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Rivoluzione giapponese: fine dei tassi nominali negativi. Fine del controllo degli interessi. Politica monetaria più restrittiva. Le cose vanno benino

Rivoluzione giapponese, ma dolce: i tassi d’interesse nominali tornano positivi dopo sette anni. Lo Yen però perde rispetto al dollaro. Intanto, comunque i tassi reali restano negativi, al contrario di quanto accade nell’Area Euro

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Banconote giapponesi
Banconote giapponesi

In Giappone la Bank of Japan ha deciso che le cose vanno abbastanza bene per poter abbandonare i tassi nominati negativi e passare a una politica un po’ più restrittiva. Una rivoluzione, anche se dolce e mitigata, ma comunque un cambiamento. Il tutto però fatto considerando anche la situazione economica delle famiglie.  Iniziamo a vedere cosa succede.

La Banca del Giappone (BoJ) ha aumentato il suo tasso di interesse chiave a breve termine a circa lo 0% – 0,1% da -0,1% durante la riunione di marzo, soddisfacendo le aspettative del mercato e interrompendo gli otto anni di tassi di interesse negativi.

La decisione di martedì ha segnato anche il primo rialzo dei tassi di interesse dal 2007, in quanto l’inflazione aveva superato l’obiettivo del 2% della banca centrale da oltre un anno, mentre le maggiori aziende del Paese avevano deciso di aumentare gli stipendi del 5,28%, il più grande aumento salariale da oltre 3 decenni. Le cose vanno abbastanza bene da consentire un aumento dei tassi di interesse perché, con gli sipendi più alti, le famiglie possono permettersi di pagare gli interessi sul debito maggiori che ne risulteranno. Un ragionamento che la BCE non ha mai fatto, impeggnata solo a contenere l’infazione a qualsiasi costo, anche impoverendo le famiglie.  Ecco il grafico:

Due dei nove membri del Consiglio di amministrazione della BoJ, Toyoaki Nakamura e Asahi Noguchi, hanno dissentito, per cui comunque uqalcuno non avrebbe voluto questa stretta. Ueda poi ha dichiarato che questo, comunque, non è da vedere come un massimo assoluto nel tasso d’interesse per le operazioni di mercato, lasciando aperta la porta a operazioni a tassi superiori.

La banca centrale ha anche terminato il controllo della curva dei rendimenti per i titoli di Stato a 10 anni e ha interrotto gli acquisti di ETF e Japan real estate investment trusts (J-REITS). Inoltre, ridurrà lentamente il ritmo di acquisto di obbligazioni societarie, prima di interromperlo completamente tra circa un anno. Tuttavia, la banca ha aggiunto in un comunicato che, in caso di un rapido aumento dei tassi a lungo termine, avrebbe reagito in modo agile, ad esempio aumentando la quantità di acquisti di JGB.

La politica viene vista come efficace e infatti i rendimenti dei titoli decennali, quelli che NON saranno più controllati dalla BoJ, vengono a cadere:

Nello stesso tempo lo Yen non ne ha invece tratto nessun vantaggio, anzi si è indebolito, tornando a 150 Yen per Dollaro. In parte dovuto all’esaurimento dell’effetto anticipazione (si compra sulla previsione, si vende sulla notizia), in parte perché si prevede che, comunque, l’economia non ne sarà colpita, quindi la crescita interna resterà discreta e quindi è possibile ci sia un poco di inflazione, comunque, e la bilancia commerciale non farà dei surplus clamorosi

I tassi reali: negativi in Giappone, positivi nell’area Euro

C’è però una grande differenza fra BCE e BoJ: in Giappone l’inflazione su base annua è il 2,2%, e quindi i tassi reali sono del -2,1%. Anche se consideriamo l’ultima rilevazione mensile giapponese, avremmo tassi reali fra 0 e +0,1%, a seconda della soglia applicata dalla BOJ

Nell’area Euro i tassi di interesse nominali sono al 4,5%

L’inflazione annua rilevata è stata al 2,6%, quindi abbiamo un tasso di interesse reale positivo del 1,9%,  il che non è assolutamente poco ed è molto più di quanto fatto dalla BoJ che, per aumentare i tassi, ha atteso che le famiglie guadagnassero di più, cioò che effettivamente vi fosse un movimento nell’inflazione core.

Però quello è il Giappone…


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