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QUIS CUSTODIET IPSOS CUSTODES E LA QUESTIONE DEL MORAL HAZARD DELLA TROIKA (di Antonio M. Rinaldi)

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Iniziamo subito nel precisare che per “MORAL HAZARD” s’intende una sorta di opportunismo che induce alcuni individui, investiti di particolari poteri o cariche, a perseguire propri interessi o a favore di una ristretta cerchia ma sempre comunque a danno della controparte, la quale si trova difficilmente in grado di verificare se vi sia stato dolo o negligenza. Al grande pubblico questo comportamento “scorretto” è emerso essenzialmente alla fine dello scorso decennio in occasione della crisi finanziaria innescata dai titoli subprime, i quali proliferarono oltre ogni ragionevole senso di responsabilità proprio grazie ai managers e gli operatori delle banche/finanziarie e delle società emittenti i quali trasferivano con disinvoltura e senza controllo i rischi insiti di questi titoli a soggetti terzi, spesso ignari e inconsapevoli dei pericoli a cui stavano andando incontro.

Il fatto poi che molti meccanismi di incentivi e premi a favore di chi li concepiva si basavano (e si basano ancora!) sulla quantità e non sulla qualità, hanno fatto sì che si abbassassero praticamente a zero i controlli di solvibilità con i risultati che ben conosciamo. Infatti gli operatori economici possono sentirsi incentivati ad intraprendere comportamenti sempre più rischiosi in quanto eventuali effetti ed esiti negativi delle loro stesse azioni ricadono esclusivamente sempre sulla collettività o in ogni caso su soggetti terzi.

Ebbene lo stesso concetto e principio può essere trasferito per analogia anche ai comportamenti degli amministratori pubblici eletti e dei politici in generale, i quali essendo sottoposti alla sola verifica del suffragio universale con sistemi elettorali che difficilmente mettono in correlazione la bontà del loro operato con i risultati, sono indotti impunemente a fare ciò che vogliono, forti del fatto che mai nessuno gliene renderà effettivamente conto.

Certo, quando si sconfina in appropriazione indebita, come ruberie varie e tangenti, entra in gioco la Magistratura, ma se un amministratore pubblico, sia a livello locale che centrale, nell’esercizio delle sue funzione adotta provvedimenti che poi si rivelano essere disastrosi per le finanze pubbliche o a danno dei cittadini o delle imprese del Paese, a chi devono poi dar conto?

Inoltre il più delle volte gli effetti delle loro scelte producono danni nel tempo e difficilmente è possibile nel breve capire  e valutare l’effettiva portata negativa dei provvedimenti. (Il riferimento non è casuale alla nota vicenda dei derivati del Tesoro italiano!)

Lo stesso vale a maggior ragione anche per l’operato della Troika. Cioè se i membri della Commissione Europea, della BCE o del Fondo Monetario Internazionale, che ricordo non essere neanche eletti dai cittadini, compiono azioni che poi si rivelano non idonee e disastrose per le economie dei paesi europei, a chi devono rispondere?

E fino a che punto poi gli stessi si approfittano del loro status per prendere decisioni così condizionanti se poi magari se ne avvantaggiano solo ristrettissime cerchie d’interessi facendo ricadere i rischi e i costi sulla moltitudine degli altri soggetti che compongono l’insieme dell’Unione Europea?

Si è mai visto che un personaggio di tali Istituzioni Europee sia stato realmente cacciato per aver sbagliato?

Eppure di palesi errori ne potremo elencare e denunciare a migliaia! Insomma chi controlla e sorveglia la regolarità della governance dell’Unione Europea e della moneta unica? Se aggiungiamo poi che questi personaggi, dopo aver terminato il loro mandato, vengono nella maggior parte dei casi sistematicamente “arruolati” come consulenti, altissimi dirigenti di istituzioni finanziarie private o di multinazionali che “casualmente” hanno tratto vantaggi proprio per i comportamenti sbagliati di cui sopra, il sospetto da negligenza diventa dolo.

Sono talmente abituati che il loro operato non è mai messo in discussione e che le colpe delle decisioni errate non ricadono mai sulle proprie spalle che i limiti del MORAL HAZARD neanche li conoscono!

Se viene perseguito con accanimento un modello di politica economica che esula palesemente da qualsiasi letteratura economica classica e che si rivela ovviamente poi essere controproducente per la maggioranza delle economie dell’eurozona e ad esclusivo vantaggio di pochi, i responsabili da chi vengono giudicati e quali meccanismi si attivano per allontanarli immediatamente onde evitare peggiori disastri futuri?

La vecchia, e quanto mai attuale locuzione latina, QUIS CUSTODIET IPSOS CUSTODES? (CHI SORVEGLIERA’ I SORVEGLIANTI STESSI?), tratta dalla VI Satira di Giovenale, come si concilia con il modello di quell’Europa che ci era stato tanto promesso?

Antonio M. Rinaldi


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