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Produrre è inquinare, quindi il problema è molto poco europeo.

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Il Chimico Scettico, di cui potete seguire il Blog ben dotato dal punto di vista dei dati, ha postato due grafici che dovrebbero farci pensare. Il primo indica il peso di diverse macro aree sulla produzione mondiale di anidride carbonica, CO2:

vediamo che il principale apport attuale , in crescita, sia dell’India, mentre la Cina ha toccato il suo apice dopo il 2010 per poi stabilizzarsi, l’Europa lo ha toccato negli anni ottanta e gli USA poco dopo il 2000.  Che cosa avrà portato la cina ad incrementare così tanto la propria produzione?

Semplice, la produzione per l’export:

Il picco della quota cinese dell’export mondiale è stato toccato nel 2015, per poi stabilizzarsi e calare. Il fatto di essere diventata la “Fabbrica del mondo” ha chiaramente e direttamente influito sulla quota di CO2 prodotta da Pechino. L’attività industriale comporta l’uso di energia, ancora massimamente prodotta con fonti fossili, procedimenti chimici inquinanti, e , non ultimo, lo spostamento di masse di persone con mezzi (auto, bus, ma anche treni) che sono inquinanti. Perfino il telelavoro è a suo modo inquinante. certo concentrare in un unico luogo la produzione industriale non aiuta: avremo maggiori masse di lavoratori da muovere da distanze maggiori, le merci viaggeranno per maggiori distanze, ci sarà necessità di una distribuzione al dettaglio più ecologicamente costosa. La scelta stessa di un sistema di produzione globale, in cui conta solo l’apparente economicità della catena della componentistica senza considerarne le ricadute anche ambientali viene a costituire uno spreco di risorse naturali scarse, con la sola finalità di dare un temporaneo vantaggio competitivo ad alcuni player internazionali.

Comunque , come potete notare, il problema della CO2 non è in Europa. Per ora è in Cina ma può spostarsi in qualsiasi paese in via di sviluppo. Oggi a me, domani a te.

 

 


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