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Economia

Politica economica del governo CDU e SPD? Solo una minestra riscaldata. Bisogna staccarsi dalla Germania

Come sarà il programma economico del futuro governo di coalizione CDU SPD, voluto dal futuro cancelliere Merz? Una minestra riscaldata che non cambierà molto né per le famiglie né per l’industria tedesca. L’economia proseguirà nella crisi e l’Italia dovrebbe pensare a distaccarsi il prima possibile

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Adesso viene il bello, in Germania, anche se di bello ci sarà ben poco. Il cancelliere nominato, Friedrich Merz pensa di poter rilanciare l’economia in un governo con chi, nella legislazione precedente, è riuscito ad affossarlo, e il tutto senza cambiare in modo radicale la politica economica del paese. Buona fortuna.

Perché la questione cruciale è: come attuare questi piani della CDU con i socialdemocratici, nel caso entrino in coalizione come partner minoritari? Come spesso accade quando forze politiche di centro-destra e centro-sinistra cercano di governare insieme, compromessi saranno necessari da entrambe le parti, ma questi compromessi sono coerenti con la necessità di profonde riforme di cui ha bisogno l’economia tedesca?

Tuttavia, Monika Schnitzer, presidente del Consiglio tedesco degli esperti economici, sottolinea che questo è essenziale per il progresso della Germania. Schnitzer esorta il futuro governo a intraprendere riforme incisive. In particolare, in un’intervista alla FAZ, ha dichiarato che il nuovo cancelliere deve affrontare urgentemente una “riforma del freno al debito che sia orientata alla stabilità ma che, contemporaneamente, vincoli la spesa futura, soprattutto in infrastrutture, difesa e istruzione.”

Politica finanziaria: conciliare programmi distanti

Come intendono trovare un punto d’incontro in politica finanziaria Merz, leader della CDU/CSU uscita vincitrice dalle elezioni, e Lars Klingbeil, nuovo uomo forte della SPD?

Il nuovo leader della SPD Kleingbeil , dopo le dimissioni di Scholz

La CDU/CSU ha promesso sgravi fiscali significativi per incentivare l’attività economica e stimolare gli investimenti, proponendo una riduzione generale dell’imposta sul reddito, l’introduzione graduale dell’aliquota massima e l’abolizione del contributo di solidarietà. Al contrario, la SPD punta a ridurre la pressione fiscale per il 95% dei redditi più bassi, recuperando risorse dal 5% più ricco e mantenendo il contributo di solidarietà.

Il potenziale conflitto potrebbe trasformarsi in un accordo attraverso l’integrazione della sovrattassa nella tariffa e la modifica dei limiti di reddito per l’aliquota massima e l’imposta sui patrimoni elevati. Si ipotizza un aumento dell’aliquota al 44 o 45% (dal 42%) e al 47 o 48% (dal 45%), o almeno così pensano i media tedeschi. Un riaggiustamento delle aliquote che tiene conto anche dedell’effetto fiscal drag, che ha alzato i redditi nominali, ma non reali, ma che, alla fine non cambia quasi nulla della pressione fiscale.

La SPD potrebbe chiedere  un’aliquota fiscale più alta per i redditi elevati, presentandolo  come un successo negoziale, ma, alla fine , rendendo inutile la manovra dal punto di vista dell’incentivo alla maggiore ricchezza. Una manovra che è solo ammuina fiscale.

Anche sulla tassazione delle imprese emergono divergenze: la CDU/CSU propone una riduzione graduale dell’imposta sulle società, puntando a un onere medio complessivo del 25% con l’imposta sulle attività produttive, estendendo i benefici anche alle partnership. La SPD si oppone a questi tagli, ritenendoli non mirati e temendo che le aziende possano utilizzare i risparmi per operazioni finanziarie o investimenti esteri.

In alternativa, come i Verdi, i socialdemocratici promuovono un bonus del 10% per gli investimenti sul territorio nazionale, vantaggioso anche per aziende in perdita. Un compromesso appare difficile, nonostante il bonus инвестиций presenti similitudini con speciali detrazioni fiscali. Tuttavia, si perderebbe il segnale di un minor carico fiscale a livello internazionale. Altra ammuina fiscale.

Per le imposte indirette, si discute se rinunciare alla riduzione dell’IVA nella ristorazione (proposta CDU/CSU) o sui beni alimentari (SPD), oppure finanziarle aumentando l’aliquota ordinaria, opzione sempre attraente per le autorità fiscali. Per i cittadini, alla fine, non cambia nulla, e neppure per i consumi.

Riforma del freno al debito: una questione urgente

Già il giorno dopo le elezioni, si è aperto il dibattito sulla possibilità di una nuova convocazione del vecchio Bundestag per avviare una riforma del freno all’indebitamento.

Le forze di centro dispongono ancora della maggioranza necessaria per modificare la costituzione. Questa proposta, avanzata dai Verdi che da tempo invocano un allentamento del freno, ha incontrato la pronta opposizione del responsabile parlamentare dell’Unione, Thorsten Frei, che ha detto no.

Tuttavia, Merz si è mostrato disponibile a finanziare la spesa per la difesa attraverso prestiti extra-bilancio, aggirando di fatto il freno al debito. Interrogato sulla possibilità di un emendamento costituzionale per un nuovo fondo speciale per la Bundeswehr approvato dal vecchio Bundestag, Merz ha dichiarato: “Ora abbiamo quattro settimane per rifletterci”. Un fondo extra bilancio non è che un trucco fiscale, che prosegue la tradizione di bilanci truccati dei governi tedeschi precedenti. La Corte Costituzionale avrà da dire in materia.

Previdenza e prestazioni sociali: nodi cruciali

Un banco di prova fondamentale per l’orientamento economico dei potenziali partner di coalizione è la gestione del sistema pensionistico. Se la SPD riuscisse a imporre la sua richiesta di disattivare il fattore demografico (o di sostenibilità), ciò ridurrebbe significativamente le risorse disponibili per investimenti pubblici e privati, fino a 500 miliardi di euro nei prossimi 15 anni. Tale importo verrebbe dirottato verso ulteriori aumenti delle pensioni, finanziati attraverso maggiori contributi previdenziali e tasse, e quindi sottratto ad altri scopi.

La CDU/CSU ha scelto una linea diversa, promettendo una crescita economica tale da incrementare le pensioni, ma per ora sono solo promesse, sena nessuna base reale. Il Consiglio degli esperti economici, invece, suggerisce misure opposte per la sostenibilità del sistema previdenziale: “Serve una riforma delle pensioni, con un innalzamento dell’età pensionabile”, ha affermato Schnitzer. Un accordo tra CDU/CSU e SPD su questo punto appare improbabile, e resta da vedere se e quanto i due partiti si spingeranno nella direzione opposta.

Fredrich Merz, leader della CDUeconom

Sul fronte pensionistico, la questione è se e quanto accelerare l’aumento di contributi e tasse. Tuttavia, per alleggerire il carico su imprese e cittadini e stimolare la crescita, sarebbe auspicabile una riduzione o almeno una stabilizzazione di tali oneri. In Germania, il reddito da lavoro è già particolarmente tassato. Senza interventi correttivi, i contributi sociali supererebbero il 45% della retribuzione lorda entro la fine della prossima legislatura, superando ampiamente il precedente limite massimo del 40%.

Alla fine non si farà nulla, nella migliore tradizione tedesca. I contributi rimarranno i più alti in Europa. 

Indennità di cittadinanza e salario minimo: altri banchi di prova

Anche la riforma dell‘indennità di cittadinanza si preannuncia complessa, soprattutto di fronte all’obiettivo della CDU/CSU di risparmiare 6 miliardi di euro annui “abolendola”.

La SPD punta soprattutto su un maggiore sostegno e finanziamenti dal bilancio sociale per incentivare l’occupazione, piuttosto che su sussidi monetari limitati, il che vuol dire mantenere la forte indennità di cittadinanza, non cancellarla. Scholz, in campagna elettorale, si era detto solo disponibile ad aumentare le sanzioni per chi rifiutava il lavoro. Una posizione molto diversa da quella della CDU. Si tratta di un punto fondante per la SPD, quindi non cedrà su questo fronte. A piegarsi sarà ovviamente la CDU.

Infine, il salario minimo legale rappresenta un’ulteriore questione spinosa. In campagna elettorale, la SPD ha sostenuto un rapido aumento a 15 euro l’ora. I sindacati insistono sull’indipendenza della Commissione per il salario minimo, che prenderà la prossima decisione a giugno. Le parti hanno fretta, quindi sicuramente il salario minimo aumenterà oltre i 12,82 euro attuali, aumentando ulteriormente il costo del lavoro tedesco, il tutto in un momento critico per l’occupazione. Bene, per gli altri paesi europei

Energia: convergenze sulla transizione, divergenze sul nucleare

CDU/CSU e SPD concordano sulla necessità di ridurre i costi energetici, soprattutto per le imprese energivore e esposte alla concorrenza internazionale. Il governo uscente ha già temporaneamente ridotto la tassa sull’elettricità al minimo europeo. Questa misura potrebbe diventare permanente con una coalizione nero-rossa.

Entrambe le forze politiche si impegnano per la neutralità climatica entro il 2045 e per la transizione energetica attraverso l’espansione delle rinnovabili Quindi cambierà ben poco in generale. Riconoscono, però, che la sola energia verde low cost non è sufficiente, o semplicmente non esiste, e che sono necessari ingenti investimenti nel sistema, ad esempio in centrali a gas come back-up e nell’ampliamento della rete elettrica.

Per contenere i costi di rete e, di conseguenza, il prezzo dell’elettricità, entrambi gli schieramenti governativi intendono sovvenzionare l’espansione della rete. La CDU/CSU vorrebbe utilizzare a tal fine le entrate derivanti dalla CO2. Propone inoltre di ridurre i costi di rete autorizzando la posa di linee aeree anziché cavi sotterranei. La SPD punta a ridurre le tariffe di trasmissione a 3 centesimi per kilowattora, livello simile al 2023 grazie a un sussidio del Fondo di Stabilizzazione Economica. Quindi si vuole ampliare la rete facendo comunque paare oneri impropri. In Bocca al lupo

La SPD propone un “Fondo Germania” da 100 miliardi di euro per finanziare reti elettriche, termiche, stazioni di ricarica e idrogeno, con risorse pubbliche e private. Il programma elettorale promette che la parte pubblica si muoverà “nel quadro della regola del debito costituzionale”.

Infine, il testo non menziona la controversa legge sull’energia e il riscaldamento degli edifici, promossa da SPD, Verdi e FDP e osteggiata dalla CDU/CSU, che continua a considerare l'”opzione nucleare”, esclusa invece dalla SPD.

Alla fine le due parti concorderanno di investire sulle reti, cosa che comunque non produce elettricità. La Germania rimarrà sempre molto dipendente dalle importazioni energetiche dall’estero, che però rischiano di diventare più costose. Per l’industria tedesca non ci saranno reali miglioramenti. 

Sempre più necessario distaccarsi dalla Germania

Il quadro è sconfortante, per l’economia tedesca: la ricerca di un accordo con la SPD, che ha governato nella precedente legislatura e ha posto le basi del disastro attuale farà si che la politica economica della  governo Merz non sarà altro che una minestra riscaldata.

La politica economica sarà debole: niente vera politica energetica, niente reale riduzione delle imposte, nessuna radicale semplificazione. Alla fine la politica economica non sarà in grado di rilanciare l’economia, ma saranno solo una serie di cambiamenti apparenti, in cui ogni alleggerimento sarà compensato da un appesantimento.

L’Italia deve iniziare a ridirigere la propria economia altrove, a investire per sganciare il proprio sistema indusriale da quello tedesco cercando altri sbocchi. Con queste premesse la Germania si avvia ad essere solo un’acora economica che porterà a fondo qualsiasi paese rimanga collegato. L’Europa ha al centro un malato, che non fa nulla per guarire.


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