Politica
Polonia, Tusk non accetta la sconfitta e scatena il caos: “Chiediamo il riconteggio”. È un colpo di mano contro il voto?
Sconfitto alle presidenziali, il premier polacco Donald Tusk non ci sta e chiede il riconteggio dei voti. Una mossa disperata che accende lo scontro con i nazionalisti del PiS e rischia di minare la democrazia.

Donald Tusk, primo ministro polacco, ha chiesto un riconteggio parziale dei voti delle recenti elezioni presidenziali, dopo la sconfitta del suo candidato, Rafał Trzaskowski, contro Karol Nawrocki, rappresentante del partito nazionalista Diritto e Giustizia (PiS). Secondo Tusk, l’obiettivo è “ripristinare la fiducia” nel processo elettorale, ma, francamente ,questa mossa appare come un disperato tentativo di ingarbugliare un’elezione che il premier ha perso, e non di poco. La democrazia in Europa, a quanto pare, sta diventando sempre più un optional.
Le elezioni presidenziali di inizio giugno hanno visto Nawrocki vincere con il 50,9% dei voti contro il 49,1% di Trzaskowski, un margine di circa 370.000 schede. Nonostante Trzaskowski, sindaco di Varsavia e candidato della Piattaforma Civica di Tusk, fosse in testa nei sondaggi e avesse vinto il primo turno, Nawrocki ha ribaltato le aspettative. La sua vittoria rappresenta un duro colpo per l’agenda riformista pro-UE di Tusk, poiché il nuovo presidente, in linea con il suo predecessore Andrzej Duda, potrebbe usare il potere di veto per ostacolare le riforme, in particolare quelle giudiziarie.
Tusk ha giustificato la richiesta di riconteggio con presunte irregolarità, sottolineando che il suo intento non è ribaltare il risultato ma garantire che l’elezione rispetti gli standard costituzionali polacchi.In realtà a me sembra che questa mossa sia tentativo di salvare la faccia e di alimentare una narrativa utile per mobilitare l’elettorato in vista delle elezioni parlamentari del 2027. Hanna Sokolska, analista di CEC, ha definito “estremamente improbabile” che la Corte Suprema annulli l’intera elezione, anche se teoricamente ne avrebbe il potere. Un riconteggio limitato, che riguarderebbe solo una dozzina di commissioni elettorali locali, non basterebbe comunque a cambiare l’esito.
La Commissione Elettorale Nazionale ha confermato irregolarità nel secondo turno, come l’uso di software non autorizzati per verificare i certificati degli elettori, che potrebbero aver impedito ad alcuni di votare. Tuttavia, non ha attribuito queste anomalie a un candidato specifico. La Corte Suprema esaminerà il rapporto il prossimo mese, mentre circa 30.000 denunce individuali sono già state presentate. Nonostante ciò, l’impressione è che il riconteggio sia più una strategia politica che una reale necessità.
Le reazioni non si sono fatte attendere. Il presidente uscente Duda, in un post su X, ha accusato senza prove i “post-comunisti e le forze liberali di sinistra” di voler “truccare un’elezione già decisa”, invitando i sostenitori di Nawrocki a difendere “i resti di democrazia e libertà”. Tusk ha definito queste parole “isteriche” e incendiarie, ma il clima politico è già teso. La vittoria di Nawrocki ha accentuato le divisioni all’interno della coalizione di Tusk, che di recente ha superato a fatica un voto di fiducia in parlamento.
Per Scenari Economici, il riconteggio non è altro che un’arma politica per screditare la vittoria di PiS e mantenere viva l’idea che il partito nazionalista abbia manipolato il voto. Questo narrativo potrebbe galvanizzare i sostenitori di Tusk, ma rischia di minare ulteriormente la fiducia nelle istituzioni democratiche polacche. In un’Europa dove il rispetto per il volere popolare sembra sempre più flessibile, il caso polacco è emblematico: quando i risultati non piacciono, si cerca di cambiarne la percezione, se non l’esito. Nawrocki, forte del suo mandato, sembra destinato a essere un ostacolo per Tusk, e il riconteggio appare più come un gesto simbolico che come una reale minaccia al risultato elettorale.
In conclusione, il riconteggio chiesto da Tusk non cambierà probabilmente l’esito delle elezioni, ma alimenta un clima di sfiducia e polarizzazione. La democrazia polacca, già sotto pressione, rischia di uscirne ancora più indebolita. E in Europa, dove il gioco politico sembra sempre più distante dai cittadini, questo è solo l’ultimo esempio di come il potere cerchi di piegare le regole a proprio vantaggio.
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