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Scandalo UBER leaks: Macron è la cosa minore. Una multinazionale al limite della legge, per distruggere i tassisti
I 124 mila documenti relativi a Uber che sono stati resi pubblici dal consorzio giornalistico internazionale, comprendenti messaggi whatsapp, email, documenti interni, disegnano un profilo societario molto poco etico e al limite della legalità, se non oltre. nel disegno che ne emerge l’aver utilizzato Macron, ministro dell’Economia di Hollande dal 2014 al 2016, come una specie di super lobbista, è quasi una cosa normale e secondaria.
In un messaggio del 2014 a un collega, l’ex responsabile delle comunicazioni globali di Uber, Nairi Hourdajian, avrebbe dichiarato: “A volte abbiamo problemi perché, beh, siamo semplicemente illegali, ca..o“.
In uno scambio tra Kalanick e i dirigenti, il cofondatore ha trascurato le preoccupazioni sull’invio di autisti francesi di Uber a manifestare contro l’industria dei taxi. “Penso che ne valga la pena… La violenza garantisce il successo“, ha scritto Kalanick ai colleghi del board.
Ci sono stati anche messaggi tra Kalanick ed Emmanuel Macron, che ha aiutato l’azienda ad entrare nel mercato francese – è stato notato che Macron, allora ministro dell’economia, ha segretamente mediato accordi con gli oppositori del gabinetto francese per consentire all’azienda di sconvolgere l’industria dei taxi in Europa.
Un altro aspetto che emerge è a cosa servano veramente i meeeting del World Economic Forum. Nel 2016, Kalanick ha incontrato l’allora vicepresidente degli Stati Uniti Biden al World Economic Forum di Davos, in Svizzera. Ha inviato un messaggio al suo staff in merito al ritardo di Biden: “Ho chiesto ai miei collaboratori di fargli sapere che ogni minuto di ritardo è un minuto in meno che avrà con me”. Praticamente il WEF non è che un luogo in cui le grandi multinazionali si “Comprano” i politici.
Secondo i dettagli di The Uber Files, i dirigenti dell’azienda hanno tenuto 100 riunioni in tutto il mondo, in 17 Paesi. In queste riunioni si sono messe le basi per un’attività di lobbying, che non è altro che un’infiltrazione nelle strutture deglio stati e lo sconvolgimento dell’ordine democratico, investendo in questa attività almeno 90 milioni di dollari. Il tutto per distruggere un’attività regolata e diffusa come il trasporto taxi.
In particolare è impressionante il numero di contatti avuto con funzionari e membri della Commissione Europea, che ha agito come un vero proprio grimaldello per spaccare le normative nazionali ed aiutare la multinazionale. Ora vi rendete conto da dove viene la Bolkestein, la normativa di liberalizzazione dei servizi.
Appare anche chiaro che i dirigenti sapessero che le proprie attività non fossero completamente lecite: un documento ha rivelato che Uber ha sviluppato un “kill switch” in modo che quando le autorità avessero fatto irruzione negli uffici di tutto il mondo, queste non avrebbero avuto accesso ai dati aziendali, impendendo qualsiasi azione legale.
In risposta alla diffusione dei dati, la portavoce di Uber Jill Hazelbaker ha ammesso che sono stati commessi degli errori quando Kalanick dirigeva l’azienda. Tuttavia, il suo sostituto, Dara Khosrowshahi, è stato “incaricato di trasformare ogni aspetto del funzionamento di Uber” e ha “installato i rigorosi controlli e la conformità necessari per operare come società pubblica”.
“Non abbiamo trovato e non troveremo scuse per un comportamento passato che non è chiaramente in linea con i nostri valori attuali. Chiediamo invece al pubblico di giudicarci in base a ciò che abbiamo fatto negli ultimi cinque anni e a ciò che faremo negli anni a venire”, ha dichiarato Hazelbaker.
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