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Se il petrolio non è a 120 dollari è grazie all’Iran. Però la Cina…

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Foto Lukas Menzel

 

Le notizie dall’Ucraina e l’irrigidirsi dello scontro con la Russia dovrebbero spingere ancora più in alto il prezzo del petrolio. Invece siamo stabili su un valore alto, oltre 95, ma ancora nell’ambito delle quotazioni dei giorni scorsi, nonostante di parli di sanzioni un giorno si ed uno pure.

Questo per due motivi:

  • perché non è detto che la crisi prosegua ulteriormente, Putin potrebbe accontentarsi di confermare lo status quo nel Donbass;
  • perché la crisi iraniana sembra avviata verso una soluzione.

Infatti, mentre il mondo era concentrato sulla questione russa, qualcosa si è mosso nelle trattative per l’accordo sul disarmo, o lo sviluppo nucleare controllato, in Iran.

I passi avanti sono confermati da fonti diplomatiche e ormai si sta profilaando un accordo che dovrebbe soddisfare sia le parti occidentali sia Teheran, anche se non ci sono ancora dei documenti ufficiali trapelati. Ci sono conferme indirette molto forti:

  • prima di tutto fonti diplomatiche parlano di un possibile, imminente, scambio di prigionieri. Gli iraniani detengono una dozzina di cittadini americani con doppia cittadinanza, sotto l’accusa di spionaggio o simili. Teheran vorrebbe scambiarli con cittadini iraniani detenuti negli USA;
  • Israele ha iniziato a lamentarsi che la nuova versione del JPCOA, l’accordo sul disarmo nucleare, sarebbe meno forte di quello del 2015 e che quindi porterebbe ad una destabilizzazione del Medio Oriente. Questo però significa anche che l’accordo è vicino e che i servizi iraniani sono riusciti ad avere informazioni dirette sulla situazione attuale.

La conseguenze della conclusione di un accordo sarebbero notevoli nella produzione generale di petrolio, perchè sbloccherebbe in modo completo l’output iraniano, ma questo è vincolato, in buona parte, dall’accordo  dei 25 anni con la Cina, dove l’Iran garantisce una quota importante della propria produzione, a prezzi scontati, a Pechino in cambio di investimenti infrastrutturali. Questo comporta che la Cina si trova in una situazione energetica ideale, con forniture assicurate da Russia, Iran, Venezuela, etc, più che altro per una pessima politica estera occidentale. Nello stesso tempo questo con Pechino accordo diventa poco conveniente per Teheran, se questi può vendere anche in Occidente a prezzo pieno. Sarà interessante vedere come evolverà la situazione dei rapporti internazionali nella repubblica ISlamica

 

 


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