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Allarme da Pechino: i robot umanoidi creano un incubo etico nella guerra

Il quotidiano ufficiale dell’esercito cinese lancia un severo monito sui pericoli etici e legali dei robot umanoidi nei conflitti futuri, richiamando le leggi di Asimov. La Cina è preoccupata. Lo saremo anche noi?

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Un’eco inquietante risuona dalle pagine del quotidiano ufficiale dell’esercito cinese, il People’s Liberation Army (PLA) Daily, ripreso da SCMP, che lancia un severo monito sui potenziali abissi etici legati all’impiego di robot umanoidi nei conflitti futuri. Un vero e proprio grido d’allarme che ci proietta in uno scenario distopico, dove le macchine potrebbero sfuggire al controllo morale e legale dell’uomo.

Giovedì scorso, un’analisi approfondita pubblicata sul PLA Daily ha tuonato sulla necessità impellente per le forze armate di avviare una “ricerca etica e legale” sui robot umanoidi. L’obiettivo? “Evitare trappole morali” che potrebbero avere conseguenze catastrofiche.

“I robot umanoidi militari sono le armi più simili all’uomo finora create,” si legge nell’articolo, in un passaggio che evoca scenari da fantascienza, “e il loro uso su larga scala e normalizzato potrebbe portare a uccisioni indiscriminate e morti accidentali, che inevitabilmente si tradurrebbero in accuse legali e condanna morale.” Una previsione agghiacciante che dipinge un futuro in cui la guerra non conoscerà più confini etici.

L’articolo, firmato da Yuan Yi, Ma Ye e Yue Shiguang – le cui affiliazioni non sono state specificate dal quotidiano, aggiungendo un velo di mistero – cita apertamente le celebri Tre Leggi della Robotica dello scrittore di fantascienza americano Isaac Asimov. Principi che, da decenni, plasmano il dibattito sull’etica delle applicazioni robotiche nel mondo reale.

Gli autori sottolineano con forza come i robot umanoidi militarizzati “violino chiaramente” la prima, fondamentale legge di Asimov: “Un robot non può recare danno a un essere umano, né permettere che a un essere umano, a causa del suo mancato intervento, derivi un danno.” Una constatazione che squarcia il velo sulla pericolosità intrinseca di queste macchine da guerra. Non solo, gli autori hanno lanciato un ulteriore, drammatico appello: le leggi di Asimov necessitano di una “revisione radicale” alla luce dell’evoluzione della vera robotica moderna.

Hanno inoltre puntato i riflettori sulle implicazioni legali, affermando che i robot umanoidi in scenari militari dovrebbero conformarsi ai principi cardine delle leggi di guerra, “obbedendo agli umani”, “rispettando gli umani” e “proteggendo gli umani”. Un monito che suona come un disperato tentativo di mantenere un barlume di umanità in un futuro sempre più automatizzato.

Secondo gli autori, questi robot dovrebbero essere in grado di “sospendere e limitare l’uso eccessivo della forza in modo tempestivo e non uccidere indiscriminatamente le persone”. Una richiesta che rivela la profonda preoccupazione per un’escalation incontrollabile della violenza.

Vantaggi e limiti di una rivoluzione armata della robotica

Nonostante le cupe premonizioni, l’articolo riconosce anche i “maggiori vantaggi” dei robot umanoidi: i loro bracci meccanici e la “capacità di utilizzare macchinari in modo flessibile”. Secondo gli autori, “un gran numero di compiti militari che non possono essere sostituiti dagli attuali sistemi senza pilota possono essere inclusi nell’elenco dei compiti richiesti ai robot umanoidi.”

Il PLA Daily insiste sul fatto che le forze armate dovrebbero “studiare attentamente e proporre” i requisiti militari per pianificare lo sviluppo di queste macchine. Tuttavia, non nasconde le loro limitazioni: velocità e adattabilità ambientale, oltre a essere “più costosi e più complessi da implementare tecnologicamente” rispetto ad altre attrezzature senza equipaggio.

“Anche se i robot umanoidi diventeranno maturi e ampiamente utilizzati in futuro, non sostituiranno completamente altri sistemi senza pilota,” conclude l’articolo, temperando le aspettative ma non la preoccupazione.

La Corsa Silenziosa: Cina vs. Stati Uniti

Questo articolo è solo l’ultimo di una serie di interventi del PLA Daily sull’impiego dei robot umanoidi sul campo di battaglia. Già a maggio, un altro articolo aveva profetizzato che i robot umanoidi avrebbero potuto “continuare a trasformare la percezione umana del futuro della guerra”. Quel testo lodava le loro capacità di “decisione intelligente e di combattimento autonomo basate su algoritmi di intelligenza artificiale (AI)”, esaltando la loro abilità di valutare autonomamente l’ambiente del campo di battaglia e “completare autonomamente le missioni di combattimento”.

I robot umanoidi si trovano all’intersezione di intelligenza artificiale, produzione avanzata e intelligenza incarnata – aree cruciali per gli sforzi della Cina nel guadagnare un vantaggio nella sua feroce competizione con gli Stati Uniti. Diverse aziende cinesi hanno introdotto robot altamente versatili quest’anno, alimentando la fiducia nella tecnologia, e Pechino è ansiosa di consolidare il suo vantaggio iniziale in questo campo.

Ciò che è interessante è che questi dubbi etici appaiano in un giornale dell’Esercito cinese, facendo da un lato sorgere il dubbio che l’evoluzione della robotica militare cinese sia superiore a quanto ritenuto in occidente, e facendo pensare che anche in Cina qualcuno si stia  chiedendo se la strada presa dallta tecnologia non sia completamente sbagliata. Una domanda che dovremmo iniziare a farci anche in Occidente.


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