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Report estone afferma che per lo stato dal sesto anno le entrate supererebbero le uscite e che le ricadute sociali positive sarebbero notevoli
Secondo il rapporto redatto dal gruppo di lavoro nazionale sull’energia nucleare, una volta avviato il programma di costruzione di una nuova centrale nucleare in Estonia, le entrate per il bilancio statale supererebbero i costi associati alla costruzione a partire dal sesto anno del progetto.
Secondo gli autori del rapporto, ciò avverrebbe prima dell’entrata in funzione dell’impianto, che richiederebbe 11 anni dalla decisione di costruirlo, e deriverebbe dalle imposte sociali da pagare ai dipendenti, in quanto il libro paga continua a crescere, e dall’impulso all’economia locale che la costruzione comporta. Praticamente l’effetto espansivo keynesiano della spesa sarebbe tale che l’investimento genererebbe flussi positivi anche prima dell’entrata in funzione della centrale.
Il rapporto di 164 pagine afferma che: “Le entrate nel bilancio statale comincerebbero a superare i costi durante la fase di costruzione della centrale nucleare a partire dal sesto anno di attuazione del programma nucleare“.
“Questo è dovuto principalmente alle tasse sul lavoro pagate dal crescente numero di dipendenti dello sviluppatore del progetto, oltre al rilancio dell’attività economica regionale causato dalle attività di costruzione. Nella fase operativa, a partire dall’undicesimo anno, le entrate statali supererebbero permanentemente i costi di almeno 19 milioni di euro“, prosegue il rapporto, pubblicato sabato.
In uno scenario negativo, in cui i costi del bilancio statale sarebbero il doppio di quelli attualmente previsti e le entrate la metà, le entrate supererebbero comunque i costi di almeno 5,5 milioni di euro, subito dopo l’entrata in funzione della centrale.
I costi del bilancio statale relativi all’implementazione del programma nucleare includono quelli imposti dall’autorità di regolamentazione, quelli relativi al quadro giuridico e alla definizione delle politiche, alla creazione di capacità tecniche e di soccorso e allo sviluppo delle competenze, si legge nel rapporto.
Negli anni successivi alla decisione di introdurre la produzione di energia nucleare in Estonia, fino all’inizio della produzione di elettricità nella centrale nucleare proposta (con un tempo di realizzazione di 9-11 anni), i costi totali del bilancio statale per il quadro normativo e i programmi educativi, ai prezzi odierni, ammonterebbero a 73 milioni di euro.
La parte del leone (62%) di queste spese è costituita dai costi del personale del regolatore, seguiti dai costi dei programmi di istruzione e ricerca (17% del totale).
La costruzione dell’SMR ridurrebbe le disuguaglianze regionali
L’analisi dell’impatto socio-economico della centrale nucleare e della sua costruzione rileva che l’impatto sarebbe più positivo per le regioni con una popolazione in calo e con un reddito inferiore alla media, situate più lontano da Tallinn. Vengono citate località come Varbla, Loksa, Kunda e Toila (tutte si trovano in un raggio di 170 chilometri dal centro di Tallinn, mentre la più vicina, Loksa, è a meno di 70 chilometri dalla capitale – ndr), che sono anche le potenziali località recentemente raccomandate in un’analisi spaziale condotta.
Qualsiasi centrale nucleare deve essere situata vicino a una grande fonte d’acqua come il Mar Baltico.
La disuguaglianza regionale tra le diverse regioni dell’Estonia aumenterebbe ancora di più se una centrale nucleare venisse costruita vicino a Tallinn.
Secondo l’analisi, la fase di costruzione porterebbe nuovi residenti nella regione in cui è situata, e con essi entrate fiscali e fatturato per altre aziende del settore privato, comprese quelle locali, che a loro volta incoraggerebbero ulteriori investimenti in infrastrutture sociali come scuole, strutture ricreative e asili.
Facendo riferimento ai dati di impianti nucleari di dimensioni comparabili in altre parti del mondo, il rapporto afferma che il numero di dipendenti di un reattore modulare di piccole dimensioni (SMR) come quello proposto potrebbe essere compreso tra 75 e 400 unità.
La costruzione di un SMR sarebbe notevolmente da preferire, secondo il rapporto, perché la possibilità di ottenere una temperatura dei liquidi di raffreddamento fino a 950 gradi, come accade per questo tipo di centrali, permetterebbe di utilizzare questa energia residua per produrre idrogeno dalla scissione dell’acqua. Parliamo ovviamente di reattori con raffreddamento a sali fusi, che hanno temperature di operazione molto più alte.
Le alte temperature generate come output: Fino a 950 gradi Celsius nelle SMR, rispetto ai circa 300 gradi delle centrali convenzionali, aumentano l’efficienza dell’elettrolisi, riducendo il costo della produzione di idrogeno e rendendo il processo potenzialmente più conveniente, si legge nel rapporto.
Un’altra area chiave di utilizzo delle centrali nucleari è la fornitura di teleriscaldamento, reindirizzando il calore prodotto ai sistemi di teleriscaldamento e rifornendo così gli insediamenti vicini di energia termica durante la stagione del riscaldamento (da ottobre a marzo compresi).
Rischi e sfide
Allo stesso tempo, il rapporto rileva che l’introduzione dell’energia nucleare comporta una serie di sfide e rischi associati, che devono essere presi in considerazione e affrontati.
Il rapporto afferma che la più importante di queste riguarda la sicurezza delle centrali nucleari, una delle principali preoccupazioni nazionali.
“Anche se gli incidenti con gravi conseguenze sono estremamente improbabili, le centrali nucleari devono essere costruite e gestite secondo i più alti standard di sicurezza e bisogna garantire che tutti i rischi siano ridotti al minimo”, si legge nel rapporto.
Il secondo aspetto riguarda la gestione dei rifiuti, viste le scorie radioattive che l’energia nucleare produce e che necessitano di uno stoccaggio sicuro a lungo termine.
Il riassunto del rapporto afferma che: “Anche se il volume delle scorie generate è ridotto, l’Estonia dovrebbe sviluppare una strategia di gestione delle scorie radioattive e prendere in considerazione la costruzione di un sito di stoccaggio finale per il combustibile nucleare esaurito”.
La task force raccomanda un SMR
Un SMR è fattibile in Estonia, poiché l’introduzione dell’energia nucleare favorirebbe il raggiungimento degli obiettivi climatici, la sicurezza degli approvvigionamenti e la stabilità del sistema energetico in Estonia, tutte questioni importanti che l’Estonia ha dovuto affrontare negli ultimi mesi e anni.
Il rapporto finale conclude che un SMR da 400 MVA (megavolt ampere, equivalente a 400 MW – ndr) sarebbe fattibile in Estonia. Tuttavia, poiché i primi reattori ritenuti adatti alle condizioni dell’Estonia entreranno in funzione in tutto il mondo solo alla fine del decennio in corso, l’Estonia dovrà attendere per fare la sua scelta tecnologica definitiva una volta che i primi impianti di questo tipo saranno entrati in funzione.
Rispetto alle grandi centrali nucleari, gli SMR occupano una superficie relativamente piccola. Grazie a queste dimensioni, occupano circa un decimo o un quarto dell’area richiesta da una centrale nucleare tradizionale, il che significa che il loro fabbisogno di superficie può essere misurato in decine di ettari, non in centinaia di ettari.
Rispetto ai reattori esistenti, i progetti utilizzati negli SMR sono più semplici. La sicurezza si basa spesso su sistemi passivi. Ciò significa che in questi casi non è necessario l’intervento umano o fonti di energia esterne per spegnere i sistemi, poiché i sistemi passivi si basano su fenomeni fisici come la convezione e la gravità. Queste misure, a loro volta, contribuiscono a eliminare o a ridurre significativamente la possibilità che le sostanze radioattive entrino nell’ambiente.
Allo stesso tempo, secondo il rapporto, è importante basare la scelta della tecnologia sull’esperienza e sull’affidabilità del combustibile.
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