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Pixar e Amazon Prime licenziano in massa dopo i fallimenti delle produzioni “Woke”

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Il motto odierno, in ogni settore delle attività economiche, è diventato “Get woke go broke”: cioè ogni volta che un’azienda o una società si dimentica le proprie finalità economiche, cioè quelle di massimizzare il proprio valore economico, per abbracciare fantasie sociali, come ESG (Ecologia e sociale) o DEI (assumere non in base alla competenza, ma per aaumentare la presenza di minoranze), questa società o azienda è destinata a fallire economicamente e quindi dovrà licenzia e riconsiderare le proprie strategie.

Questo sta capitando in modo massiccio a Hollywood, dato che molte produzioni fatte per compiacere i principi “Worke” e non gli spettatori stanno fallendo miseramente ai botteghini o nei servizi streaming.  Questo sta portando, e porterà, nel 2024 a vere e proprie ondate di licenziamenti.

La prossima sulla lista delle riduzioni del personale è Pixar. Dopo aver licenziato 75 dipendenti nel giugno del 2023, l’azienda starebbe subendo un nuovo taglio di posti di lavoro, dato che la sua società madre, Disney, sta lottando per ottenere profittim e quindi sta mettendo in programma enormi tagli del personale. 

Secondo un recente rapporto di TechCrunch, Pixar taglierà il personale da 1.300 a meno di 1.000 dipendenti, pari a circa il 20%. L’azienda ha contattato TechCrunch e ha risposto che “questi numeri sono troppo alti” in quanto la quantità di persone che verranno licenziate è ancora sconosciuta a causa dei programmi di produzione, del personale per i film futuri e di altri fattori.

Pixar ha anche menzionato il licenziamento di persone assunte per far fronte alle richieste di prodotti per la piattaforma Disney+ che si sta rivelando sempre più complicata da portare in utile. Anche produzioni Pixar come Elemental, Soul e l’ultimo Toy Story sono stati delle grandi delusioni al botteghino, peerchè troppo ideologiche e lontane dai personaggi originali e poco divertenti

Comunque i licenziamenti non si limitano a Disney. Amazon.con licenzierà diverse centinaia di dipendenti nelle sue attività di streaming e studio, ha dichiarato in una nota interna mercoledì, mentre l’azienda estende al 2024 i massicci tagli di posti di lavoro effettuati negli ultimi due anni.

Il personale che dovrà uscire da Prime Video e dagli Amazon MGM Studios nelle Americhe sarà informato mercoledì e nella maggior parte delle altre regioni entro la fine della settimana.

L’anno scorso il colosso della vendita al dettaglio online ha tagliato più di 27.000 posti di lavoro nell’ambito di un’ondata di licenziamenti nel settore tecnologico statunitense, dopo che il settore aveva effettuato molte assunzioni durante la pandemia.

“Abbiamo identificato opportunità per ridurre o interrompere gli investimenti in alcune aree, aumentando al contempo i nostri investimenti e concentrandoci sui contenuti e sulle iniziative di prodotto che hanno un impatto maggiore”, ha dichiarato Mike Hopkins, vicepresidente senior di Prime Video e Amazon MGM Studios, ai dipendenti in una nota visionata da Reuters.

In questo caso il colpevole principale del falliment economico delle produzioni di Prime è “Il Signore degli Anelli: Gli anelli del potere” su Prime Video nel 2022. Una serie costata 465 milioni di dollari che è stata un flop clamoroso e odiata proprio sagli appassionati di Tolkien a cui si rivolgeva, che hanno visto il tutto come un tradimento dello spirito delle storie orginali. Del resto la pretesa era quella di rifare Tolkien meglio dell’originale, pur senza evere nessuna delle qualità dell’autore.

 


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