Attualità
“Ricostruire la scuola della cittadinanza attiva.” di R. SALOMONE-MEGNA parte prima
I sistemi scolastici non sono strutture neutre ma squisitamente politiche, essendo finalizzati al tipo di società che si vuole realizzare.
Anche il sistema scolastico italiano non si sottrae a tale condizione.
Infatti, non a caso la scuola viene menzionata più volte dai nostri Padri Costituenti, sia in maniera esplicita che implicita.
Summa capita l’art. 33 della nostra Costituzione parla di libertà d’insegnamento e l’art. 34 di obbligo scolastico sino ai 14 anni.
Ma non solo.
Secondo Pietro Calamandrei, che ha contribuito alla scrittura della Carta Costituzionale, la scuola è una delle istituzioni repubblicane tra le più importanti, al pari di quelle parlamentari, poiché il sistema scolastico statale interviene soprattutto per realizzare nella società quanto previsto dall’art. 3 comma 2: il principio di eguaglianza sostanziale.
Accanto al principio dell’uguaglianza formale, che deve essere inteso come eguale soggezione di tutti al diritto e l’impossibilità per il legislatore di operare distinzioni di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche nella stesura delle leggi, c’è il principio di eguaglianza sostanziale ovvero l’impegno dello stato a rimuovere gli ostacoli di natura economico-sociale, che di fatto impediscono la partecipazione dell’individuo alla vita del paese.
Ma per poter partecipare alla vita democratica attivamente, quello che oggi si chiama cittadinanza attiva, è indispensabile avere strumenti culturali adeguati e capacità di pensiero critico.
Questo era il compito originario attribuito alla scuola italiana dalla Carta Costituente: concorrere alla formazione del cittadino, affinché possa partecipare scientemente alle decisioni per la polis.
Nel 1962 con la legge n. 1859 arriva la riforma della scuola media unica e non senza un serrato e lungo dibattito, sia nel paese che nel Parlamento.
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