Energia
Quali sono i tre paesi europei a maggior rischio blackout e perché
Allarme blackout in Europa: la metà del sistema elettrico a rischio. Le interconnessioni, tra attacchi e geopolitica, diventano una priorità di sicurezza nazionale.
In un’Europa che si confronta con scenari geopolitici sempre più complessi e con minacce ibride che non risparmiano le infrastrutture critiche, la sicurezza energetica è tornata prepotentemente al centro del dibattito. Non si tratta più solo di fonti rinnovabili o di prezzi del gas, ma di una questione di difesa e resilienza. E in questo contesto, emerge un attore spesso sottovalutato: le interconnessioni elettriche.
Un recente studio della società di consulenza Ember ha lanciato un allarme che merita attenzione: oltre la metà del sistema elettrico europeo (55%) soffre di una capacità limitata di importare energia dai paesi vicini. Questo “collo di bottiglia” aumenta in modo significativo il rischio di blackout, rendendo alcune nazioni particolarmente vulnerabili. Tra queste, l‘Irlanda, la Spagna e la Finlandia sono le più esposte, ricevendo il minor supporto dalla rete continentale. In caso di oscillazioni alle reti interni questi paesi rischiano di andare al buio, esattamente come la Spagna nel 2025.
Pawel Czyzak, Direttore del Programma Europa di Ember, non usa mezzi termini: “Se non si interviene immediatamente per espandere e proteggere le interconnessioni, il rischio di blackout aumenterà.” Il suo appello va oltre la semplice politica energetica, definendo le interconnessioni come un “elemento vitale per proteggere la società europea dagli attacchi.”
Il “paracadute” invisibile dell’Europa
L’importanza di questa infrastruttura non è una teoria astratta, ma è stata dimostrata sul campo. Negli ultimi cinque anni, le interconnessioni hanno evitato ben tre potenziali blackout su larga scala:
- Polonia, maggio 2021: Un errore umano mette fuori servizio una sottostazione cruciale. La perdita di 3,5 GW di capacità viene assorbita dall’area sincrona europea, con un incremento dei flussi dai paesi limitrofi. La rete regge, seppur con un sovraccarico temporaneo.
- Polonia, 2020: Forti piogge danneggiano le linee di approvvigionamento del carbone, mettendo a rischio un quarto della domanda giornaliera. Le importazioni di emergenza (3 GW) attraverso gli interconnettori evitano il collasso del sistema.
- Francia, 2022: Una serie di interruzioni nelle centrali nucleari francesi riduce la produzione elettrica del 15%. La Francia, da tradizionale esportatrice, diventa un’importatrice netta. Le importazioni coprono fino al 17% del picco di domanda, salvando la situazione.
Questi episodi dimostrano che le interconnessioni non sono un lusso, ma un’assicurazione fondamentale. Lo si è visto anche nel blackout iberico del 28 aprile, quando la limitata connessione della penisola ha esposto il sistema a rischi maggiori, pur permettendo un ripristino rapido grazie ai pochi collegamenti esistenti.
Una spina dorsale sotto attacco
L’analisi di Ember sottolinea che l’instabilità geopolitica rende questa infrastruttura ancora più strategica. L’Ucraina, dopo gli attacchi russi, ha richiesto e ottenuto una sincronizzazione di emergenza con la rete europea, passando da esportatrice a importatrice di energia. Un’operazione vitale per la sua resilienza.
Eventi recenti, come i sabotaggi registrati nel Baltico e gli attacchi hacker alle centrali norvegesi, mostrano come le infrastrutture energetiche siano ormai obiettivi di una guerra ibrida. Come afferma Zuzanna Nowak del Foreign Affairs Opportunities Institute, “i cavi sottomarini e le linee elettriche sono ormai strategici quanto i porti e le rotte di navigazione.” La loro protezione, quindi, non riguarda solo il settore energetico, ma la difesa collettiva di NATO e UE.
L’Europa deve affrontare il paradosso di un sistema energetico sempre più interconnesso ma con punti deboli strutturali. Investire nelle interconnessioni non è solo una scelta economica, ma una necessità strategica e una priorità di sicurezza nazionale e continentale.
Domande e Risposte
1. Perché le interconnessioni elettriche sono così importanti per la sicurezza energetica? Le interconnessioni permettono ai paesi di scambiarsi elettricità, creando una rete di supporto reciproco. In caso di guasto o di calo della produzione in una nazione, la rete può importare energia dai paesi vicini, evitando così potenziali blackout. Agiscono come un’assicurazione, diversificando le fonti di approvvigionamento e rendendo il sistema più resiliente di fronte a eventi imprevisti, che siano guasti tecnici, disastri naturali o attacchi esterni.
2. Quali sono i rischi se l’Europa non investe in nuove interconnessioni? Il principale rischio è un aumento della vulnerabilità a blackout e instabilità del sistema. Senza una rete di interconnessioni robusta, ogni paese è più isolato e deve fare affidamento esclusivamente sulle proprie capacità produttive. Questo rende più probabile un crollo del sistema in situazioni di emergenza, come quelle causate da eventi meteorologici estremi, guasti tecnici o atti di sabotaggio, con gravi conseguenze economiche e sociali.
3. In che modo gli attacchi geopolitici influenzano la necessità di interconnessioni? Gli attacchi geopolitici, come quelli informatici o i sabotaggi fisici alle infrastrutture, sono una minaccia crescente. Avere una rete di interconnessioni forte e ben protetta permette di isolare i danni e di reindirizzare i flussi energetici, minimizzando l’impatto di un attacco localizzato. In questo senso, le interconnessioni diventano parte integrante della difesa collettiva, garantendo la continuità dei servizi essenziali anche in tempi di “guerra ibrida”.
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