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Rischio nucleare a Novovoronezh: droni colpiscono la centrale mentre il capo AIEA è in Russia
Attacco con droni alla centrale nucleare russa di Novovoronezh: evitato il disastro. Danni alle infrastrutture mentre il capo AIEA Grossi incontra Rosatom. Intanto la guerra energetica colpisce le raffinerie.

La guerra in Ucraina ha vissuto un’altra notte ad altissima tensione, sfiorando un incidente dalle conseguenze potenzialmente catastrofiche. La centrale nucleare di Novovoronezh, situata nella Russia sud-occidentale, è stata il bersaglio di un attacco notturno con droni che Mosca attribuisce all’Ucraina. Un “pelo” pericolosissimo per la sicurezza del sito e, francamente, dell’intera area.
Alexei Likhachev, il capo di Rosatom (l’agenzia nucleare statale russa), ha cercato di rassicurare sulla situazione, confermando che nella mattinata di giovedì la piena operatività era stata ripristinata. Secondo la sua versione, circa otto droni sono stati diretti contro l’impianto.
Sebbene tutti i velivoli siano stati neutralizzati e abbattuti, i detriti di uno di essi sono caduti sul sito, danneggiando il quadro elettrico principale (il “main switchgear”). Un dettaglio tecnico non da poco.
Come “misura preventiva”, ha spiegato Likhachev, tre unità di potenza dell’impianto sono state temporaneamente scollegate dalla rete. Ora, tuttavia, tutto sarebbe tornato alla normalità.
Kiev, come da prassi consolidata in queste occasioni, non ha rivendicato né commentato l’attacco. Ma il tempismo, come si suol dire, è quantomeno curioso. L’incidente avviene proprio mentre il direttore generale dell’AIEA (l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica), Rafael Grossi, si trova in Russia per incontrare, a Kaliningrad, proprio Likhachev.
Sul tavolo della discussione, ufficialmente, c’è la sicurezza delle centrali nucleari coinvolte nel conflitto, con un focus particolare sulla grande centrale di Zaporizhzhia, attualmente sotto controllo russo e mantenuta in stato di “cold shutdown” (arresto a freddo) per precauzione.
Il contesto: la guerra energetica
L’attacco a Novovoronezh, per quanto grave, non è un episodio isolato, ma si inserisce in una strategia molto più ampia che mira a colpire le infrastrutture energetiche russe. Questa è la vera guerra economica che si combatte parallelamente a quella sul campo. Gli attacchi ucraini alle raffinerie e ai siti di transito russi rappresentano una spina nel fianco significativa per l’economia di Mosca.
La situazione nel Mar Nero è emblematica:
- Porto bloccato: Secondo fonti Reuters, le consegne di petrolio al cruciale porto di Novorossiysk sono state sospese a seguito di attacchi ucraini che hanno danneggiato infrastrutture chiave nella regione di Krasnodar.
- Flussi interrotti: La Transneft, monopolista statale russo degli oleodotti, ha dovuto interrompere i flussi di greggio verso il porto, bloccando di fatto ricezione e caricamento.
- Capacità a rischio: Dopo mesi di attacchi simili, diverse stime indicano che circa il 20% della capacità totale di raffinazione petrolifera russa sia attualmente offline.
Nonostante questi dati impressionanti, l’impatto sulla produzione effettiva sembra, per ora, più contenuto di quanto si potrebbe pensare. Fonti industriali russe, citate sempre da Reuters, ridimensionano il colpo, stimando un calo della produzione reale solo del 3-6%. Mosca starebbe infatti compensando i danni utilizzando unità produttive tenute “a riposo” (idle units), in attesa di riparare gli impianti danneggiati.
Un gioco del gatto col topo energetico e militare che continua, mentre a Novovoronezh si è, per ora, evitato il peggio.
Domande e risposte
Cosa è stato danneggiato esattamente e quali sono stati i rischi?
Secondo il capo di Rosatom, i detriti di un drone abbattuto hanno colpito il “main switchgear”, ovvero il quadro elettrico principale della centrale. Non si è trattato di un impatto diretto sul reattore, ma di un danno a un’infrastruttura critica per la distribuzione dell’energia. Per precauzione, tre unità di potenza sono state disconnesse per evitare incidenti o sovraccarichi. Sebbene l’incidente sia stato risolto rapidamente, un danno di questo tipo in una centrale nucleare operativa rappresenta un rischio elevato, poiché un’interruzione prolungata dell’alimentazione ai sistemi di sicurezza potrebbe, in scenari peggiori, compromettere il raffreddamento.
Perché il tempismo dell’attacco è così significativo?
L’attacco è avvenuto quasi in contemporanea con la visita in Russia di Rafael Grossi, il direttore dell’AIEA. Grossi era a Kaliningrad per incontrare Alexei Likhachev (capo di Rosatom) e discutere proprio della sicurezza nucleare, in particolare della centrale di Zaporizhzhia. L’attacco a Novovoronezh, da qualunque parte provenga, funge da pericoloso promemoria della vulnerabilità di tutti gli impianti nucleari nell’area del conflitto, mettendo ulteriore pressione sui negoziati tra l’agenzia ONU e le parti in guerra per garantire la sicurezza ed evitare un disastro.
Gli attacchi ucraini alle raffinerie russe stanno funzionando?
Dipende da come si misura il “successo”. Dal punto di vista strategico, stanno certamente funzionando: costringono la Russia a dirottare preziose difese aeree lontano dal fronte per proteggere il suo entroterra e le sue infrastrutture economiche. Hanno interrotto la logistica, come dimostra il blocco del porto di Novorossiysk. Tuttavia, dal punto di vista della produzione pura, l’impatto è mitigato. Sebbene si stimi un 20% di capacità di raffinazione offline, la Russia sta utilizzando le sue scorte e le unità di riserva per mantenere la produzione di carburante a un livello quasi normale (calo stimato del 3-6%).









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