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Savona e la politeia impossibile di Alfredo Sciocchetti.

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La proposta del ministro Paolo Savona “Una politeia per un’Europa diversa, più forte e più equa”, pur se concettualmente affascinante (e, entro precisi ambiti, condivisibile) è destinata, con tutta probabilità, a rimanere l’ennesima ‘vox clamantis’ nel deserto della dialettica politica europea.

Certamente, a livello puramente teorico, è del tutto condivisibileauspicare la sostituzione dell’approccio tecnocratico di ‘governance’ con la più democratica aspettativa di una politeia(cioè di una comune ‘res publica’) europea. Nel contempo, non possiamo non chiederci il perché questa aspettativa di una reale dimensione dialettica democratica sia rimasta disattesa nella forma e nella sostanza che hanno assunto le istituzioni dell’Unione nel corso di un trentennio di evoluzione.

La risposta ci appare univoca: la politeia europea non appartiene alla realtà effettuale perché non esiste una ‘polis’ europea nellaquale la politeia può radicarsi e dalla quale può promanare.

La polis europea non può esistere per almeno due ordini di motivi; il primo è di natura storica: mentre è possibile ammettere l’esistenza di una ‘cultura’ europea condivisa (pur fra declinazioni radicalmente differenti) non è possibile rilevare l’esistenza di un corpo socioeconomico europeo omogeneo.

Ricordiamo che la polis dell’età classica era basata su una sostanziale eguaglianza e omogeneità sociale dei soggetti a cui spettava il titolo della cittadinanza. I titolari dei diritti politici, in sostanza, condividevano l’insieme degli obiettivi economici e valoriali verso cui tendeva la società greca nel suo complesso.

Nell’Unione, assistiamo invece a un incessante movimento sociale centrifugo, dove alla dialettica si sostituiscono il veto e il conflitto. Si noti che questa frattura sociale non ricalca solo quella tradizionale fra i ceti dominanti e i ceti popolari; riguarda anche (e direi soprattutto) una competizione permanente fra le classi dominanti dei singoli Stati nazionali che solo in seconda istanza si riversa, come una forma di esternalità negativa, dal capitale al mondo del lavoro (ad es. attraverso il meccanismo della deflazione salariale che deriva da un impianto economico puramente mercantilista).

Il secondo motivo d’inesistenza della politeia è che, a livello europeo, non trova luogo il valore fondante della solidarietà.

I trattati, anzi, laddove non la vietano reticentemente (art. 124 e 125 del TFUE), contemplano unicamente una ‘clausola di solidarietà’ attivata da eventi eccezionali come cataclismi e atti terroristici (art. 222 del Trattato di Lisbona). Tuttavia, un atteggiamento solidale fra i popoli non può essere frutto di un’eccezione giuridica: una società/polis nella quale la solidarietà pluriclasse condivisa non sia posta a fondamento delle sorgenti del diritto è una società che rischia continuamente la disgregazione.

Si noti inoltre che in questo contesto non si intende la parola solidarietà come termine sostitutivo di sussidiarietà. Qui si intende la solidarietà come solidità sociale, come coesione materiale di un tessuto culturale preesistente, come fondamento redistributivo della produttività collettiva.

Citando Lelio Basso, “Una democrazia può sussistere solo in un paese in cui l’intiera collettività sia sostanzialmente d’accordo sui princìpi che reggono l’ordine politico-sociale esistente, giacché[…] se mancasse unità di linguaggio e di spirito, non sarebbe pensabile un alternarsi di opposti partiti al governo della cosa pubblica.”

Questo è il punto sostanziale: l’unità socioculturale solidale non è solo il fondamento generico della vita associata, ma è la condizione necessaria e specifica per la realizzazione di una democrazia compiuta.

Senza di essa, quindi, l’Unione Europea è destinata a rimanete un progetto sostanzialmente a-democratico.

In conclusione, è possibile riformare l’Unione nel senso auspicato da Savona?

Sarebbe possibile se (e solo se) le istituzioni europee fossero realmente democratiche; ma, visto che il problema dell’UE è proprio il suo deficit strutturale di democrazia, la risposta alla domanda sembra essere destinata a rimanere (ancora per lungo tempo) negativa.

Alfredo Sciocchetti


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