Economia
Un piano USA per il “dopo-Cina”: ecco la strategia per il crollo del Partito Comunista
Un report dell’Hudson Institute svela la strategia USA per un’ipotetica caduta del PCC in Cina. Il piano include intervento militare, sicurezza dei biolaboratori e ristrutturazione finanziaria.

Anche se a livello ufficioso, di think tank, gli USA stanno preparando una strategia d’intevento nel caso di caduta del Partito Comunista Cinese e di cambio di regime. Una strategia che prevede un intervento militare da parte delle Forze Speciali, sia per il controllo urbano, sia per prendere il controllo dei centri di ricerca più pericolosi.
Si tratta di un documento molto interessante, perché evidenza anche come, almeno dal punto di vista teorico, gli USA si stiano preparando a un evento che sembra impossibile, la caduta di Xi Jinping che, in questo momento, appare, esternamente, inossidabile.
Cos’è l’Hudson Institute
L’‘Hudson Institute è un think tank importante negli USA in cui allineano, o hanno allineato, personaggi come Mike Pompeo e Nikky Halley. Il suo attuale CEO, John P. Walters, ha ricoperto cariche di governo sotto Bush Jr.
Si tratta di una sorta di palestra dei politici conservatori, con lauti finanziamenti che provengono da grandi industrie e qualche governo filo americano. Ovviamente non è un organo del governo USA, ma è uno di quegli enti paralleli che lavorano per preparare i piani per le contingenze improvvise e che intervengono quando se ne presenta la necessità.
Il Piano. La Cina dopo il Comunismo: preparandosi per una Cina post PCC
Il rapporto “China after Communism: Preparing for a Post-CCP China” dell’Hudson Institute, responsabile Miles Yu, esplora gli scenari e le raccomandazioni politiche per una transizione post-Partito Comunista Cinese (PCC).
Progettato per i decisori politici, il documento, frutto di esperti, analizza come una potenziale caduta del PCC, causata da complesse sfide interne ed esterne, possa essere gestita per guidare la Cina verso un futuro stabile, libero e prospero.
Il contenuto
Il PCC, nonostante i suoi tentativi di consolidamento del regime e di espansione globale, affronta profonde sfide strutturali, tra cui il declino economico, problemi demografici, crisi immobiliare e disoccupazione giovanile.
A livello internazionale, tensioni commerciali e politiche coercitive ne erodono l’influenza. Sebbene la Cina abbia superato crisi passate, un collasso improvviso del regime è contemplato come una possibilità reale, richiedendo una preparazione strategica.
Il rapporto esamina le fasi iniziali e la traiettoria a lungo termine di una Cina post-PCC, offrendo analisi storiche e previsioni specifiche per settori chiave come economia, sicurezza, diritti umani e governance costituzionale, con l’obiettivo di gestire i rischi e le opportunità della transizione.
L’OSS in Cina : Il ruolo delle Forze Operative Speciali degli Stati Uniti dopo il collasso del PCC
Negli anni quaranta, quando la Cina era alleata degli USA in funzione anti-giapponese, l‘OSS, Office of Strategic Service, il servizio segreto pre-CIA, agì sul terreno per aiutare il governo nazionalista in funzione anti-giapponese.
Il documento suggerisce che le forze operative speciali (SOF) statunitensi possano aiutare a stabilizzare una Cina post-PCC, replicando le operazioni della Seconda Guerra Mondiale. Le SOF potrebbero assistere le autorità provvisorie, proteggere le infrastrutture e facilitare un nuovo governo, operando “con e attraverso” attori locali, e sottolineando l’importanza di narrazioni e memoria storica.
Una risposta del governo USA prevede fasi:
- Fase 0, da esegursi in preparazione della caduta del regime, è di messaggistica strategica per dividere il partito dallo stato e dall’esercito;
- Fase 1 di supporto immediato con assistenza umanitaria, sicurezza dei confini e salvaguardia delle armi di distruzione di massa (ADM);
- Fase 2 di smantellamento dell’apparato del PCC e creazione di una “Voice of China”, u media filoaericano, trasparente. L’obiettivo è una riconciliazione tra la tradizione cinese della “terra” e il sistema internazionale del “mare”.
Mirare alle strutture di armi biologiche con precisione dopo un collasso del regime del PCC
Il documento avverte che l’infrastruttura di armi biologiche a doppio uso del PCC, sviluppata con massicci investimenti e acquisizione clandestina di know-how internazionale (inclusi esperimenti Gain of Function pagati dagli USA…), rappresenta una minaccia strategica asimmetrica.
Vengono evidenziate istituzioni chiave come il Wuhan Institute of Virology (WIV), l’Harbin Veterinary Research Institute (HVRI), la Chinese Academy of Medical Sciences and Peking Union Medical College (CAMS-PUMC) e l’Academy of Military Medical Sciences (AMMS).
Il rapporto propone tre opzioni per neutralizzare queste strutture post-collasso del PCC:
1) ingresso forzato e rimozione di materiali,
2) distruzione fisica tramite attacchi convenzionali, o
3) cattura del personale chiave e sabotaggio delle catene di approvvigionamento. La “distruzione totale” è considerata l’unica opzione per prevenire la proliferazione e la ricostituzione del programma.
Ristrutturare il sistema finanziario cinese dopo il collasso del PCC
Il sistema finanziario cinese, controllato dal PCC, è descritto come intrinsecamente instabile a causa di prestiti in sofferenza, valutazioni errate degli asset e dipendenza dalle iniezioni di capitale statali.
Le principali banche cinesi sono tecnicamente insolventi e servono gli obiettivi politici del PCC. La massiccia crescita del debito (27 trilioni di dollari societari, 159% del PIL) e la centralizzazione del rischio rendono il sistema estremamente fragile.
Dopo un collasso del PCC, si raccomanda di disattivare il yuan digitale (strumento di coercizione e sorveglianza), recapitalizzare le banche per proteggere i depositanti, e ristrutturare il settore finanziario verso un modello decentralizzato, basato sul mercato, per evitare errori passati e promuovere la prosperità. Questo non metterà il nuovo ordine economico al riparo dalle bolle del settore privato.
Mettere in sicurezza gli asset della Cina in America
Quindi si passa ad esaminare la gestione degli asset cinesi negli Stati Uniti in caso di collasso del regime del PCC, definito una “bomba a orologeria” per i suoi crescenti problemi interni.
Si consiglia di ridurre l’esposizione americana in Cina, facendo uscire le aziende e i cittadini, e rimuovendo le entità cinesi da settori economici critici negli USA (es. lavorazione alimentare, terreni agricoli).
Vengono analizzati tre scenari di collasso:
- transizione a un governo amichevole (azioni su richiesta del nuovo governo),
- a un governo ostile (congelamento immediato degli asset cinesi e del PCC),
- caos (priorità al congelamento degli asset bancari cinesi per proteggere il sistema finanziario USA).
Si suggerisce di trattare le entità commerciali cinesi come strumenti di uno stato ostile.
Mettere in sicurezza e ristrutturare il PLA, la PAP e la Milizia Popolare
Che fare con le strutture militari? Il documento propone un piano di smobilitazione e professionalizzazione per le vaste forze di sicurezza cinesi dopo la caduta del PCC, considerando la sua ambizione egemonica.
Gli Stati Uniti e gli alleati dovrebbero schierare un “corpo di ricostruzione” parlante mandarino per aiutare un nuovo governo pluralistico a prevenire complotti.
L’obiettivo è una riduzione radicale delle forze militari (es. dimezzare PLA, PAP, Milizia), focalizzandole sulla difesa nazionale e l’assistenza ai disastri, abbandonando le ambizioni di egemonia globale e risolvendo le dispute territoriali.
Si prevede anche una cooperazione spaziale, ma solo dopo che la Cina avrà accettato trasparenza e controllo sulle sue capacità di guerra spaziale. Un fallimento in questo processo costringerebbe le democrazie a massicci investimenti militari per il contenimento.
Spia contro Spia contro Spia: l’apparato di sicurezza e spionaggio del PCC in assenza di autorità centrale
Ed ora uno dei temi scottanti, cioè i sistemi di sicurezza interni ed esterni cinesi. Il documento esamina la potenziale frammentazione degli apparati di sicurezza e spionaggio del PCC (MSS e PSB) a livello provinciale in caso di crollo dell’autorità centrale.
La tradizione del “Mandato del Cielo” potrebbe spingere le autorità locali armate a resistere al regime in declino. Le proposte politiche per gli Stati Uniti includono l’evitare l’interferenza imperialista, il rafforzamento dei contatti con i funzionari di sicurezza provinciali, l’analisi e l’incoraggiamento della “slealtà” al PCC, e la pubblicizzazione di casi storici di neutralizzazione di polizie segrete (es. Stasi tedesca) per promuovere trasparenza e accountability.
La comprensione delle motivazioni locali è cruciale per anticipare come questi organi potrebbero agire.
Le regioni autonome della Cina e i diritti umani
Cè quindi il tema dei diritti umani e di come prevenire la violenza etnica durante la transizione post-PCC. Gli Stati Uniti dovrebbero sostenere e consigliare le regioni autonome (Hong Kong, Xinjiang, Tibet, Mongolia Interna, Guangxi, Ningxia) nella loro scelta tra indipendenza o maggiore autonomia, basandosi su principi democratici e di rispetto dei diritti umani. Hong Kong è vista come un candidato ideale per l’indipendenza.
Sono proposte misure immediate per porre fine alle violazioni dei diritti umani, come lo smantellamento dei campi di detenzione e dei sistemi di sorveglianza, il rilascio dei prigionieri politici, la protezione della libertà di religione e di parola. L’obiettivo è promuovere la stabilità e la giustizia, evitando ritorsioni e flussi massicci di rifugiati.
Come avviare un processo di Verità e Riconciliazione in Cina
Si prevede che la Cina, dopo il collasso del PCC, avvii un processo di verità e riconciliazione simile a quello del Sudafrica, con l’obiettivo di indagare e divulgare pubblicamente i crimini passati, concedere amnistia e promuovere la riconciliazione per una transizione democratica pacifica.
Le azioni specifiche includono la promozione delle libertà civili, il rilascio dei prigionieri di coscienza, il ritorno dei dissidenti, la rettifica delle ingiustizie (es. incidente del 4 giugno, Falun Gong), l’ammissione dei torti (es. prelievo forzato di organi), la compensazione delle vittime, l’assegnazione delle responsabilità con perdono, l’apertura degli archivi politici (con cautela per gli informatori). per il documento è fondamentale rimuovere i simboli della tirannia, come il ritratto di Mao, e avviare una “resa dei conti economica” per recuperare la ricchezza illecita.
Un piano per la convenzione costituzionale
Questo capitolo delinea il processo per stabilire una democrazia costituzionale in una Cina post-PCC. Si propone di convocare una convenzione costituzionale, che redigerà una nuova costituzione basata su diritti umani, struttura democratica (parlamento bicamerale), federalismo con autonomia locale, sistema elettorale proporzionale, indipendenza giudiziaria e nazionalizzazione militare.
Un nuovo parlamento, genuinamente eletto, dovrà approvare la costituzione. Si affrontano questioni come la “Linea Hu Huanyong” per garantire la rappresentanza delle minoranze e l’aggiustamento dei confini regionali.
Riguardo a Taiwan, si suggerisce di non affrettare la riunificazione, mantenendo lo status quo come “una Cina, due governi”. Si prevede la dissoluzione o trasformazione del PCC e un possibile cambio di nome del paese per riflettere la nuova era.
Perché predisporre questo documento?
Perché preparare un documento complesso come questo se non si ritiene che qualcosa stia veramente bollendo in pentola in Cina? Comunque questo piano è da un lato interessante, anche perché mette in evidenza anche l’intervento USA nel sistema di biolaboratori cinese, sia perché prevede un intervento militare light in Cina. Chissà se questo complesso documento resterà sulla carta o verrà, un giorno, applicato.
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