Attualità
PROPAGANDA O IGNORANZA? LA BOSCHI E L’EURO CHE HA AIUTATO L’EXPORT
La Ministra Boschi (così facciamo contenta la Boldrini…) al convegno annuale dei giovani industriali riuniti a Santa Margherita Ligure, intervenuta il giorno dopo la visita di Salvini, ha tenuto a precisare alla platea che dare retta ai partiti euroscettici (come la Lega) ed uscire dall’euro significherebbe competere con la Grecia e non con la Germania e che senza l’euro non avremmo potuto resistere alle sfide della globalizzazione. La platea ha risposto con applausi ed approvazione, “sedotta” come hanno riferito i giornali compiacenti, dalla sua avvenenza e dalla pacatezza. Vale la pena riportare un brano del discorso: “se non ci fosse stato l’euro, se non ci fosse stato l’export, che in un momento di crisi italiana ha comunque retto… difficilmente avremmo resistito alle sfide in questo momento“. L’accostamento fra euro e export suggerisce quindi che l’euro avrebbe facilitato l’export e che senza l’euro non avremmo esportato e retto alla crisi.
Questa affermazione è talmente falsa che rasenta la presa in giro.
Come si vede dopo la crisi il recupero dell’Italia nell’export è stato inferiore a quello di Germania e Francia e ciò principalmente per le difficoltà del mercato intra-UE, mentre ha retto quello extra-UE
Perché questo crollo? Facile, con l’euro non vi è stato quel recupero dei differenziali di inflazione, anche minimi, con i Paesi del Nord Europa e soprattutto col nostro competitore principale sui mercati globali, ovvero la Germania. Questo persistente squilibrio ha portato man mano ad una perdita di competitività di prezzo e quindi ad un calo delle esportazioni.
Quello che la Ministra sembra non capire è il fatto che l’euro è stata ed è una moneta troppo forte per la nostra economia, mentre è stata una moneta debole per la Germania: come giustamente è stato detto, l’euro è difeso, nonostante le disfunzionalità, essenzialmente per permettere alla Germania di non rivalutare. Ora affermare che l’euro avrebbe aiutato il nostro export, come tra le linee ha fatto la Boschi, è palesemente l’esatto contrario della realtà: una moneta forte non aiuta le esportazioni, perché le rende più care. E lo sanno! Infatti quando l’euro ultimamente si è svalutato pesantemente sul dollaro (perdendo circa il 30%) tutti loro, compresa la Boschi, hanno gioito dichiarando che così le nostre esportazioni sarebbero ripartite, perché i nostri prodotti (per gli USA ed i Paesi che usano il dollaro o sono influenzati dal suo corso) sarebbero stati meno cari! Com’è che se si svaluta l’euro è un bene, ma se si svalutasse una moneta nazionale sarebbe un male?
Peccato che, come è ovvio, si esporta di più verso i propri vicini e quindi la quota di export maggiore è con i Paesi dell’area euro. Qui, evidentemente, i rapporti sono rimasti invariati. Non solo: poiché all’interno dell’Eurozona, non potendoci esser aggiustamenti monetari (grazie all’euro) per competere occorre abbassare i costi, ed il principale è quello del lavoro, tutte le deflazioni reali compiute da Spagna, Grecia, Portogallo, ma anche Germania, ovvero il calo delle retribuzioni dei rispettivi lavoratori, o, nel caso della Germania, del CLUP via minijob, hanno provocato un crollo del reddito pro-capite e, com’è logico, se il reddito è minore il consumo è minore, quindi la domanda europea nel suo complesso è calata, deprimendo ancor di più le esportazioni.
Ma la consapevole propaganda, solo così si può definire l’intervento della Boschi se non vogliamo pensare ad una crassa ignoranza, non si ferma qui.
L’affermazione che fuori dall’euro competeremmo con la Grecia e non con la Germania è inqualificabile: innanzitutto la Grecia si trova nelle condizioni in cui è grazie all’euro ed alle politiche volutamente punitive tenute dall’Europa nei suoi confronti, politiche che solo l’euro ha consentito venissero attuate, come ho spiegato chiaramente nel mio precedente articolo (che invito la Boschi a leggere e meditare…). In secondo luogo, checché ne pensino questi auto-razzisti, l’Italia è ancora un Paese industriale di prima grandezza che, se fosse lasciato libero di competere lealmente e non fosse governato da semplici esecutori delle volontà europee (id est tedesche), – un Europa che, guarda caso, mostra una rigidità particolare nei confronti dell’economia italiana, facendo le pulci ad un 0,1% in più di deficit, mentre lascia che la Francia viaggi al 7% (sarà perché siamo noi e non la Francia ad essere dei concorrenti temibili per l’export tedesco, come ammesso a suo tempo da Helmut Kohl, con la famosa frase: “un’Italia fuori dall’euro farebbe una concorrenza rovinosa all’industria tedesca.”?) – avrebbe ancora la forza e la capacità di far valere la qualità delle sue produzioni, competendo con i maggiori Paesi produttivi.
Questo sottintendere che, senza lo scudo dell’euro e la partecipazione ad un’Europa di supposti “grandi”, il nostro Paese sarebbe irrilevante e condannato a competere con gli ultimi, come fossimo il bambino somaro che fa parte di un gruppo di studio di brillanti studenti e si può così fregiare dei buoni voti del compito fatto dagli altri, è talmente odioso che è un vero e proprio insulto a tutte le PMI che ogni giorno e nonostante tutti gli ostacoli lavorano e producono beni di qualità e riescono ad esportare, non grazie, ma nonostante l’euro, in forza di questa qualità, tenendo alta con orgoglio l’immagine dell’Italia.
Ma le PMI, che sanno bene quanto sia penalizzante l’euro, non sono al centro dell’attenzione di Confindustria plaudente e del Ministro, pardon, Ministra Boschi.
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.