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Europa

Prove di Alleanza di Centrodestra a Strasburgo (di Vincenzo Caccioppoli)

Sul tema dell’immigrazione si è formata una nuova maggioranza nel Parlamento Europeo, a tal punto che i socialisti hanno dovuto cassare una norma da loro stessi voluta.

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Mercoledì a Strasburgo si è tenuto un dibattito duro e dai toni accesi sulla politica migratoria dell’Europa. La Von der Leyen sembra intenzionata a cambiare registro sul punto, adottando una politica più dura e repressiva verso la migrazione irregolare, facilitando i rimpatri ed puntando sul modello Albania tanto criticato non solo in Italia. La FrankfurterAllgemeine Zeitung ha parlato senza mezzi termini di prove di una nuova alleanza, almeno su questo tema, che si sarebbe creata in Europa tra popolari europei l’Ecr di Giorgia Meloni e una parte dei liberali.

“Per la prima volta dopo le elezioni europee è diventato chiaro dove si trova la nuova maggioranza in Europa su questi temi: con i liberali di destra, i cristiano-democratici del PPE e i conservatori nazionali del gruppo ECR. Insieme potrebbero raggiungere la propria maggioranza, ma in singoli casi probabilmente potrebbero contare anche sui voti delle fazioni di estrema destra.” scrive il giornale tedesco. Un fatto che è apparso chiaro sentendo gli interventi a Strasburgo durante il dibattito.

Il fatto che i socialisti e i verdi abbiano una postura differente verso il modo in cui gestire la questione della migrazione irregolare è parso subito evidente, dalle parole della capogruppo dei socialisti Irexte Perez Garcia “La famiglia socialista non è disposta a permettere che questa lettera della signora von der Leyen della settimana scorsa abolisca, per così dire, il patto sull’immigrazione”, citando poi a sproposito la sentenza del tribunale di Roma che avrebbe definito illegale l’accordo tra Italia Albania, cosa chiaramente non corretta, anche perché come la signora Garcia dovrebbe sapere un tribunale civile non può decidere su un accordo tra Stati.

Ma la combattiva capogruppo dei socialisti, che cerca disperatamente di giustificare un ruolo che molti, all’interno del gruppo mal digeriscono, alzando i toni dello scontro con le destre, ha anche rincarato la dose definendo il sistema adottato dal governo italiano e studiato da buona parte dei paesi europei, come “ un modello che viola i diritti umani”.

Insomma, le sinistre in Europa sembrano proprio avere messo nel mirino la Meloni, accusando la Von der Leyen, come dice espressamente l’eurodeputata spagnola (curioso questa continua ossessione delle politiche spagnole per la Meloni) Estrella Galan del gruppo left al parlamento europeo ha accusato la presidente della commissione di voler far governare l’Europa a Giorgia Meloni. Chissà come Schlein e Conte avranno reagito di fronte ad una simile affermazione loro che da mesi continuano ad accusare la premier di essere isolata e marginale in Europa.

La realtà evidentemente è ben diversa, e quello accaduto mercoledì a Strasburgo, che è una ripetizione di quello accaduto su molti provvedimenti già nel finale della passata legislatura, racconta l’esatto opposto. Meloni con i suoi fedeli scudieri a Bruxelles, il copresidente Nicola Procaccini e il capo delegazione Carlo Fidanza, sta tessendo molto bene la sua tela per arrivare a quell’accordo tra le forze di centro destra che è il suo chiaro obiettivo. I segnali che qualcosa nella maggioranza che ha sostenuto il bis della Von derleyen non funziona, sono stati già diversi. Basti pensare alla discussione sul calendario della audizioni dei nuovi commissari.

La sinistra e i verdi avrebbero voluto che Raffaele Fitto ( il cui ruolo è e sarà giocoforza centrale nel progetto meloniano di unire il centrodestra europeo) fosse l’ultimo ad essere audito, ponendolo in una situazione delicatissima, considerando che non ci sarebbe stata la possibilità di far valere il peso di potere rivalersi sui commissari socialisti ( in particolar modo sulla Ribeira, che già non gode di molta simpatia tra i popolari). L’accordo tra popolari ed ECR, nella conferenza dei presidenti chiamata a decidere,  ha evitato questa eventualità, mostrando ancora una volta come sia forte il sostegno da parte del gruppo dei popolari europei a Raffaele Fitto.

Il tema dei migranti, così come quello del green deal potrebbero essere i fondamenti su cui costruire un nuovo asse nel parlamento europeo tra tutte le forze di centrodestra, con la possibilità anche di avvalersi dell’appoggio della destra estrema. Tanto più che il dibattito di  mercoledì ha mostrato plasticamente come sia in atto un certo scollamento. all’interno dei liberali, tra una parte del gruppo sicuramente più a sinistra, guidata dalla presidente, fedelissima di Macron, Valérie Hayer e invece un parte più vicina al centrodestra che comincia a mal sopportare le idee della Hayer sui migranti così come sulla transizione energetica.

La fedelissima del presidente francese si è mostrata entusiasta (evidentemente le basta poco) per il fallimento preliminare del modello dell’Albania italiana in tribunale. “Il modello ha funzionato solo per due giorni ma è costato 65 milioni di euro. Questa è demagogia, l’Europa e i migranti meritano di più”.  Ma poco dopo le ha fatto da contraltare Malik Azmani, un liberale di destra olandese, che ha sostenuto come si debba lavorare con i paesi terzi per ridurre gli arrivi.

In realtà quello che sembra stia avvenendo è un normale aggiustamento degli equilibri del parlamento europeo, sulla base di quello che pare un evidente cambio di paradigma all’interno del Consiglio europeo, che è ora a maggioranza di centrodestra. E poi come non vedere un chiaro segnale della forza della Meloni di fronte a Scholz e Macron, alle prese con enormi problemi interni, che rendono il loro ruolo in Europa assai indebolito, come visto anche nel clamoroso caso della cacciata del commissario Breton da parte della von der Leyen, accolto con un’alzata di spalle da Macron. Mentre la Meloni malgrado abbia mantenuto la sua coerente posizione sia in Consiglio europeo che in aula durante il voto per la Von der Leyen, attirandosi le critiche di opposizioni e media italiani ed esteri, alla fine ha ottenuto per Fitto quello che aveva richiesto. Anche questo è un segnale forte sulla crescita della autorevolezza della premier italiana in Europa


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