivamente tra 540 e 619 e sotto 540) sono i più colpiti. Ad esempio, i prestiti originati nel 2022 da questo gruppo hanno registrato un tasso di morosità del 2,4% dopo i primi due trimestri dall’accensione. Si tratta di un aumento del 33% rispetto al precedente massimo registrato nel 2020, secondo il CFPB.
Ben Litwin, analista finanziario presso la CFPB e coautore del rapporto, ha affermato che la spiegazione più semplice è l’aumento dei prezzi delle auto registrato a livello nazionale: “I consumatori con il reddito più basso vedono aumentare le morosità più rapidamente rispetto a quelli con un reddito più elevato”, ha dichiarato Litwin ad Automotive News. “Questo punto in particolare sembra molto intuitivo“. A questo si unisce la fine degli incentivi legati al Covid, che avevano distribuito molto denaro facile fra i consumatori: “Gli istituti di credito con cui abbiamo parlato lo confermano“, ha detto Litwin. “C’è stato un aumento delle morosità in concomitanza con la fine di diversi programmi di stimolo, sia che si tratti di pagamenti una tantum o di disoccupazione estesa“.
Quindi uno dei settori trainanti sta avendo una crisi di insolvenza che colpisce soprattutto i debitori meno affidabili. Questo magari potrebbe ricordarvi i mutui subprime del 2007, con il lato peggiorativo che la svalutazione delle auto è molto superiore a quella degli immobili. L’aumento dei tassi di interesse da parte della FED non fa altro che buttare benzina su un fuoco già acceso.
Inoltre si assiste a un altro preoccupante fenomeno che ricorda molto il crack dei mutui subprime: come sottolinea @cardealershipguy: dato che le autovetture si svalutano più rapidamente di quanto vengano rimborsati i debiti, ormai c’è un ampio spread fra valore dell’auto e debito ancora in essere, per cui molti stanno cessando di pagare i debiti e quindi lasciano che l’auto venga sequestrata. Però queste auto vanno poi a riempire prime i depositi e poi il mercato dell’usato, facendo ulteriormente deprimere i prezzi delle auto usate simili. Nel frattempo il valore delle rate auto continua a salire, avendo raggiunto i 700 dollari al mese nel IV trimestre 2022, con un aumento a due cifre rispetto all’anno precedente.
Abbiamo un mix perfetto per una crisi finanziaria:
- valore dei debiti in crescita, e quindi delle insolvenze;
- il prodotto finanziato si svaluta più rapidamente del debito;
- tassi di interesse crescenti;
- rate crescenti;
Il mercato finanziaro auto era pari a 1500 miliardi di Dollari alla fine del secondo trimestre 2022, quindi non sicuramente una bazzecola, più o meno il 6 % del PIL USA, ma anche qui non sappiamo se questi poi siano stati la base di prodotti derivati, pericolosissimi. Senza contare che un blocco nel settore dei presiti auto avrebbe delle pesanti ripercussioni industriali nell’economia che ora rappresenta il 17% del mercato globale.
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