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La Russia aggiornerà la centrale nucleare di Metsamor in Armenia. Aumenta la dipendenza di Yerevan da Mosca
Il 15 dicembre, l’Armenia e la Russia hanno firmato un contratto per la modernizzazione e l’estensione della durata di vita della centrale nucleare (NPP) di Metsamor fino al 2036. Questo impianto era stato definito come l’impianto nucleare più pericoloso al mondo, sia per l’anzianità, sia perché il territorio armeno è altamente sismico.
I lavori di ristrutturazione saranno eseguiti da Rustatom Service JSC, una filiale della società statale russa di energia nucleare Rosatom, e costeranno al governo armeno 65 milioni di dollari.
L’accordo è un altro promemoria della vasta influenza della Russia sulle infrastrutture e sull’economia armena, nonostante gli sforzi di Yerevan per prendere le distanze da Mosca.
Metsamor svolge un ruolo significativo nel panorama energetico dell’Armenia, contribuendo in media al 31% della produzione annuale di elettricità del Paese. Questo lo rende un impianto essenziale alla vita economica armena.
È l’unica centrale nucleare del Caucaso meridionale, situata a circa 30 chilometri a ovest di Yerevan. È composta da due unità, Metsamor-1 e Metsamor-2, attivate rispettivamente nel 1976 e nel 1980. Nel 1989, l’impianto è stato chiuso per problemi di sicurezza dopo il devastante terremoto di Spitak del dicembre 1988. Nel 1995, l’unità 2 è stata riattivata a causa della carenza di energia in Armenia e da allora è l’unica unità nucleare in funzione.
Nel 2021, Rosatom ha riparato e ammodernato la centrale nucleare per farla funzionare fino al 2026. L’ammodernamento è stato realizzato nell’ambito di un accordo di prestito firmato tra Armenia e Russia nel 2015.
In base al nuovo accordo, Rosatom contribuirà a prolungare la durata di vita dell’Unità-2 fino al 2036, dopodiché verrà disattivata definitivamente. Quindi ora Yereval ha 12 anni per trovare una soluzione energetica alternativa alla vecchia centrale.
Le operazioni di ammodernamento saranno finanziate sotto forma di “prestito di bilancio” concesso dal governo armeno verso l’iimpianto statale, che successivamente stipulerà un contratto con Rosatom. Nel periodo 2024-2026, Rosatom modernizzerà la centrale nucleare di Metsamor in stretta collaborazione con gli specialisti armeni.
Poiché il reattore sarà dismesso nel 2036, il governo armeno intende costruire una nuova unità nucleare a Metsamor. Secondo diverse stime, la costruzione di una nuova centrale o unità nucleare richiederà 6-10 anni, il che significa che i lavori di costruzione dovranno essere avviati nei prossimi due anni.
Sembra che i lavori di costruzione saranno realizzati da Rosatom, a giudicare dalla dichiarazione del vice primo ministro russo Alexey Overchuk del 15 dicembre, secondo cui erano in corso trattative per la costruzione di nuove unità nucleari.
La schiacciante dipendenza energetica dalla Russia
Il nuovo accordo Metsamor arriva in un momento complicato per le relazioni armeno-russe. Il risentimento nei confronti della Russia è alto in Armenia. L’Azerbaigian ha conquistato militarmente il Nagorno-Karabakh a settembre, apparentemente con la benedizione di Mosca.
Nonostante i continui sforzi per diversificare le sue alleanze politiche e costruire legami più stretti con l’Occidente, l’economia armena continua a dipendere in larga misura dalla Russia. La Russia è il principale partner commerciale dell’Armenia, che è membro dell’Unione Economica Eurasiatica (EAEU) e dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) a guida russa.
Dal punto di vista energetico poi la dipendenza è quasi totale: la Russia fornisce l’87,5% del gas dell’Armenia (il resto proviene dall’Iran) e Gazprom Armenia, la filiale locale dell’azienda statale russa del gas, possiede tutte le infrastrutture di distribuzione del gas del Paese.
L’Armenia afferma di generare il 98% dell’elettricità di cui ha bisogno, ma questa affermazione nasconde una dipendenza ancora maggiore.
L’elettricità è generata da centrali idroelettriche e termiche e dalla centrale nucleare di Metsamor. Metsamor è interamente alimentata da uranio importato dalla Russia, mentre le centrali termiche dipendono dal gas naturale (in gran parte russo).
Questo viene a limitare fortemente la reale indipendenza dell’Armenia, che, oggettivamente, non può sganciarsi completamente da Mosca.
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