Attualità
Riciclaggio internazionale di denaro sporco: le soluzioni all’assemblea ACP e le proposte di Alessandra Basso
Il riciclaggio internazionale del denaro sporco, il “Money Laundering”, coinvolge grandi organizzazioni criminali che si impegnano affinché “il crimine paghi”, cioè le attività illecite – prostituzione, gioco d’azzardo, traffico di droga, truffe finanziare su larga scala – vedano i flussi finanziari generati trasformati in risorse pulite e re-investibili nell’economia lecita. Mentre in Italia molta stampa concentra la propria attenzione sull’uso del contante, qui parliamo di professionisti ben pagati, in grado di ripulire miliardi di dollari con pochi click sulla tastiera. Non ci sono valige di contanti in viaggio, ma sistemi finanziari compiacenti e governi con legislazioni permissive che si prestano a questo gioco.
I danni causati dal riciclaggio di denaro sono molteplici e comprendono:
1) compromissione del settore privato legale, che si trova una concorrenza scorretta in casa;
2) compromissione dell’integrità degli operatori finanziari professionali;
3) perdita di controllo della politica economica dei singoli paesi, con flussi finanziari grigi o neri non contabilizzati dalle autorità monetarie;
4) distorsione e instabilità economica in generale;
5) perdita di entrate fiscali;
6) rischi che le privatizzazioni cadano in mano alla criminalità;
7) rischio reputazionale per tutto il sistema finanziario e creditizio.
Durante l’ultimo incontro inter-parlamentare ACP, (delegazione Africa, Caraibi e Pacifico), a Maputo, in Mozambico, si è affrontato questo tema scottante. In questa sede è stato presentato un report su questo tema dall’europarlamentare Alessandra Basso (Lega ID) e dal Edmund Hinkson (ACP Barbados) che ha suscitato una viva discussione. Il suo discorso, che vi proponiamo integralmente, ha anche toccato i temi scottanti della finanza digitale, sempre più considerata un potenziale mezzo di riciclaggio.
Gentili Colleghi,
Con questa proposta di risoluzione cerchiamo di porre un freno a un problema, quello del riciclaggio di denaro, che a sua volta è la linfa nutritiva per molti altri crimini, il riciclaggio di denaro. Nonostante sia difficile stimare il valore di un’attività illecita, che quindi non si svolge alla luce del sole, fonti ONU valutano che ogni anno vengano riciclati globalmente dai 300 agli 800 miliardi di dollari, cioè dal 2% al 5% dell’intero PIL globale. Una cifra enorme, doppiamente grave, perché questo denaro a sua volta viene ad alimentari altri circuiti di morte, dal finanziamento del terrorismo, a quello dei traffici illeciti, alla manipolazione politica. Un male che quindi origina e nutre tanti altri mali e che mina dalla base la vita delle democrazie.
Questa nostra proposta di risoluzione vuole marcare un ulteriore passo avanti nella lotta al cosiddetto Money Laundering, sulla strada già indicata dalle linee guida OECD e anche sul solco delle risoluzioni del Parlamento Europeo e della Commissione, perché si possa combattere questo fenomeno criminale senza danneggiare né il legittimo commercio internazionale né, in modo ingiustificato, nessun paese in via di sviluppo o sviluppato che semplicemente voglia sfruttare la propria autonomia fiscale e porsi come un legittimo competitor anche a livello fiscale. Ciò che bisogna colpire sono tutte le pratiche illecite anche collegate a fraudolente attività commerciali, in cui lo scambio di beni è solo il pretesto per muovere proventi illeciti, con la ricaduta negativa ulteriore di falsare i mercati dei beni reali.
Inoltre i nuovi accordi internazionali devono tener conto delle soluzioni finanziarie legate all’utilizzo delle tecnologie informatiche e dei social media. Mi riferisco a due fenomeni finanziari attuali: da un lato allo sviluppo della galassia delle criptovalute, il cui ruolo nel riciclo del denaro sporco è ancora limitato, ma che, favorendo la nascita di un sistema di pagamento internazionale informale a basso costo soprattutto verso e nei paesi in via di sviluppo, devono essere comunque monitorate. Mi riferisco ai nuovi strumenti di crowdfunding e crowdlending, cioè al settore del social financing nel suo complesso, anche in questo caso innovazioni estremamente positive per lo sviluppo economico e sociale sia dei paesi avanzati, sia di quelli in via di sviluppo, ma la cui polverizzazione potrebbe celare movimenti di capitali di provenienza illecita.
Ci auguriamo che questa proposta possa segnare un ulteriore passo avanti nella collaborazione fra i paesi parte di questa organizzazione, e come paesi europei saremo ben lieti di poter mettere a disposizione il nostro know how e la nostra esperienza, che poi deriva dagli errori che abbiamo fatto in passato. Tutto questo per poter proseguire, assieme, un cammino verso la legalità e la sicurezza comuni.
Nella prossima sessione questa proposta verrà discussa e ne potrebbe sortire una proposta legislativa di base internazionale efficace per combattere questo crimine sempre più diffuso e pericoloso.
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