Energia

Putin avverte: senza il nostro petrolio, preparatevi a prezzi oltre i 100 Dollari. La vera partita si gioca in India

Putin lancia l’avvertimento: senza il petrolio russo, i prezzi schizzeranno oltre i 100 dollari. Ma la vera partita si gioca sull’asse USA-India, con Nuova Delhi che detta le sue condizioni e propone di riaprire a Iran e Venezuela.

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Il presidente russo Vladimir Putin invia un messaggio neanche troppo velato all’Occidente: se pensate di poter fare a meno del petrolio russo, preparatevi a conseguenze economiche pesantissime.

Durante un forum economico, il leader del Cremlino ha messo in chiaro che un’eventuale estromissione completa del greggio di Mosca dal mercato globale provocherebbe un’impennata dei prezzi ben oltre la soglia psicologica dei $100 al barile.

“È impossibile immaginare che la perdita dei volumi di petrolio russo possa preservare una situazione normale nell’energia globale e nell’economia”, ha dichiarato Putin, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Interfax. La logica, dal punto di vista di Mosca, è ferrea: togliere dall’equazione un fornitore che detiene una quota sostanziale del mercato mondiale innescherebbe un’immediata corsa all’acquisto sulle restanti forniture, con un conseguente “decollo” dei prezzi. Un esito, ha sottolineato Putin, che non gioverebbe affatto “alle economie dei paesi che già se la passano male, comprese quelle europee”.

La pressione USA e la mossa a sorpresa dell’India

Questa dichiarazione non arriva a caso. Sullo sfondo, c’è l’intensificarsi degli sforzi diplomatici da parte degli Stati Uniti per convincere gli ultimi grandi clienti della Russia, in primis l’India, a chiudere i rubinetti. Nuova Delhi, terzo importatore di greggio al mondo, ha approfittato fin dall’inizio del conflitto in Ucraina degli sconti offerti da Mosca, calmierando così la propria bolletta energetica.

Washington, tuttavia, sta aumentando la pressione, individuando nell’India un anello debole della catena di sanzioni. Ma la risposta indiana, lungi dall’essere una sottomissione, si sta rivelando una mossa da abile giocatore di scacchi geopolitico. Secondo fonti diplomatiche, i funzionari indiani avrebbero recapitato un messaggio molto chiaro all’amministrazione americana. La situazione può essere riassunta così:

  • La richiesta USA: L’India deve smettere, o ridurre drasticamente, l’importazione di petrolio russo.
  • La controproposta indiana: Potremmo considerare una riduzione degli acquisti da Mosca, ma a una condizione: che gli Stati Uniti allentino le sanzioni su altri due grandi produttori, Iran e Venezuela, permettendo al loro petrolio di tornare legalmente sul mercato globale.

In pratica, l’India sta dicendo a Washington: se volete che rinunciamo al petrolio russo a buon mercato, dovete fornirci un’alternativa altrettanto valida, aumentando l’offerta globale per evitare che i prezzi esplodano. Una posizione che lo stesso Putin ha elogiato, affermando che l’India “non si lascerà mai umiliare” e non cederà alle pressioni americane.

Insomma, mentre Putin agita lo spettro dei $100 al barile per ricordare all’Europa la sua dipendenza energetica, la vera partita si sta giocando sull’asse Washington-Nuova Delhi. L’India, forte della sua crescente importanza economica, non si accontenta più di subire le decisioni altrui, ma detta le proprie condizioni. La partita a scacchi dell’energia globale è tutt’altro che finita, e ogni mossa ha conseguenze dirette sui nostri portafogli.

Petroliera russa

Domande e Risposte per il Lettore

1. Perché l’esclusione del petrolio russo causerebbe un aumento dei prezzi così forte? La Russia è uno dei tre maggiori produttori di petrolio al mondo, insieme a Stati Uniti e Arabia Saudita. Rimuovere improvvisamente la sua enorme offerta dal mercato creerebbe un deficit che gli altri produttori non potrebbero colmare immediatamente. Secondo la legge fondamentale della domanda e dell’offerta, quando l’offerta cala drasticamente a fronte di una domanda che resta alta, i prezzi salgono inevitabilmente. Il mercato reagirebbe al panico della scarsità, spingendo le quotazioni verso l’alto, e la soglia dei $100 al barile diventerebbe uno scenario molto realistico.

2. Qual è la strategia dell’India in questa situazione? L’India sta adottando una strategia di “realismo strategico”. Da un lato, approfitta del petrolio russo scontato per alimentare la sua economia in rapida crescita e contenere l’inflazione. Dall’altro, usa questa posizione come leva negoziale con gli Stati Uniti. Invece di cedere passivamente alle pressioni, Nuova Delhi rilancia, chiedendo in cambio l’allentamento delle sanzioni su Iran e Venezuela. In questo modo, si posiziona come un attore cruciale che non solo persegue il proprio interesse nazionale, ma propone anche una soluzione per stabilizzare il mercato energetico globale.

3. Un prezzo del petrolio a $100 al barile è un rischio concreto per l’Europa? Sì, è un rischio concreto. Anche se l’Europa ha diversificato molte delle sue forniture allontanandosi dalla Russia, il prezzo del petrolio è globale. Un’impennata a $100 (o più) si ripercuoterebbe immediatamente sui prezzi alla pompa di benzina e diesel in tutto il continente, con effetti a cascata sull’inflazione, sui costi di trasporto e sulla produzione industriale. Per economie già fragili e alle prese con una crescita debole, come molte in Europa, un nuovo shock energetico di questa portata potrebbe avere conseguenze recessive molto serie.

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